Marco Tosatti, vaticanista de “La Stampa”, è un podar, un non armeno che, conosciuta la vicenda degli Armeni, , si è appassionato a quel popolo ed alla sua storia. Così Antonia Arslan al termine del suo rigoroso ed appassionato intervento del giornalista.
A tema, appunto, “Il genocidio degli Armeni: il compito della memoria”. Marco Tosatti ha scritto insieme a Flavia Amabile il volume “Mussa Dagh, Gli eroi traditi”, un eroico e drammatico episodio della diaspora armena; la prof.ssa Antonia Arslan è stata autrice de “La masseria delle allodole”, un romanzo autobiografico sulle vicende familiari d’inizio del secolo scorso.
La relazione di Marco Tosatti si è sviluppata su un filone storico-politico: il massacro degli Armeni è stato un genocidio voluto dal potere politico e scientificamente organizzato dai “Giovani Turchi”, un movimento ultranazionalista laico, per motivi etnici e religiosi. Con lo slogan “La Turchia ai Turchi” vennero sterminati gli Armeni cristiani ( forse 1 milione/1 milione e mezzo di vittime), espulsi i Greci, cancellati gli Assiri e perseguitati i Curdi: problema quest’ultimo che ancora oggi agita la politica interna turca. Nonostante la sistematicità con cui si è perseguita la soluzione finale armena, ancor oggi il governo turco, che si dichiara democratico e chiede l’associazione alla Comunità Europea, segue su questi lontani episodi una linea accanitamente negazionista: lo sterminio degli Armeni non sarebbe avvenuto o, comunque, non avrebbe un padre politico, etnico e religioso. Proprio l’accanimento negazionista di Ankara, che persiste da 90 anni, mette allora in luce inquietanti aspetti anche dell’attualità. C’è libertà di espressione in Turchia? Perché in ogni modo si ostacolano intellettuali ed iniziative editoriali turche che vogliono leggere la storia e divulgare i fatti accaduti dal 24 aprile 1915? C’è libertà effettiva di religione in Turchia, dato che questa è solennemente affermata nella Carta Costituzionale? Perché nella vita quotidiana si tollera una cristianofobia sistematica? Perché non c’è ancora riconoscimento giuridico per la Chiesa cattolica e le sue istituzioni, nonostante la Chiesa stessa lo chieda ormai da decenni?
Antonia Arslan, nella seconda parte dell’incontro, ha presentato per somme linee come e perché è nata l’idea di scrivere”La Masseria delle allodole” . Racconti sentiti fin da bambina; poi l’incontro con la poesia armena. Lentamente la bambina, poi la giovane, infinel’adulta diventa consapevole del passato, ne ricostruisce le tracce attraverso le storie familiari. Il volume pubblicato è la storia della famiglia attraverso le vicende di due fratelli, uno che resta in Anatolia e uino che invece emigra in Italia. I due non si ritrovano per molto tempo, ma nel 1914, muore il loro padre e il fratello “italiano” torna in visita in Turchia, nella vecchia casa sulla collina: la masseria delle allodole, appunto. Sono gli anni della guerra, del patto nazionalistico dei giovani ufficiali turchi, dell’esplosione del genocidio. La bufera si abbatte sulla famiglia: il fratello “turco” è ucciso e decapitato nella sua stessa casa; poi la “carovana della morte” per Aleppo, per la moglie e le figlie; poi Beith Etzor, nel deserto mesopotamico, la Auschwitz degli Armeni. Un racconto drammatico che suscita viva commozione nel pubblico presente.
E.P.
Rimini, 25 agosto 2005