IL FUTURO DELLE PMI ITALIANE

Press Meeting

La prima certezza per il futuro delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 99,5 per cento dell’imprenditoria e occupano il cinquanta per cento della manodopera nazionale, non può che partire dalla convinzione che oggi sia ancora possibile fare impresa, nonostante la crisi economica e i cambiamenti che questa impone. Ma come risollevarsi e affrontare la sfida imposta dai tempi? Se n’è discusso nell’incontro delle 15.00 in sala B6 condotto da Massimo Ferlini, vicepresidente di Compagnia delle Opere con la partecipazione di rappresentanti del mondo delle pmi, delle banche e della pubblica amministrazione.
Esordisce Miro Fiordi, amministratore delegato di Credito Valtellinese, sottolineando il ruolo delle banche legate al territorio. “Sono le più vicine al mondo dei 3,5 milioni di piccole imprese, che da un lato possono vantare circa mille ‘nicchie di eccellenza’ nel panorama mondiale della produzione, dall’altro però mostrano anche limiti da scarsezza di produttività, bassa patrimonializzazione ed elevato indebitamento. Le banche italiane dedicano il 60 per cento del loro attivo al sostegno delle imprese manifatturiere, a differenza di altre nazioni europee ove il sistema bancario ‘finanzia la finanza’”.
A chi accusa il mondo bancario, Fiordi ricorda che gli istituti di credito hanno fatto la loro parte nel sostenere il peso della crisi, subendo fino al 2010 ben trenta miliardi di perdite su crediti alle imprese. “Dopo la frenata del 2008 – specifica il banchiere – le aperture di credito stanno riprendendo specialmente da parte delle banche popolari e di credito cooperativo, grazie a un circolo virtuoso che sposta il risparmio delle famiglie al credito alle imprese presenti sul territorio, ma anche al sostegno di associazioni e istituzioni locali, in un quadro di equilibrio di interessi non solo economici”. Per rispondere alla sfida della crisi Fiordi ha indicato l’importanza del finanziamento di ampi programmi di formazione professionale.
Alberto Zerbinato presidente di Energy4life, ha relazionato su un caso concreto di “rete” in area veronese. Piccole imprese produttrici di impianti energetici tecnologicamente significativi, mantenendo la loro individualità, si sono associate in un sistema crescente, che permette competitività sul mercato e riscontri diretti e costanti sugli orientamenti della clientela. Per il giovane e dinamico imprenditore veronese la mossa giusta nell’attuale contesto è “allargare la compagine sociale delle pmi come condizione di una loro crescita effettiva”.
La rete funziona da tempo anche nel mondo agricolo, come nell’esperienza dei Vivai Cooperativi a Rauscedo, raccontata dall’intervento di Giorgio Giacomello. Iniziata per la produzione di innesti per la viticoltura, riunisce oltre duecento imprese individuali su un territorio di 1900 abitanti ed ha avviato ultimamente anche attività vinicole e zootecniche.
A Giuseppe Tripoli il compito di delineare il ruolo della Pubblica amministrazione. Il capo dipartimento per l’impresa al Ministero dello sviluppo economico, rispondendo alle domande e agli spunti emersi dagli interventi dei precedenti relatori, ha sostenuto in particolare la necessità di uno “smontaggio e rimontaggio del sistema pubblico” di sostegno all’imprenditoria che almeno tolga la pesantezza delle tante regole, sottolineando anche che non si potrà più contare ai tradizionali interventi a pioggia di sostegno economico all’imprenditoria.

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