“La recente crisi ha messo in luce la fragilità dei sistemi economici; molte realtà sono entrate in forte difficoltà, molti individui, soprattutto, hanno avuto gravi problemi nel sostenersi. Per questo motivo la gratuità e l’importanza del dono hanno costituito elementi cardine assai importante per il rispetto del valore umano: è in questo senso che natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. Monica Poletto, presidente della Compagnia delle Opere-Opere Sociali, ha così introdotto l’incontro “Gratutità e dono fattori dello sviluppo economico”, svoltosi oggi, giornata conclusiva della XXXIII edizione del Metting nella sala C1 Siemens. Al dibattito hanno partecipato Silvano Petrosino, docente di semiotica della Cattolica di Milano, Riccardo Bonacina, direttore del settimanale Vita, Alejandro Marius, presidente della associazione Venezuelana “Trabajo y Persona” e il direttore del Banco Alimentare, Marco Lucchini.
“Bisogna definire bene il concetto di economia”, ha esordito Petrosino. “Essa non è costituita solo dal business, dal profitto. Se consideriamo i beni immobiliari, ci rendiamo conto dell’importanza che il business ha nel mercato: ognuno di noi ha bisogno di una casa per vivere, tuttavia le agenzie immobiliari e coloro che si occupano della vendita delle case speculano sui prezzi. Ciò alimenta appunto il business. Siamo esseri umani e dobbiamo assolutamente aiutarci, ciò a partire anche dall’esigenza di condividere, con equità e giustizia. L’economia, quando è solo intesa come business, tende a non tenere conto della giustizia; la giustizia infatti nella sua natura ha il calcolo, cioè la giusta ripartizione delle diverse esigenze delle persone”.
Riccardo Bonacina, presidente e direttore editoriale di Vita No Profit, ha quindi aggiunto: “Il dono è una realtà incalcolabile, ma non sta in offerta nell’emporio dei valori. Più di tre milioni di persone danno oggi il loro contributo per difendere gli altri. Più di sette milioni di italiani hanno oggi problemi di reddito, ma nonostante ciò, il 44 per cento degli italiani ha fatto almeno una donazione. Bisognerebbe liberare dalla burocrazia tutto questo. Abbiamo sempre più realtà di tipo associazionistico, che si configurano spesso come volontariato”. Il direttore ha concluso con la riflessione: “La strada della generosità e dell’altruismo si costituisce nel desiderio del bene comune e questo spinge l’anima di ogni persona ad un rapporto con una dimensione più ampia: l’infinito”.
Con Alejandro Marius, presidente dell’associazione “Trabajo y Persona” di Caracas, l’intervento diventa testimonianza. Il racconto si annoda indissolubilmente al percorso di vita. Quella di un manager a cui carriera, denaro, successo non sono sufficienti per dare senso alla vita: “Ho iniziato a lavorare da giovane, mi sono mantenuto agli studi e sono diventato ingegnere elettrotecnico. Mi assume una multinazionale. Viaggi in tutto il mondo. Una bella famiglia, quattro figli, ma a un certo punto mi sono chiesto cosa significa essere padre, marito, stare lontano dai miei cari dal mio Paese. Se tutto questo mi bastava”.
La vita di Marius era cambiata improvvisamente nel 2000. Un attacco di tetraplegia e perde ogni autonomia. Gli amici gli sono vicini 24 ore al giorno: “Dormivano nel mio letto e mi giravano nel letto per evitare piaghe. Esce dalla malattia mentre il Venezuela è in piena crisi economica: “Ma trovo un lavoro. È stata una grazia, un dono”. Nel 2009, tutto sta andando di nuovo benissimo, ma in quel momento cambia qualcosa. Incomincia a fare del volontariato. “I miei amici dicevano, quando fai un affare sei contento, ma quando aiuti un altro nei tuoi occhi c’è una luce diversa. Ho fatto la mia scelta”.
“Il Venezuela è terra ricca. Grande tre volte l’Italia ma con soli 30 milioni di abitanti. Eppure abbiamo un’inflazione del 25 per cento l’anno. Il salario medio mensile è di 340 euro, ma se ne spendono 600 per vivere. A Caracas avviene un omicidio ogni mezz’ora, due milioni sono i senza tetto. Eppure il presidente Chavez dieci anni fa aveva promesso al suo popolo sviluppo sociale ed economico. Non è arrivato niente”. Le scelte ideologiche, astratte, slegate dai bisogni delle persone si sono rivelate un fallimento. Condite da leggi come quella che impedisce al volontariato di raccogliere donazioni: diventerebbero strumenti dell’imperialismo. Nasce lì “Trabayo y persona”: “La nostra non è un’esperienza di grande dimensioni aiutiamo i ragazzi dei nostri barrios. Giovani che pubblicano le loro foto con un mitra in mano su Facebook, a cui insegniamo un mestiere e offriamo una strada diversa. Oppure donne e contadini a cui offriamo formazione. Abbiamo il migliore cacao del mondo, ma non sappiamo fare il cioccolato. Grazie a dei maestri gli insegniamo come fare e loro possono avere un lavoro un reddito”. Quello che offrono non costa nulla a nessuno. Nasce dal lavoro dei volontari: è un dono e come tale è gratuito.
Marco Lucchini, direttore del Banco alimentare, descrive invece la straordinaria esperienza dell’associazione. Le origini sono a Phoenix negli Usa 50 anni fa. Una donna recupera il cibo gettato via da ristoranti e supermaket perché ha fame. Si crea un modello destinato a diffondersi in tutto il mondo. Ciò che non è sprecato viene donato a chi ha bisogno. In Italia il Banco raccoglie ogni anno 70mila tonnellate di cibo per un valore di 200 milioni di euro: Uno dei momenti più importanti della sua attività è la giornata della “Colletta alimentare”. Migliaia di volontari in tutta Italia raccolgono il cibo donato dai clienti di negozi e mercati. “È l’espressione più diretta della gratuità e del dono. Due parole che hanno senso proprio perché le vedi testimoniate da un gesto vero e concreto. Un gesto che ti cambia e cambia la realtà – ha spiegato Lucchini – Il dono ha un significato anche economico, ha numeri, volume, ma non dev’essere pensato come un accessorio del vestito-economia. Ma in realtà il dono non è neppure il vestito dell’economia: è l’uomo. È umanità che si riconosce e si esprime in quel gesto”. Quando lo fa diventa anche economia. Concreto risparmio e possibilità di sviluppo.
(F.P., C.B.)
Rimini, 25 agosto 2012