Il lavoro al centro della democrazia
Rimini, 23 agosto 2023 – «Il lavoro è un cammino della vita, per questo si pone al cuore della democrazia: il cuore, dunque, come organo vitale, parte di un corpo armoniosamente costruito per funzionare, per pensare, per amare, per creare relazioni». Appassionato intervento della presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra al Meeting per l’amicizia fra i popoli. All’interno dell’incontro “Il lavoro al centro della democrazia”, introdotto da Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, la presidente della Suprema Corte ha ricordato quanto ancora oggi, nel pieno delle trasformazioni tecnologiche, il lavoro rimanga centrale, a prescindere dalle differenze, sempre più sottili, tra il mondo del lavoro autonomo e quello dipendente.
«Avevano guardato lontano i nostri costituenti nel redigere l’art. 35: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori”», ha osservato Sciarra. «Il diritto del lavoro, e con esso l’azione dei soggetti collettivi, si propongono di convertire via via le tutele, orientandole verso mutevoli formule organizzative, indipendentemente dal tipo di contratto che stipulano con il datore di lavoro».
«Ma cosa dire se il datore di lavoro è un algoritmo?», si è domandata la relatrice. «Il controllo affidato nella gig economy a piattaforme assume sovente caratteristiche ben più penetranti», con un «‘distanziamento contrattuale’» che «può condurre a nuove forme di alienazione, se non di marginalizzazione sociale. Sono questi lavori al cuore della democrazia? Io credo che lo siano». Importante il segnale che arriva dall’Europa, con una proposta di direttiva che «interviene sul lavoro tramite piattaforme digitali e suggerisce di spostare sul datore di lavoro l’onere di provare l’inesistenza di un vincolo di subordinazione».
«Tutto questo ci porta a riflettere non solo sulle occasioni di progressiva estensione delle tutele», ha aggiunto la Presidente della Corte Costituzionale, «ma anche sull’opportunità che emerga una nuova normalità della subordinazione digitale, improntata a una flessibilità controllata, corredata di strumenti per l’inclusione e per la formazione professionale continua, ispirata al rispetto dei principi di libertà ed eguaglianza e soprattutto capace di combattere ogni forma di discriminazione, nascosta dietro la solo apparente neutralità degli algoritmi».
Nel suo discorso la presidente Sciarra ha anche toccato il tema del lavoro carcerario: «La Corte ha detto in una sentenza che è strumento di ‘redenzione’, non di ‘espiazione’ della pena, ma è un ‘metodo di trattamento’. La tutela della dignità è dovuta per chi è privato della libertà» e della rappresentanza sindacale, che «si sviluppa in parallelo alla rappresentanza politica», ed è «sganciata da qualunque riconoscimento da parte del datore di lavoro ‘espresso in forma pattizia’, dunque non è negoziabile».
Sempre sul fronte dell’innovazione, la sfida dell’intelligenza artificiale e del “taylorismo digitale” non sono prive delle insidie «che nascondeva l’organizzazione scientifica del lavoro della prima maniera: ripetitività delle mansioni, ritmi serrati nell’organizzazione dei turni, scarsa interazione con i compagni di lavoro».
«Non dobbiamo ritrarci», ha ammonito Sciarra, «dobbiamo essere consapevoli di questa realtà. Il diritto del lavoro deve, anche in questa fase della storia, così come ha fatto in passato nelle grandi rivoluzioni industriali, proporre regole democratiche, garantire libertà ed eguaglianza». Ne va del bene di tutti, perché «il lavoro è al tempo stesso motore e fruitore delle regole democratiche». Servono dunque «due timoni per guidare il costituzionalismo che approda alla libertà dei moderni: eguaglianza e ragionevolezza. Ma le due mani che li controllano sono condotte da una stessa mente, perché unico è l’orientamento».
(A.C.)