“Non si resiste a una cosa viva. E il folk irlandese è qualcosa di vivo”: Paddy Moloney porta i suoi settantotto anni con forza e simpatia, ma quando esprime le sue idee rivela una lungimiranza che è solo dei grandi. In un breve incontro con i media al Meeting di Rimini, il leader dei Chieftains ha ripercorso le tappe della storia della band, nata ancor prima dei Beatles dall’esperienza di musicisti da pub e da feste popolari, e giunta oggi ad uno status stellare, facendo di questi “vecchietti” dublinesi una delle formazioni più amate e richieste dell’intero firmamento musicale. Una carriera che ha avuto nell’incontro con Giovanni Paolo II nel 1998 uno dei suoi momenti più emozionanti: “Ricordo ancora il nostro incontro: noi cinque emozionatissimi ed abbastanza impreparati, lui invece pieno di curiosità verso di noi e verso la nostra musica. Continuava a stringerci le mani, come se fossimo delle star. Una persona veramente umile”.
“Nella loro carriera lunga ormai cinquant’anni i Chieftains non sono mai scaduti in quello che don Giussani chiamava tradizionalismo: la tendenza, molto diffusa in Irlanda, a proteggere e purificare tutto ciò che è considerato tradizione rendendola impermeabile al mondo esterno. L’idea sana di tradizione che i Chieftains portano avanti è quella di andare all’origine, di affidarsi alle fondamenta della tradizione aprendosi però alle influenze, agli stimoli provenienti dalla realtà che li circonda: solo così la tradizione può essere viva e attraente per le nuove generazioni”: queste le parole con cui John Waters (storico critico del rock, nonché editorialista dell’Irish Times ed ex-compagno di Sinead o’Connor) ha presentato al Meeting i Chieftains, “i Condottieri”, la più importante band di “folk revival” che la Repubblica d’Irlanda abbia partorito, un gruppo di musicisti che sono stati in grado di sopravvivere al mutare delle mode musicali (soprattutto il rock e il beat degli anni ’80 e ’90), portando la musica e la cultura del popolo irlandese in tutto il mondo.
Il segreto della band, che ha attraversato cinquant’anni di carriera e la pubblicazione di quaranta dischi “mantenendosi giovane e rimanendo un punto di riferimento per i giovani musicisti irlandesi che si affacciano sulla scena dell’isola verde – ha rivelato Paddy Moloney – è avere uno sguardo aperto, guardare con attenzione alla nuova generazione di artisti che si affacciano sulla scena rock e pop mondiale e collaborare con loro. E anche aprirsi ad altre culture, come quella messicana nell’ultimo disco San Patricio che abbiamo realizzato con Ry Cooder: solo così la tradizione e la musica possono rimanere vitali e interessanti per il pubblico”.
The Chieftains arrivano per la prima volta al Meeting su invito di Waters (ormai assiduo frequentatore dell’evento riminese) e saliranno sul palco per uno spettacolo che unirà la musica di Paddy Moloney (Uillean Pipe e tin whistle) Sean Kean (violino), Matt Molloy (fiati), Kevin Conneff (bodhran e voce) e Triona Marshall (arpa), alla danza del corpo di ballo dei Chieftains, formato dai fratelli Jon e Nathan Pilatzke, insieme alla irish dancer Cara Butler: un concerto che è un evento che coinvolge il pubblico alla scoperta dell’anima della gloriosa tradizione popolare dell’Isola di Smeraldo. Una mescolanza di suoni e passi che sono l’espressione della vitalità e dell’esuberanza, dell’orgoglio e della sofferenza di un popolo.