Il caso Siria/1. Quei nostri fratelli

Press Meeting

Rimini, lunedì 20 agosto – “Commetti un torto a te stesso se non racconti la verità”. Con questa pa-role Gian Micalessin, giornalista, inviato di guerra e autore di numerosi reportage e documentari sul Medio Oriente, ha voluto dare voce ai ‘fratelli traditi’ del nostro millennio: i cristiani in Siria. L’incontro, che si è svolto nella nuova Area Cammini, allestita nel padiglione B2 a cura di Raffella Di Noia e Roberto Fontolan (moderatore dell’incontro), ha preso spunto dalla pubblicazione del libro del giornalista “Fratelli traditi. La tragedia dei cristiani in Siria. Cronaca di una persecuzione ignorata”.

La presentazione, la prima di una serie di incontri dedicati al tema della Siria e in particolare alla pre-senza di cristiani, musulmani e alcune minoranze religiose in questa Nazione, ha messo al centro una ‘diversa narrazione’ delle vicende politiche, sociali e religiose della tanto discussa, e spesso ideologizzata, ‘questione siriana’. Nel conteso delle relazioni e degli equilibri internazionali, Micalessin ha ripercorso, servendosi anche di video-reportage, le tappe salienti del confitto siriano, dalle sue origini fino alla risoluzione (apparente) delle tensioni dei nostri giorni. Ma perché ridare voce ai cristiani?

Micalessin racconta della fatica di far comprendere al mondo, specie in Occidente, la minaccia e la pericolosità dei movimenti anti-regime per la sopravvivenza dei cristiani in Siria, ridotti del 60%, se-condo il vescovo latino (dati del 2015). Il giornalista sottolinea la grave assenza nella coscienza delle potenze occidentali dell’identità storica siriana, terra nella quale san Paolo aveva trovato la conver-sione sulla via di Damasco, e oggi così tormentata da un aspro conflitto, ma soprattutto da un silen-zio ‘assordante’ del mondo europeo e statunintense. Ridare voce ai cristiani diventa così una scelta, per Micalessin, di restituire a tutti la completezza di un’informazione non filtrata da interessi ideolo-gici e di natura politico-economica, smascherando la menzogna e il pregiudizio che ritiene i cristiani assidui sostenitori del regime di Bashar al-Assad.

Una storia fatta di silenzi, di falsi proclami, di ingiustificati interventi, si pensi a quello americano del 2013 per il presunto (ma non ancora dimostrato) attacco chimico da parte del dittatore siriano. Tema delicato, quello della Siria, quanto urgente per le tante e decisive questioni che toccano le più profonde esigenze dell’uomo contemporaneo: la libertà di culto, la ricerca della felicità, della verità, della stabilità e soprattutto della pace. Le testimonianze presentate sono un segno di speranza per la Siria. Come il martirio del padre gesuita Francis Van Der Lugt, ucciso a colpi di kalashnikov dagli stessi ribelli con i quali pacificamente conviveva e per i quali avrebbe dato la vita pur di non abbandonare le gente, la terra e la missione che gli erano state affidate. Una speranza di pace per ‘quei nostri fratelli’, e non solo per la Siria ma per tutta l’Europa e l’Occidente.

(G.C.)

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