I FINANZIAMENTI PER IL SOSTEGNO A DISTANZA CONTROLLO O RECIPROCA FIDUCIA?

Press Meeting

“Aiutare a crescere un bimbo forte in un ambiente debole” è lo slogan dello spot che ha aperto i lavori in una gremita sala A6 questo pomeriggio alle 15. Il segretario generale di Avsi, Alberto Piatti, ha introdotto così l’incontro: “Il sostegno a distanza è un fenomeno popolare, per quanto poco conosciuto nelle sue dinamiche, che però offre un contributo determinante alle necessità di crescita di tante persone che vivono in una condizione di disagio”.
La parola passa al vescovo di San (Repubblica del Mali), monsignor Jean Gabriel Diarra, per il quale “dall’amicizia realizzata da Dio, messa a dura prova dall’egoismo, nasce il fenomeno della solidarietà, che nel Mali è un valore capitale tanto da essere presente nella costituzione”. L’intervento del presule si è poi articolato sulla differenza tra “il sostegno condizionato dalla buona governance o da una dinamica formale” e quello invece “condizionato dall’amicizia e quindi dalla comunione”. “Il secondo – ha proseguito Diarra – è certamente il più corrispondente alle esigenze reali perché si basa sulla fiducia nei confronti dell’altro e genera un atteggiamento positivo nei confronti di chi riceve il sostegno”. Nel raccontare l’esperienza dell’Opera Pontificia Missionaria, Diarra ha poi sottolineato che “la solidarietà, principio fondamentale su cui si basa il sostegno a distanza, permette di soddisfare le esigenze della diocesi di San, mentre il lavoro di partenariato con una parrocchia italiana permette la scolarizzazione di circa quattrocento bambini malesi”. “La mano che dona – ha concluso – è sempre al di sopra di quella che riceve, mentre in una relazione di amicizia le mani si intersecano”. Non è solo una frase poetica, ma un criterio che pone la questione su due possibili spartiacque: aiuti basati sul controllo o su una relazione di reciproca fiducia.
Raccogliendo la provocazione del vescovo, Marida Bolognesi, consigliere dell’Agenzia del Terzo Settore (Ats), ha sottolineato il tentativo dell’Agenzia di cercare “regole condivise partendo dalle esperienze sul campo e quindi collaborando fattivamente con gli enti che si occupano di sostegno a distanza”. La pubblicazione delle Linee Guida per il sostegno a distanza di minori e giovani è stata l’occasione, secondo Bolognesi, per basare il rapporto tra l’agenzia e gli enti sulla fiducia e sul principio della reciprocità, così “da avvicinare sempre più quelle mani”. “L’Ats – ha concluso – si è messa in gioco istituendo un Osservatorio ed una serie di iniziative per innalzare la qualità dei progetti, non ultima la campagna ‘Sostegno a distanza in chiaro’, che rappresenta una novità assoluta nel campo, perché avvicina tra loro l’istituzione e il terzo settore”.
Per Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore e docente di Economia politica all’Università di Bologna, la risposta è tutta nella ricerca di quale sia la specificità del sostegno a distanza. “Il risultato di uno studio americano ha messo in luce – ha dichiarato – che il 90% dei neuroni del nostro corpo si formano nell’età che va da zero a quattro anni, e che questa formazione dipende non solo dalla nutrizione ma soprattutto dalla simpatia tra il bambino e chi gli sta accanto”. Per questo i bambini “hanno bisogno in primo luogo di beni che ne formano il carattere, così da non sradicarli dalle famiglie di provenienza”. Di conseguenza occorre guardare agli enti che si occupano di sostegno a distanza “non tanto come intermediari, ma come soggetti che aiutano le famiglie a valorizzare il sostegno ricevuto”. In conclusione è lecito affermare che “il modello filantropico soddisfa le famiglie a metà” e quindi c’è bisogno di “curare l’albero del dono della gratuità altrimenti si rischia il collasso”.
“Non esiste sviluppo senza reciprocità, senza educazione – ha concluso Piatti – per questo il sostegno a distanza è uno strumento eminentemente educativo”. Se un caffè al giorno (il costo medio di un sostegno a distanza) può cambiare la vita, val la pena rinunciarvi per contribuire ad una solidarietà davvero sussidiaria.

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