Il gusto del quotidiano. Lavoro e compimento di sé, da San Benedetto ad oggi

Redazione Web

Il gusto del quotidiano. Lavoro e compimento di sé, da San benedetto ad oggi

Rimini, 21 agosto 2023 – Numerosi i relatori presenti all’incontro in Spazio Internazionale C3, collegato alla
omonima mostra promossa da CdO Agroalimentare e Consorzio di Tutela del Grana Padano, allestita al
Meeting per l’amicizia fra i popoli.
È possibile vivere il lavoro all’altezza dei propri desideri? Da cosa possono ripartire creatività e positività
anche in questo ambito, in un contesto di incertezza generalizzata? Ma soprattutto: esistono luoghi in cui
sia possibile condividere la propria domanda di felicità e di costruzione su questo aspetto così decisivo
dell’esistenza? Gli ospiti intervenuti hanno offerto esempi significativi e originali di come non sia un sogno
la possibilità di collaborare e sostenersi in una amicizia operativa tra imprenditori e lavoratori. Li ha
introdotti Camillo Gardini, presidente di CdO Agroalimentare, con una citazione dal prologo della Regola di
San Benedetto: «Chi è l’uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?». Così l’Abate si
rivolgeva agli aspiranti monaci nel momento in cui chiedevano di entrare in monastero. Ma quale intuizione
c’è al fondo? E che cosa possiamo trarne per noi oggi?
Interviene subito sul tema il curatore della mostra Roberto Ravaioli, musicista, comunicatore e
organizzatore culturale. Due sono i nuclei tematici della mostra: l’impatto del monachesimo cristiano sulla
rinascita dell’Europa dopo la caduta dell’impero romano e le esperienze attuali di compagnia sul lavoro.
Essi hanno un nesso evidente: la consapevolezza di un orizzonte ultimo che muove ogni uomo, il desiderio
di felicità, che spinge ad una ricerca in tutti gli ambiti della vita di ogni giorno. Ma desiderio e ricerca di un
gusto del quotidiano si alimentano continuamente se condivisi in un luogo che li custodisce e li fa crescere,
specie in un momento di crisi come quella attuale, più insidiosa anche di quella vissuta alla fine
dell’antichità.
Diego Remelli, presidente di Goito Get Up, interviene per raccontare la propria esperienza, da giovane
allevatore del mantovano che rileva e porta avanti l’azienda del padre, una stalla all’interno della filiera del
Grana Padano. E come lui tanti altri giovani coesi e collegati tra loro, che vogliono valorizzare oltre che il
prodotto anche il territorio, il contesto che permette e crea il loro lavoro. «Nella nostra latteria assumiamo
ragazzi, la media tra i nostri dipendenti è 34 anni, investiamo nel benessere di chi lavora con noi». Giovani
che si coinvolgono perché sanno che che ciò che stanno facendo ha un senso e ne vale la pena. Di qui la
spinta a fare gruppo, a ricostruire quella filiera le cui basi sono state messe dai monaci stessi, che con la
loro opera hanno permesso per mille anni sviluppo, progresso e comunità. E Remelli conclude: «Il senso del
nostro lavoro non è tanto realizzare noi stessi o arrivare al risultato economico, ma costruire, affrontando e
vincendo le sfide del nostro tempo».
Raccoglie il testimone Stefano Berni, direttore generale Consorzio di Tutela del Grana Padano, al quale
Gardini chiede i motivi della partecipazione alla costruzione della mostra. «La ragione sta in una amicizia
che si è radicata tra le persone», cooperazione coinvolgente tra alcuni che hanno cominciato a fare le
stesse cose e lavorare insieme sugli stessi obiettivi. Racconta inoltre come il Grana Padano sia nato proprio
come primo esempio di lotta allo spreco: occorreva non buttare via il latte che veniva prodotto in
sovrappiù. Lavoro e armonia hanno permesso nei secoli di arrivare a prodotti di qualità. «Siamo nati nel
1135, nella abbazia di Chiaravalle e lì proprio quest’anno abbiamo costituito la Fondazione Grana Padano».
Da qui insieme agli amici del Meeting è nata l’idea di raccontare una storia, ora sintetizzata nella mostra,
che dopo sarà portata in varie città d’Italia. «Vogliamo in questo modo ricordare alla gente che è solo
attraverso la cooperazione che si bonifica un territorio, quello del cuore, che si sviluppa una storia, un’impresa, quella dell’esistenza umana, e si coltiva una amicizia che si diffonde e si tramanda, diventa produttiva e contagiosa».
Fabio Saini, amministratore delegato e direttore tecnico Laica Spa, produce cioccolato insieme ai fratelli
nell’azienda fondata dal padre. Racconta di sé come persona felice e amata, con un desiderio inestirpabile
di vita. Constata purtroppo come tanti adulti oggi sembrino tristi, quasi che la promessa della gioventù
abbia avuto una data di scadenza. Oggi le giovani generazioni hanno bisogno di adulti felici, compiuti in
quello che fanno, con occhi che brillino di luce. «Ma che cosa mi fa gustare la vita? Questa è la questione».
Noi siamo fatti per cose grandi, con un cuore che desidera l’infinito. Alcuni punti importanti caratterizzano
la vita di Fabio: l’abbraccio di chi ha riconosciuto in lui un valore, il prendere sul serio il proprio desiderio di
infinito. Ma soprattutto una educazione per aprire lo sguardo, seguendo dei maestri che possono guidare a
cogliere la realtà e frequentando luoghi di persone in cui si mettono in comune problemi affini. È proprio
quello che sta accadendo attualmente nella compagnia della CdO, nella esperienza dei “monasteri”
bisettimanali, incontri mattutini in cui si mettono in comune le questioni che tutti i giorni si affrontano sul
lavoro. «Così, stando con questi amici, si diventa attenti a non fermarsi alla superficie, a guardare l’altro per
la ricchezza infinita che ha». L’ultimo punto è la verifica del lavoro stesso in termini di cambiamento di sé e
di gusto della vita, cristianamente il centuplo. Tutto ciò è vivibile anche nelle difficoltà, nelle circostanze più
difficili. «Nessun dono di grazia più vi manca» per toccare il cielo con un dito sporco di fango.
«Il mondo cambia se cambi tu», chiosa Gardini prima di dare la parola ad Alessio Mammi, assessore
all’agricoltura e all’agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia Romagna. I monasteri, architrave su
cui si è costruita l’Europa, sono luogo di spinta ideale. Così tutte le nostre attività umane vanno inserite in
una tensione ideale. Il monastero è anche luogo di ricerca, innanzitutto di sé, per capire chi sei e scoprire i
tuoi talenti. Nel nostro paese otto persone su dieci non sono soddisfatte del lavoro che stanno svolgendo, e
questo indica che occorre un grande lavoro di ricerca di sé. Monastero è luogo di tradizione ma anche di
innovazione e la storia del Grana Padano lo dimostra. «Noi dobbiamo essere capaci di conservare le
tradizioni, ma anche di innovare, di guardare avanti». I monasteri erano anche luogo di relazione con il
territorio, con l’ambiente, e dunque sono per noi oggi un riferimento per i nostri problemi. L’assessore
racconta a questo punto quattro storie di coraggio e di speranza: una sarta di Reggio Emilia ripartita con
una nuova impresa completamente diversa da quella che faceva; un agricoltore sull’Appennino di Parma
che si reinventa aprendo un agriturismo con respiro internazionale; un imprenditore fondatore di una
catena di food emiliano di qualità; un’azienda agricola del territorio ravennate devastata da una tromba
d’aria, i cui proprietari sono andati avanti senza mollare con molto coraggio per il futuro dei loro figli.
Nelle conclusioni il presidente Gardini ringrazia ospiti e pubblico, intervenuto numeroso, sottolineando lo
scopo dell’incontro: documentare con esempi il gusto del quotidiano, fatto di cose sia piacevoli che
problematiche. Invita infine a visitare la mostra in Piazza Nestlè A3.
(A.S.)

 

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