Rimini, 25 agosto 2017 – Il desiderio di diffondere l’esperienza delle comunità cristiane che vivono situazioni di persecuzione religiosa è ciò che ha spinto Antonio Olivié, amministratore delegato di Rome Reports Tv News agency, a contribuire all’iniziativa “Stand together”, una piattaforma digitale che veicola contenuti giornalistici in format ad alta professionalità.
Olivié è l’ospite dell’incontro conclusivo “I muri dell’indifferenza”, alle 18:30 nello Spazio Muri B2, introdotto da Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Cl. «La domanda più frequente è cosa possiamo fare per i cristiani perseguitati», afferma Olivié, «ma la vera domanda è cosa possiamo imparare noi da loro. Penso che la vecchia Europa abbia bisogno di testimonianze forti». “Stand together” diffonde notizie e storie redatte da diversi soggetti dell’informazione, affiancando a questo la produzione di reportage e servizi televisivi a cura di Rome reports. La diffusione avviene attraverso social media e canali televisivi in diversi paesi, documentando così la ricchezza di fede in Africa, Asia e Medio oriente. A oggi i contenuti video hanno avuto oltre 548mila visualizzazioni su YouTube e Facebook e sono andati in onda nei notiziari televisivi di oltre 20 paesi. L’account Twitter ha circa mille followers, il profilo Facebook conta oltre 1500 like. Gli articoli pubblicati nelle quattro lingue sono stati, da novembre 2016 a oggi, 180. Fontolan sottolinea che «si tratta di un’iniziativa condivisa da diversi soggetti, davvero ecumenica». I suoi promotori, infatti, sono il Centro internazionale di Cl, Rome reports, Iscom, Fundación promoción social de la cultura e altri partner che hanno aderito al progetto.
Nel video in apertura dell’incontro viene mostrata una famiglia irachena, del movimento dei Focolari, che da Roma è tornata in Iraq: «Siamo tornati per aiutare tutti», dichiara il marito, medico: «la difficoltà è stata convincere i miei colleghi ad operare anche i terroristi». La moglie accoglie nella loro casa cinquanta rifugiati.
L’intenzione è anche quella di valorizzare storie altrimenti ignorate. Olivié ricorda la grande eco che ebbe l’uccisione di un sacerdote in Francia, un anno fa. «Ma non si è saputo nulla di un prete ucciso a Mosul ben prima dell’arrivo dell’Isis. Minacciato, rimase al proprio posto. Fu assassinato. Ricordiamolo noi, qui». Si chiamava padre Ragheed Ganni, era iracheno; i proiettili lo trapassarono dopo aver celebrato la messa, il 3 giugno 2007. La sua storia è raccontata nel sito www.allstandtogether.com, che Fontolan invita a visitare per condividerne i contenuti: «Rendetevi attivi sui social con like, condivisioni, follower, per diffonderne la bellezza delle esperienze».
(D.T.)