Il futuro della democrazia. Il coraggio nella politica

Redazione Web

Il futuro della democrazia. Il coraggio nella politica

Rimini, 25 agosto 2021 – Lorenza Violini, professore di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano, ha introdotto l’incontro con Aleksandr Archangel’skij, scrittore, conduttore tv, giornalista (Russia); Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati; Joseph H.H. Weiler, University professor at NYU Law School and senior fellow at the Center for European studies at Harvard.

Archangel’skij, in collegamento, ha esordito confessando di non essere né un politologo né un politico; quindi, le sue sono idee dell’uomo comune, in materia. Ciò premesso, ha detto che, secondo lui, «la democrazia altro non è che una forma di solidarietà. La democrazia è in crisi nel mondo perché è venuta meno la tensione alla solidarietà».

Violante, in collegamento, ha iniziato con un paradosso: «La democrazia è criticata dove c’è e desiderata dove non c’è. La democrazia va coltivata», ha spiegato, «ed oggi la politica, nei paesi che si definiscono democratici, ha smesso di coltivare la democrazia. La democrazia si può proporre per persuasione, non per imposizione. Oggi è particolarmente complesso affrontare i temi della democrazia, perché ci troviamo in un periodo segnato da cambiamenti epocali, e in questa situazione occorre sforzarsi di capire il senso nuovo delle cose».

Secondo Weiler, in collegamento, «il malessere della democrazia occidentale oggi è che c’è troppo “io” e poco “noi”, quindi la sfida non è “il coraggio di dire io” ma “di dire noi”». Weiler quindi si è chiesto perché tanti europei oggi disprezzino la democrazia liberale: «Per una crisi di valori», si è risposto. Ha poi spiegato che i valori condivisi dagli occidentali – democrazia, diritti fondamentali, stato di diritto – sono regole senza un contenuto specifico.  «Io postulo, perché non posso dimostrarlo, che la democrazia è oggi in crisi in occidente, perché non sa offrire quel significato nella vita che ogni uomo ricerca». I diritti fondamentali, ha osservato, hanno al centro solo l’individuo, escludendo la solidarietà, il “noi”. Anche la secolarizzazione ha dato il suo contributo al degrado di cui stiamo parlando, perché «ci ha tolto quella voce che ogni settimana, dalle chiese, dalle piazze, ci parla dei doveri e della responsabilità, e non dei diritti. Io vorrei un io che avesse il coraggio di non dare la colpa agli altri, e di interrogarsi anche sui suoi errori, che si attivasse per il bene altrui, e, quanto ai politici, che pensassero più al bene pubblico che a cercare consenso elettorale».

Archangel’skij ha concluso il suo intervento ricordando che «in Russia ci sono organizzazioni che lavorano per informare quanto più possibile i cittadini sulle azioni antidemocratiche del governo, in modo da mantenere viva una coscienza critica. Al contempo, ci sono iniziative di sostegno verso le persone perseguitate dal regime. Questi sono i modi con cui si può tenere viva la tensione alla democrazia».

Violante ha concordato con Archangel’skij sull’importanza di una concreta solidarietà verso le persone perseguitate e i paesi in deficit democratico, e con Weiler quando ha sottolineato che la democrazia si alimenta di solidarietà. Ha chiuso il suo intervento con un argomento, «che mi sta a cuore: il referendum sull’eutanasia», spiegando che «già la Corte Costituzionale ha sancito la legittimità di agevolare la fine della vita di chi sia in condizioni disperate, mentre il referendum ora promosso non si occupa in effetti di eutanasia, ma cerca di rendere legittima l’uccisione di una persona che la chiede».

Weiler ha voluto concludere l’incontro con un commento su quanto sta accadendo in Afghanistan: «È terribile, ma le critiche che gli europei stanno muovendo verso gli Stati Uniti sono di un’ipocrisia incredibile; in venti anni gli USA hanno speso due milioni di milioni e perso 2530 soldati, mentre gli europei si sono impegnati in misura infinitamente minore. Quindi gli europei si interroghino anzitutto su cosa hanno fatto loro per aiutare l’Afghanistan».

(C.C.)

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