Si è tenuto oggi il primo incontro del ciclo “Nuova officina popolare”, organizzato in collaborazione con la Fondazione Sussidiarietà e la Compagnia delle Opere. Il ciclo popone, per la durata del Meeting, incontri con importanti personaggi della vita pubblica del nostro paese a confronto con esperienze ed opere educative, di formazione e di carità, cercando di dettare un nuovo metodo di impostazione della vita sociale, ispirato al principio “più società e meno stato”.
L’apertura dei lavori è toccata al don Mauro Inzoli, presidente di Banco Alimentare, che ha che ha coinvolto in una tavola rotonda Roberto Mazzotta, presidente di Banca Popolare di Milano, Giancarlo Cimoli, presidente e amministratore delegato di Alitalia e don Flavio Peloso, superiore generale dell’Opera don Orione.
Don Mauro Inzoli ha posto al centro del dibattito la carità non tanto come una pratica, ma come vera e propria visione della vita, forma di espressione della libertà che è dono dei cieli agli uomini.
A partire da questa provocazione, Cimoli ha testimoniato come l’assunzione di ruoli di potere all’interno della società faccia sentire alle persone il peso della responsabilità, del dovere cioè di rispondere al compito che a quel ruolo compete. È il termine “dovere” su cui fa perno il ragionamento sulla gratuità di Cimoli: il dovere come cifra fondamentale della responsabilità che viene data ad una persona o ad una impresa. Un’ impresa come Alitalia o Ferrovie dello Stato, che hanno una rilevanza sociale enorme per il Paese, e per le quali è doveroso fare “più del possibile perché continuino produrre”.
Partendo dalla sua esperienza nel settore bancario, Mazzotta, ha spiegato come la vera necessità da portare al centro del dibattito sia una rivoluzione all’interno dell’economia. Per Mazzotta infatti l’economia, soprattutto dal punto di vista teoretico, è ferma al XIX secolo, con costrutti teorici assolutamente conservatori e di fatto incapaci di aiutare imprese e operatori di oggi a rispondere a quello che è il più grande bisogno della persona: la felicità. La felicità e ciò che accomuna quegli uomini veramente liberi e che hanno vissuto una vita lietamente gratuita, i santi, veri rivoluzionari, i quali devono essere eretti a modello anche nell’economia. Bisogna cioè riconoscere che all’attività economica è dato di ottenere l’utilità, la soddisfazione e la realizzazione, ma solo la carità, come un di più all’economia, può ottenere all’uomo la felicità.
“Di questo principio – dice don Peloso – è espressione compiuta la vita di don Orione”, che è stata raccontata ai presenti attraverso un video. Secondo don Peloso, chi cerca la felicità e la realizzazione dell’umano non può prescindere dal rapporto fondamentale fra la giustizia e la carità. La testimonianza delle opere di don Orione, infatti, mostra come per ottenere vera giustizia sia necessario lo strumento della carità. “Solo la carità – diceva il santo sacerdote – salverà il mondo”.
M.S.
Rimini, 21 agosto 2005