IL LAVORO PER LE FUTURE GENERAZIONI

Press Meeting

Oggi alle 19 in sala Mimosa B6 si è parlato de “Il lavoro per le future generazioni” con la certezza che il futuro dei giovani dev’essere il problema principale di ogni governante, posto che il venti per cento dei giovani di tutte le regioni abbandona la scuola. Hanno partecipato Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato di Gi Group e vicepresidente di Assolavoro; Fabio Cusin, vicepresidente di Gemeaz Elior spa; Paolo Giovanni Del Nero, assessore allo Sviluppo economico, formazione e lavoro della Provincia di Milano; Paolo Emilio Reboani, presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro. Ha introdotto Massimo Ferlini, vicepresidente della Compagnia delle Opere.
Tutti i relatori sono d’accordo che si tratta di un problema educativo, di come viene visto e concepito il lavoro, se rappresenta solo qualcosa che bisogna fare per guadagnarsi uno stipendio, o è un modo in cui l’essere umano può manifestare le sue energie, i suoi desideri di bene di vero e di bello.
L’assessore Del Nero, dopo una riflessione sulle cause che possono aver portato all’attuale scarsa volontà d’impresa, ha delineato il risultato di tre anni di impegni da parte della provincia di Milano, unitamente alla regione Lombardia e, in rapporto sussidiario, con diverse scuole professionali sul territorio attorno al progetto “Talenti al lavoro”. L’iniziativa era rivolta ai giovani a rischio di dispersione scolastica e anche universitaria. Il sistema più idoneo per accompagnare i ragazzi è stato individuato nella scuola-bottega. L’assessore ha messo in evidenza i risultati positivi raggiunti, non solo numerici: gli studenti di quattro scuole di design hanno visto in mostra alla Triennale di Milano il loro prodotti e ben quindici di essi sono entrati in produzione. “Quando il progetto è sul territorio, i risultati si vedono”.
“Solo in una prospettiva educativa – sostiene Fabio Cusin – si può arrivare ad un risultato”. La sua azienda, leader nel settore della ristorazione collettiva, ha sempre avuto a cuore il singolo e le sue esigenze, valorizzando le differenze e questo ha creato profitto tanto che è in continua espansione, malgrado la crisi. Valorizzare il singolo quindi paga. Il manager afferma poi che “come al solito il Meeting ha guardato lontano perché il problema dei giovani e del lavoro deve essere l’ossessione quotidiana della classe dirigente”. Citando Benedetto XVI ha affermato che ci vuole una nuova progettualità, un nuovo modo di fare impresa. Solo così si può dare una concreta risposta a quei giovani che non sono certo pochi (42 per cento) i quali vivono la realtà lavorativa come obbligo e a quelli (l’8 per cento) che la considerano un ostacolo perché non possono dedicarsi ai loro hobbies. Per ridare dignità al lavoro è necessario dare un senso a ciò che si fa, creare degli ideali ed in questo l’impresa può sicuramente dare un valido contributo.
Dello stesso avviso è Stefano Colli-Lanzi che ha sottolineato che l’attuale nichilismo in cui sembrano caduti i giovani è la conseguenza della mancanza di valore degli adulti. “Siamo una generazione che sta mangiando il futuro dei suoi figli” ha continuato, e questo è aberrante. Nel citare Bernhard Scholz ha affermato che la nostra società sta vivendo “al di sopra delle sue possibilità e al di sotto delle sue responsabilità”, segno che il problema del lavoro è il problema di come si sta davanti alla realtà.
Entrambi i manager hanno concordato sulla necessità di fare formazione nonché favorire una normativa che incentivi ad assumere. La formazione, hanno sottolineato, non è un costo ma un guadagno perché bisogna studiare ed aggiornarsi sempre per essere davvero competitivi.
Sul tema del cambiamento radicale in merito alla concezione del lavoro ha reagito anche Roboani, sollevando però la necessità di cominciare a lavorare “non solo sull’emergenza, ma anche sul medio periodo”, parlando poi della necessità di vera progettualità soprattutto nella politica industriale e nel mercato del lavoro. Roboani ha aggiunto una seconda riflessione in merito alla necessità di distinguere i ruoli del pubblico, del privato, del non profit, per uscire dalla sovrapposizione istituzionale a più livelli che sta caratterizzando il sistema formativo e produttivo di oggi. Soprattutto perché in esso manca un reale collegamento tra scuola e aziende. “Dobbiamo creare le condizioni perché il giovane sia agganciato all’impresa: puntare sull’alternanza scuola/lavoro, strutturare l’istituto dell’apprendistato, curare il tema del reimpiego”.

(M.L.A., G.L.)
Rimini, 22 agosto 2012

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