ll confine della speranza
Un racconto di Natale
Rimini, 22 agosto 2023 – La Striscia di Gaza, una regione costiera racchiusa tra Israele ed Egitto, è il luogo più popolato e blindato al mondo: più di 1,7 milioni di abitanti su un’area di 360 km²; i cristiani che vivono in questa terra sono poco più di mille, i cattolici meno di 150.
Chi vuole uscire dalla Striscia deve chiedere un permesso al governo di Tel Aviv, sempre temporaneo, che spesso fatica ad arrivare. In occasione della XLIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli è stato proiettato il documentario di Tv2000 realizzato dalla giornalista Alessandra Buzzetti dal titolo “Il confine della speranza”: un racconto di Natale, quello di chi festeggia il 25 dicembre tra le città di Gaza e Betlemme, luoghi dove lo stato di guerra è perenne e dove chi vi abita sa che da un momento all’altro i bombardamenti da parte di Israele potrebbero riprendere.
«Il confine della speranza: un titolo evocativo che sembra indicare che la speranza si fermi davanti al territorio della Striscia di Gaza», dice Andrea Avveduto, giornalista, Pro Terra Sancta, introducendo il documentario. Nel filmato un uomo risedente a Gaza City è distante poco meno di 90 chilometri dalla moglie e dalle proprie figlie trasferitesi a Betlemme per poter sperare in un futuro migliore. Una lontananza che appare invalicabile: l’uomo chiede ripetutamente un visto all’autorità israeliana per poter raggiungere i propri cari in occasione del Natale, ma la risposta tarda ad arrivare e lui non sa se potrà trascorrere le feste con loro.
Ciò che traspare dalla storia, però, è la dignità di chi è costretto a vivere in un vero e proprio campo profughi a cielo aperto: «Quando sono entrata per la prima volta a Gaza ho dovuto attraversare tre check point e mi sono sentita letteralmente prigioniera», ha raccontato l’autrice, Alessandra Buzzetti, intervenuta a margine della proiezione. «Appena ho raggiunto la comunità cristiana e ho conosciuto coloro che avrei dovuto intervistare, però, mi sono sentita accolta; per chi abita in un luogo come questo vedere qualcuno che lo va a trovare è un grande regalo. Io ho visto persone che vivono con grande dignità: ho girato gran parte del Medio Oriente, mi ha sorpreso che solo qui non ho sentito nessuno lamentarsi».
Le fa eco Gabriel Romanelli, parroco latino di Gaza, collegatosi dalla Striscia in occasione dell’evento: «Non si può negare che la vita qui sia oggettivamente difficile. Nonostante tutto quello che succede, però, sappiamo che portare la croce è l’unico modo per percorrere la strada verso la speranza. Questo è il più grande insegnamento che ci danno i cristiani di tutto il Medio Oriente: sapere che qualcuno si interessa a noi, che viene a trovarci come ha fatto Alessandra, ci mostra che Dio non si è dimenticato di chi vive qui e questo e ci permette di andare avanti».
È Avveduto a concludere il panel: «Quello che ci avete raccontato può far sperare nel futuro: perché una situazione tanto difficile possa risolversi, infatti, servono persone capaci di perdonare. Piccoli segni come quelli raccontati dal documentario e dalle vostre parole che speriamo anche la politica possa iniziare a guardare».
(A.P.)