Il fallimento come opportunità

Press Meeting

Si è svolto alle 18.30 l’ultimo degli appuntamenti del ciclo “Ognuno al suo lavoro”, nell’omonima Arena B1. Ad intervenire sul tema del fallimento all’interno dell’ambito lavorativo sono stati Paolo Piccinini, graphic designer al FUD, e Giovanni Brambilla, direttore della Nuova Pasticceria, introdotti da Giuditta Sartori.

Piccinini, laureato in architettura, comincia raccontando dei suoi anni in università. Sebbene fin da piccolo fosse amante del disegno, gli studi sono molto più difficili di quanto si aspettasse, tanto che al terzo anno pensa di cambiare facoltà. Laureatosi, comincia a lavorare in uno studio di architetti, ma anche lì si sente fuori luogo. «Dicevo che andava tutto bene, ma mi mancava sempre qualcosa. Però non potevo cambiare, i miei genitori avevano investito tanto su di me, avevo fatto fatica per laurearmi». Tuttavia, più va avanti, più sente di non poter più resistere: «Ma accettare questa cosa voleva dire rimettersi in gioco, e mi spaventava farlo». In quel momento, arriva una proposta di lavoro per Shangai. Piccinini, anche se pieno di dubbi, ci mette poco per accettare: «Sembrava proprio la cosa giusta al momento giusto. Certo, la paura di sbagliare rimaneva, ma, in fondo, non mi importava. Nella scelta che stavo per fare c’ero io: finalmente iniziavo a usare la mia libertà». Poi anche l’esperienza a Shangai si rivela un fallimento, ma neanche questo ferma Piccinini, che, anzi, tornato in Italia, si rimette subito in cerca e trova quello che ora è il lavoro della sua vita. Ma ci tiene a specificare: «Il fallimento diventa opportunità quando non hai nulla da difendere. A lavoro, come nella vita, dei piccoli fallimenti ci saranno sempre. Ma quando a uno interessa crescere, anche tutti i passaggi sbagliati diventeranno possibilità di miglioramento».

Brambilla si collega subito alle ultime frasi di Piccinini: «Il fallimento è qualcosa che va in una direzione che non avevi pianificato. Non è mai bello, ma è naturale. Per questo bisogna imparare a starci davanti». Racconta della sua brillante carriera in grandi multinazionali, fino a quando, dopo 20 anni di lavoro, è pronto per essere eletto ad della sua azienda. Ma, la settimana prima della sua nomina, crolla la quotazione in borsa e si blocca tutto, fino alla decisione di licenziare la “front line”. Così Brambilla, a 42 anni, si trova improvvisamente a casa senza lavoro, con moglie e tre figli. «Dopo tre giorni di lutto, in cui ero come paralizzato, decido che era il momento di ripartire. Mi accorgo che la differenza rispetto a prima è che ho “le antenne drizzate”. E così, non appena la babysitter di mio figlio mi ha comunica, quasi casualmente, che c’è una azienda pasticciera in vendita, colgo subito l’occasione. In cinque mesi, compro la società». Ora l’azienda va molto bene, ma Brambilla ci tiene a concludere con il racconto di un importante progetto saltato all’ultimo momento. Perché «ci saranno sempre dei fallimenti nella vita. Ma c’è sempre un qualche punto positivo da cui ripartire. Per anni mi son chiesto che senso avesse il mio licenziamento dalla multinazionale, e sinceramente ancora non lo so. Però ora mi guardo indietro e vedo tutto quello che ho guadagnato dopo quel fallimento. Quell’imprevisto ha generato una ripartenza che è stata inaspettata. E di questo sono grato».

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