Rimini, lunedì 20 agosto – A settant’anni dalla prima pubblicazione di “Don Camillo”, Giovanni Gua-reschi è stata ricordato alle 21 alla MeshAREA TALK Intesa Sanpaolo B1 con la partecipazione di Davi-de Barzi, scrittore e sceneggiatore specializzato in fumetti; Daniele Benecchi, cappellano militare; dell’attore e regista Enrico Beruschi; del duo musicale fomato da Eugenio Martani, clarinettista e di-rettore del Concerto Cantoni e Corrado Medioli, fisarmonicista. Ha Introdotto Egidio Bandini, giornalista e presidente del “Club dei Ventitré”.
“È anche il ventesimo anniversario del primo volume del “Mondo piccolo” tradotto a fumetti – ha ricordato Barzi –. Oggi stiamo preaparando il nuovo volume di “Don Camillo”. Una pubblicazione di grande successo, che è stata tradotta in varie lingue, anche in coreano. Un lavoro, questo dell’adattamento dei racconti guareschiani, condotto con scrupolo filologico, a contatto con il figlio dello scrittore, Alberto Guareschi”.
È seguito il racconto a più voci fatto anche di tanti aneddoti sulla figura e l’opera dello scrittore bus-setano, e sul suo mondo fatto anche di tanta musica, da Verdi a Casadei. Ecco quindi il duo formato da Martani e Medioli eseguire brani, scanditi dal pubblico anche con ritmici applausi: il “Valzer di Don Camillo” di Flamigni, il motivo verdiano, divenuto celebre come il valzer del “Gattopardo”, la felliniana poesia del ricordo di “Amarcord”. Pure molto applaudite le gradevolissime letture di Enrico Beruschi di racconti guareschiani, a partire da “Peccato confessato”.
“Guareschi – ha ricordato Bandini – era una vera superstar, un anticipatore degli ‘youtuber’ odierni, e avrebbe dovuto essere proprio lui, nel primo film della serie diretto da Duvivier, ad interpretare il ruolo di Peppone (con Gino Cervi come Don Camillo). La mostra allestita qui al Meeting “Route 77” – ha continuato – corre sulla Via Emilia, dove è passata la Storia con la ‘S’ maiuscola, insieme a miloni di persone, magari rese felici dall’approdo al mare. “Gli uomini subiscono la storia come subiscono la geografia”, scriveva Guareschi, e questa è la storia – ha aggiunto Bandini – di una strada diventata un mito, una leggenda, come un regno fatto di tanti cuori, di tante magie. Il ritratto di un sogno, di un’utopia. Di un ‘mondo piccolo’ da percorrere in bicicletta perché, scriveva lui, “fin dal primo vagito fui padano e ciclista””.
“La sua era la stessa nostalgia di Cesare Pavese ne “La luna e i falò”: “un paese ci vuole” – ha sottoli-neato il cappellano militare Daniele Benecchi –. Quella nostalgia provata in un Natale di guerra, quello del ’44, che Guareschi trascorse prigioniero in un lager tedesco: in quell’occasione scrisse un piccolo capolavoro “Favola di Natale”, sostenendo nella disperazione la speranza del ritorno, ricordando tutto il bello vissuto che tratteneva nei suoi occhi. “Non muoio neanche se mi ammazzano”, annotava lo scrittore nel suo “Diario clandestino”, e questa divenne la frase scandita da tutti i compagni di prigionia. E per questo anche Don Camillo è un cappellano militare”.