Il Cantico delle Creature di San Francesco

Redazione Web

Rimini, 20 agosto 2024 – Alle 19:00, nell’Auditorium isybank D3 della Fiera di Rimini, si è svolto il convegno intitolato “Il Cantico delle Creature di San Francesco”, organizzato con il sostegno di isybank e Tracce. L’incontro, che ha attratto un pubblico numeroso e attento, ha visto la partecipazione di Davide Rondoni, poeta e presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, in dialogo con Guidalberto Bormolini, monaco, scrittore e tanatologo, membro fondatore del Gruppo Nazionale Sala del Silenzio. L’evento è stato introdotto e moderato da Letizia Bardazzi, presidente dell’Associazione Italiana Centri Culturali.

Bardazzi ha aperto l’incontro ringraziando gli ospiti e i partecipanti, sottolineando l’importanza di riflettere sul Cantico delle Creature di San Francesco, «la più sublime opera della spiritualità cristiana», soprattutto in questo primo giorno di Meeting, in cui si è voluto condividere la ricerca dell’essenziale. Numerose sono state le iniziative che il Meeting nel corso degli anni ha dedicato a San Francesco, come la mostra “Francesco e il Sultano” del 2019 e l’esposizione dedicata all’alleanza tra uomo e natura nel 2023. «Oggi ci troviamo di fronte a un testo che è al tempo stesso preghiera e poesia, un testo da vivere e da cantare, come San Francesco ci ha insegnato», ha concluso la moderatrice, prima di passare la parola agli ospiti.

 

Guidalberto Bormolini: la spiritualità incarnata di San Francesco

Bormolini ha preso la parola offrendo una riflessione profonda sulla spiritualità di San Francesco: «Il rischio di intellettualizzare l’esperienza spirituale c’è sempre, ma San Francesco ci ha donato qualcosa di molto concreto, una spiritualità vissuta e incarnata». Francesco infatti ha saputo entrare in una relazione profonda con la creazione, cogliendo in essa non solo la bellezza, ma anche il profondo senso del sacro e il mistero: «Francesco non vedeva la natura come un’entità romantica, ma come qualcosa di animico, che poteva fare del male, come le cavallette che distruggono il raccolto o i lupi che mangiano il bestiame. Eppure, cantava con tutte le creature, entrando in una fratellanza cosmica che è profondamente radicata nella tradizione cristiana». Bormolini ha poi sottolineato come la spiritualità del Santo sia attuale e provocatoria, rappresentando un invito a riscoprire l’unità del mondo e il ruolo sacerdotale nel ricondurre la creazione alla sua origine divina.

Il relatore ha inoltre parlato della connessione tra la creazione e l’essere umano, evidenziando come San Francesco abbia vissuto l’esperienza del Cantico come un’espressione di lode universale, coinvolgendo tutte le creature nella preghiera. «Noi siamo il punto di giuntura tra il divino e il terrestre, portavoce di tutte le creature e portavoce alle creature della voce divina. La nostra libertà ci permette di ricucire lo strappo che ha allontanato la creazione dalla sua origine divina, e il Cantico è la nostra risposta a questo invito», ha concluso, richiamando l’attenzione sulla necessità di vivere il testo come un’esperienza concreta e quotidiana.

 

Davide Rondoni: la poesia come forma di preghiera

Rondoni ha proseguito il convegno con una riflessione sulla dimensione poetica del Cantico delle Creature: «San Francesco non ha lasciato solo una regola o un testamento, ma un’opera d’arte, una poesia che è diventata preghiera, perché le parole più adeguate alla vita ci vengono da un parlar poetico». Ha quindi spiegato come il Cantico sia stato composto in tre momenti diversi della vita di Francesco, culminando in un inno alla bellezza del creato che esprime la sua visione spirituale e la sua relazione con Dio.

Il poeta ha poi esplorato il significato della povertà in San Francesco: «Non è la miseria, ma la consapevolezza che il mondo è di un altro, che le creature sono amabili perché sono segno di un altro». Rondoni ha quindi richiamato l’attenzione sull’importanza di riconoscere l’essenziale in ogni cosa: ciò non consiste nell’operare una scelta tra le cose, ma nel cercare l’essenza di ogni aspetto della realtà. Per questo è un bene che l’esperienza di San Francesco abbia vinto nella storia a differenza di altre eresie che sorsero in quel periodo e che indicavano nella sola spiritualità la via per salvarsi prendendo le distanze dalla concretezza dell’Incarnazione che abita tutta la realtà. Non si tratta quindi di un allontanarsi da, ma di un andare al fondo di. La poesia di Francesco ci insegni a vedere il mondo con occhi nuovi, a riconoscere la bellezza e il mistero che ci circondano, a rispondere con gratitudine e lode.

Prima di concludere Rondoni ha però voluto richiamare cosa scrive Dante nel Canto XI del Paradiso della Divina Commedia a proposito di San Francesco: “Di questa costa, la dov’ella frange / più sua rattezza, nacque al mondo un sole, / come fa questo tal volta di Gange. / Però chi d’esso loco fa parole, / non dica Ascesi, / ma Oriente, se proprio dir vuole”. Ascesi, cioè Assisi, ma più ancora Oriente, il luogo da cui sorge il sole e la verità. L’Italia è lo spazio – non solo fisico – in cui Oriente e Occidente si incontrano, e oggi che ci vogliono convincere che Oriente e Occidente sono in guerra tra loro, noi italiani dobbiamo riscoprire il nostro ruolo storico, la nostra vocazione: essere gente capace di ricostruire e di creare unità. In questo spiega Rondoni, San Francesco costituisce un elemento straordinario capace di suscitare ammirazione in chiunque, vincendo elementi di simpatia e di antipatia, essendo ancora oggi elemento di generazione di un mondo nuovo.

Il convegno si è concluso con una riflessione di Bardazzi, che ha richiamato l’attenzione sul valore universale del Cantico delle Creature. «San Francesco è così vivo da camminare accanto a noi anche dopo otto secoli, e il Cantico è la sua testimonianza al mondo, la sua anima in parole». La presidente dell’Associazione Italiana Centri Culturali ha infine sottolineato come il Cantico non sia solo una preghiera, ma rappresenti una guida spirituale che ci invita a vivere in armonia con il creato riconoscendo in ogni cosa la presenza del divino: «Esso ci invita a riscoprire l’essenziale, a vivere la nostra vita come un’opera d’arte, un’irripetibile avventura».

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