Si è svolto alle 12.30 nello Spazio Muri B2 il primo dei due appuntamenti giornalieri legati all’omonima esposizione curata da Monica Maggioni e Paolo Magri. All’incontro, dal titolo “i muri delle città”, è stato invitato come relatore Franco La Cecla, antropologo, urbanista e scrittore.
Tema centrale del dibattito sono stati i cambiamenti che stanno recentemente caratterizzando le città, nel senso che, come spiega La Cecla, «ci sono sempre meno muri “esterni” (a parte in situazioni eclatanti ed eccezionali, come per Israele e Gaza), ma sono sempre di più i muri che costruiamo “all’interno” delle nostre stesse città. Muri invisibili, immateriali, ma non per questo di minor importanza». Un esempio su tutti? I recenti fatti di terrorismo accaduti a Barcellona. La città di oggi si trova ad essere frammentata tra le varie e numerose identità culturali presenti sul suo territorio, in un continuo contrasto tra le stesse. E il professore continua: «Ci siamo troppo abituati a pensare che le società siano cose omogenee, e che quindi, siccome siamo tutti in una stessa grande “stanza comune”, la pensiamo allo stesso modo. Ma non è più così. L’Europa sta tornando ad essere un luogo in cui sono presenti moltissime differenze, non solo etniche, ma anche religiose e culturali».
Molto marcata la constatazione circa la rilevanza di questi nuovi muri: «Le differenze tra le varie culture», secondo La Cecla, «non sono valicabili. Se un europeo andasse in Cina, non potrà mai diventare un vero cinese. Queste barriere non possono essere sormontate con la mera volontà individuale, sono troppo grandi per essere aggirate. Quello che dobbiamo fare, piuttosto, è iniziare a farci veramente i conti, senza pretendere di cambiare chi ci sta di fronte». Da qui l’appello accorato alla laicità, un concetto che, come spiega il professore, è proprio della cultura cristiana. Per questo si sente di condividere il pensiero di papa Francesco, che «elogia la laicità e dice che le religioni sono pericolose se estremizzate. È fondamentale la creazione di un mondo laico, cioè di un mondo in cui la religione non venga confusa con la legge dello stato». E conclude: «La religione non può rappresentare la base per la convivenza. La base della convivenza tra gli uomini sta solo ed esclusivamente nella legge».
Conclusosi l’intervento, viene lasciato un ampio spazio alle domande. Dal pubblico viene chiesto che cosa si debba auspicare per far fronte a questa nuova situazione di “incomunicabilità interna”, quale approccio tenere nei confronti dei terroristi, ed infine a cosa si debba rinunciare per stare assieme a chi non condivide il proprio pensiero. La risposta di La Cecla ritorna sul tema della legalità, per ampliarlo. «La convivenza è data dalla legge, non dal buonismo. Non posso convincere il mio amico musulmano di quello che credo io, non posso imporgli le mie ragioni. Quello che dobbiamo fare è batterci per il rispetto della legge, in modo da assicurare uno spazio di libertà in cui ciascuno possa esprimere ciò che è, consapevoli delle differenze interne». Nasce così una visione di città come luogo che, nel rispetto della legge, permette un continuo scambio di culture e idee, senza la pretesa di giungere necessariamente a una omogeneità, ma, al contrario, con l’aspirazione di presentarsi come plurale e multiforme. «Solo così – conclude La Cecla – le strade cittadine potranno tornare ad essere veramente luogo di incontro».