Guardare lontano: la nostalgia delle stelle

Press Meeting

Nell’ultima giornata del Meeting si svolge nel salone Intesa Sanpaolo B3 alle 17.00 uno degli incontri più attesi. Marco Bersanelli, docente di Astrofisica all’Università statale di Milano introduce al folto pubblico di giovani e giovanissimi l’astronauta dell’Esa Roberto Vittori e Duccio Marchetto, astronomo emerito allo Space Telescope Science Institute (STScI), nonché responsabile dello studio che ha definito la partecipazione dell’Esa al Telescopio Spaziale Hubble.
In apertura Emilia Guarnieri dà lettura del comunicato finale del Meeting in cui è annunciato il titolo della XXXVI edizione: Tu sei un bene per me.
L’incontro si apre con un breve e imponente video che descrive i momenti più emozionanti dei passi dell’uomo verso la conquista dell’universo. “Da sempre l’uomo ha guardato il cielo – inizia Bersanelli – non ha mai rinunciato a guardare lontano, esplorare il mondo; oggi la tecnologia ci permette di spingerci oltre”.
Vittori, per la prima volta al Meeting, trovandosi davanti a un pubblico di giovanissimi decide di dare subito un taglio di testimonianza al suo intervento: “Ho avuto la fortuna di rappresentare l’Italia e l’Europa in tre missioni spaziali, nel 2002, nel 2005 e nel 2011. Non mi ritengo bravo, ma fortunato per aver saputo capitalizzare quello che mi si è presentato davanti. Non lasciatevi confondere dall’esclusività del mestiere dell’astronauta: oggi lo spazio è vicino, è il prossimo naturale ambiente di lavoro, l’opportunità per noi e le prossime generazioni”. Vittori continua così descrivendo, anche nei dettagli tecnici, il percorso compiuto, la preparazione e l’esperienza vissuta durante le missioni. Volentieri torna però anche sul futuro dell’esplorazione spaziale: “L’esperienza dello Shuttle è terminata, ma la nuova frontiera è l’iniziativa delle start-up private che negli Stati Uniti incredibilmente stanno riproducendo il programma spaziale. La prossima tappa è la progettazione di spazioplani”. L’ultima riflessione dell’astronauta è sulla bellezza del nostro pianeta visto dalla piattaforma spaziale internazionale. Sul maxischermo scorrono foto scattate nel tentativo di catturare la miriade di stelle osservabili.
L’intervento di Marchetto si sposta sul piano della conoscenza. Il professore descrive brevemente la storia della concezione dell’universo, dalla teoria di Tolomeo al metodo sperimentale di Galileo, passando per Copernico, fino alla grande possibilità offerta dalla tecnica di portare il punto di osservazione dell’uomo fuori dai confini della terra. I telescopi come Hubble e Planck ci comunicano dati dettagliati sulla storia dell’universo e ci consentono di verificare ipotesi che sono ormai certezze: “L’universo ha 13,8 miliardi di anni, è in espansione e, avendo avuto un inizio si sono definite le categorie di tempo e spazio. Inizialmente era opaco, ma via via è diventato trasparente. Infine l’universo si espande con una velocità sempre crescente”. Oggi l’orizzonte da esplorare è l’energia oscura presente nell’universo, sulla quale si sono fatte teorie, nessuna delle quali, al momento, verificabile con dati sperimentali: “Questo è il futuro dello studio”. Marchetto conclude con una citazione di Albert Einstein: “Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli”.
Tra le domande che Bersanelli propone in conclusione ai relatori, una riguarda la contrapposizione tra conoscenza e fede. Vittori si porta al leggio per rispondere: “Durante la missione del 2011 ero solito, nelle ore di riposo, spostarmi nella cupola della piattaforma spaziale per osservare il fenomeno dell’alba sulla terra. Vi assicuro che il passaggio dalla notte al giorno è una questione di pochi secondi. Dopo qualche tempo, mi sono trovato a riflettere sul passo della Genesi, laddove dice che Dio separò istantaneamente la luce dalle tenebre ‘e fu sera e fu mattina’. Ho capito che era quello che avevo visto io. Un’esperienza che dalla terra non si può fare. Coincidenze?”

(G.L.)

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