GIOVANNI SCIFONI SI È RACCONTATO NELL’ARENA PERCORSI: ANEDDOTI E RIFLESSIONI DI UN ARTISTA CHE SA CONQUISTARE
Rimini, 22 agosto – Una chiacchierata piacevole, che ha strappato tanti sorrisi e provocato riflessioni. In breve: una chiacchierata da artista con un artista. Giovanni Scifoni oggi al Meeting ha dialogo con la giornalista della rivista Tracce Paola Bergamini nello spazio Arena Percorsi A2, riempita di pubblico già mezz’ora prima del suo arrivo: adulti, ragazzi anziani hanno affollato la sala trovando sistemazioni precarie e scomode pur di ascoltare l’intrattenitore. Il suo arrivo è stato accolto da applausi e grida come si fosse ad un concerto.
“Scherza coi fanti ma lascia stare i santi” recita un antico proverbio. Al contrario, l’attore ha raccontato: «Il mio ex direttore Paolo Ruffini di Tv2000 mi chiese di fare una rubrica in cui spiegavo ogni giorno un santo. All’inizio erano degli “sproloqui teologici” pesantissimi nessuno prendeva in considerazione ma poi una notte alle 3 ho svegliato mia moglie Elisabetta per chiederle di San Tommaso d’Aquino. Potete immaginare cosa mi ha risposto! Ma è così, bisogna risvegliare chi dorme, e togliere questa coltre di polvere sotto cui sono nascosti i santi. Essi sono l’umano al cento per cento. Per farlo mi domando sempre: come lo racconterei ad un bambino ateo?».
Da questa domanda nascono i famosissimi video che su Facebook stanno spopolando. Sono brevi, realizzati in maniera casalinga, coinvolgono tutta la sua famiglia e colgono particolari non salienti della vita del santo, ma spesso efficaci perché parlano di qualcosa che riguarda tutti. Come accade nei due video mostrati all’inizio dell’incontro, uno su Priscilla e Aquila e l’altro sull’Immacolata Concezione. «C’è sempre un nocciolo di universalità nelle vite dei santi. Quello che mi affascina è che spesso non hanno alcuna qualità o se ce l’hanno le sciupano, hanno gli stessi miei problemi, le stesse dinamiche. La cosa bella è che di fronte al santo puoi dire: se ce l’ha fatta lui, ce la posso fare pure io». E ha aggiunto: «San Giovanni di Dio è il mio santo preferito: senza qualità o risorse, era matto, schizofrenico, eppure non si sa come abbia fatto a fondare il Fatebenefratelli, uno che fino a quarant’anni ha fatto il “fricchettone”, poi lo hanno chiuso in manicomio e lì lui ha avuto l’intuizione di cosa fare della sua vita».
Scifoni ha poi approfondito la natura del suo stile interpretativo: «Io mi ritengo un clown, so fare quello. Il clown ha la capacita di metterti in bilico tra la vita e la morte, di prendere i temi cruciali della vita metterli in bilico, è un esercizio molto fine che si sposta tra lo scivolare verso l’irriverenza o verso il moralismo. Di mezzo, c’è una zona limite che credo sia l’emozione. Altrimenti diventi un predicatore, ma io faccio intrattenimento. Cioè prendo le persone e le trattengo verso il mio pensiero, è un potere, una responsabilità. Posso dirti cose immorali o farti riflettere. Il grande lavoro è utilizzare bene questo potere».
Su sollecitazione della giornalista ha poi raccontato di quella volta che con una battuta durante il sinodo dei giovani ha fatto ridere di cuore il Papa: «I ragazzi avevano delle domande da porre al Papa, che ha avuto un’idea geniale: coinvolgerli nello svolgimento dei lavori sinodali. Io facevo il conduttore di questo momento e ho detto ai padri sinodali: spero che questi ragazzi non vi facciano domande difficili come quelle che mi fa mio figlio di tre anni. Io di solito gli dico “chiedi a mamma” ma voi questo non lo potete fare! Mi ha colpito il Papa – ha concluso l’attore- che durante il Sinodo trattava i ragazzi come se si aspettasse da loro tutto. Mi ha fatto molto riflettere sul fatto che noi non stiamo mai al presente. Quello che abbiamo davanti sembra disturbarci. Per lui non è così».
Giovanni Scifoni ha riempito le sale di numerosi teatri italiani con lo spettacolo santo piacere, un grande viaggio nel sesto comandamento senza dare risposte ma proponendo domande e coinvolgendo il pubblico. Un viaggio anche dentro la storia della Chiesa: il personaggio principale ha due maestri: uno è un pretino che non ha gli strumenti per accompagnarlo e che lo rimanda settimana dopo settimana ai corsi in parrocchia, e un altro è un pizzaiolo islamico che sa tutto della teologia, dei papi, ha letto tutte le encicliche e gli dà delle dritte e risposte fulminanti. Nello spettacolo si ride e tanto, assicurano i critici. Ne abbiamo avuto un assaggio proprio questa sera.
(MG.DA.)
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