I nuovi muri americani: l’America di Trump

Press Meeting

Quale giudizio è possibile sul presidente degli Stati Uniti Donald Trump? Qual è il progetto della sua amministrazione in politica estera? Un commento sull’uscita dell’America dall’accordo sul clima. La costruzione del muro con il Messico. La politica estera verso la Russia. L’atteggiamento degli Usa verso l’Iran, considerato responsabile di buona parte del terrorismo mediorientale. Su questi argomenti si è incentrato l’incontro «I nuovi muri americani: l’America di Trump», nello Spazio Muri B2, delle 18,30. Sono intervenuti: Germano Dottori, professore di studi strategici all’Università LUISS Guido Carli di Roma e consigliere redazionale di Limes, e Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore di ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale). A moderare il confronto, il giornalista Maurizio Fontolan.

Magri, molto critico verso l’amministrazione Trump, ha sostenuto che «il presidente degli Stati Uniti è inadatto a ricoprire il suo ruolo», pur riconoscendo che «non ha un compito facile». Per Dottori, più favorevole verso il presidente americano, «esprimere un giudizio sull’operato di Trump è ancora prematuro», considerati anche gli ostacoli frapposti dai poteri forti e dallo stesso Congresso. «Un presidente prigioniero di altri poteri?», ha chiesto il moderatore. Per Magri «è normale vi siano lotte interne, anche con l’apparato militare, il problema è che in politica serve concretezza». Per Dottori, invece, l’agenda trumpiana «è più importante di quella dei predecessori; in politica estera, ad esempio, promette di restituire margini di sovranità al resto del mondo, fra cui anche all’Italia».

Sul progetto del muro con il Messico, Magri ha affermato che «Trump ha fatto autogol, in quanto non ci sarebbero le condizioni per completarlo»; per Dottori quella costruzione non è una novità, in quanto già iniziata negli anni ’90 allo scopo di contenere la criminalità delle province confinanti.

Secondo il direttore dell’ISPI, la politica verso la Russia «è la cosa più positiva dell’agenda americana, ma non verrà realizzata prima della scadenza del mandato». Per Dottori, «Trump vuole costruire i presupposti per espandersi in Medio Oriente e in Europa, mentre in Iran vuole impedire la realizzazione di progetti nucleari avviati con la Corea del Nord». Per Magri, Trump «ha avviato un gioco pericoloso».

In materia di ambiente, «con l’uscita dagli accordi di Kyoto, gli Usa vogliono ribadire la loro sovranità sul mondo», ritiene Dettori, mentre a detta di Magri Trump «ha la preoccupazione di garantire l’occupazione ai 120mila operai delle miniere di carbone americane».

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