In Italia i tassi di occupazione sono e rimangono bassi: in particolare fra i giovani. Intanto, il mondo del lavoro è profondamente mutato. Non è solo il portato di anni di crisi economico finanziaria. È il risultato di un cambio di paradigma, che fa scomparire mestieri e ne crea di nuovi. Nella fascia reddituale più alta crescono le opportunità di impiego, altrettanto succede nella fascia più bassa, quella di lavori senza qualifica e dei servizi alla persona. La crisi profonda è vissuta, invece, nella fascia intermedia di lavoro che rappresenta il cuore della nostra vita sociale e economica.
È questo il panorama che l’incontro delle ore 15, “Il servizio al lavoro: strumento di transizione per i nuovi lavori”, realizzato in collaborazione con Farmindustria, ha posto di fronte ai più di 200 partecipanti nella Sala Poste Italiane A4. A descrivere la portata del tema ha pensato l’introduzione del moderatore, Dario Odifreddi, presidente della fondazione torinese Piazza dei Mestieri. «Abbiamo di fronte una sfida che la realtà impone a ognuno di noi. Non dobbiamo essere catastrofisti o consideraci sconfitti. Dobbiamo invece accompagnare le persone dentro il cambiamento e farglielo affrontare con coraggio e nuovi strumenti. Ovvero le politiche attive sul lavoro».
Non servono bonus, decontribuzioni fiscali temporanee e iniziative spot. Reddito di cittadinanza, Cig, sussidi di disoccupazione rimangono e sono interventi di welfare. Non risolvono il problema della ricollocazione di chi perde il lavoro, aiutano i giovani a trovarlo o alzano i tassi di occupazione. Per i relatori dell’incontro – Paola Vacchina, presidente di Forma (Associazione Enti Nazionali di Formazione Professionale), Antonio Bonardo direttore Public Affairs di Gi Group, Maurizio Del Conte, presidente di ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), Antonio Messina, membro del Comitato di Presidenza di Farmindustria – bisogna quindi attuare politiche attive sul lavoro di lungo periodo, omogene, diffuse su tutto il territorio italiano e raccordarle con percorsi scolastici, formativi e universitari.
In particolare Paola Vacchina ha sottolineato come l’istruzione tecnica superiore sia la grande assente del nostro paese. Solo 10mila giovani la seguono ogni anno, nonostante il 90% di loro trovi un’occupazione stabile al termine del percorso e non riesca, tranne alcune eccezioni, a mettere radici anche nelle regioni del centrosud. Secondo Bonardo è essenziale ampliare e rilanciare la rete territoriale di servizi al lavoro in grado di accompagnare verso il lavoro le persone. Professionisti in grado di riqualificare il lavoratore, di segnalargli come e dove migliorare le sue competenze rendendole appetibili su mercato, utilizzando anche strumenti come l’assegno di ricollocamento. A Messina il compito di descrivere un progetto pilota di Farmindustria per formare i giovani e farli entrare nella aziende: «In collaborazione con l’Università Telematica San Raffaele di Roma, prepariamo giovani web manager, con le capacità e le competenze richieste dalle aziende». In chiusura è invece arrivato, da parte di Maurizio Del Conte, un richiamo alla legge finanziaria in discussione da settembre: «I segnali ci dicono che si punterà di più su politiche dal lavoro attive, rispetto ai tradizionali ammortizzatori sociali. Certo ci saranno resistenze, ma questa è la strada da percorrere di fronte al cambiamento avvenuto nel mondo del lavoro».