Globalizzazione e competitività

Press Meeting

Globalizzazione, competitività, ma soprattutto la testimonianza di un uomo che ha scommesso su un progetto all’apparenza perdente, dimostratosi poi il più clamoroso caso di successo degli ultimi anni in Italia. Protagonista della testimonianza – nel Salone Intesa Sanpaolo D5 alle ore 11.15 – è Sergio Marchionne, dal 2004 alla guida di Fiat e attualmente amministratore delegato di Fiat spa nonché presidente e Ad di Chrysler Group llc. Ad introdurre il leader di Fiat (“colui che ha permesso al Gruppo di superare il guado della crisi”) è Bernhard Scholz, presidente di CdO.
Il primo punto sviluppato da Marchionne è un bilancio della sua decennale attività in Fiat di cui ha preso la guida nel 2004, momento di maggior crisi dell’azienda automobilistica italiana. “Un’azienda incapace di guardare in faccia la realtà e schiacciata dai problemi che si era creata da sola, questo – dice il manager – era la Fiat nel 2004. Il mondo era diventato piatto e aperto, ma di questo nessuno se ne era accorto”. Facendo della ricerca dell’eccellenza, del merito e concependo il cambiamento come una necessità vitale, ha spiegato l’Ad, “abbiamo raggiunto gli obiettivi di risanamento che ci eravamo posti”.
Superate le difficoltà del Gruppo Fiat, una nuova crisi economica e finanziaria globale si apre nel 2008; il mondo cambiava nuovamente e poneva un’altra sfida da affrontare. “In questa situazione dovevamo reinventarci nuovamente, per cui ci siamo mossi a cercare la nostra opportunità puntando ad economie di scala. Chrysler ha rappresentato la risposta alle nostre esigenze”. Una scommessa, prosegue, alla quale nessuno credeva, in quanto si trattava di unire un’azienda in grande dissesto con un’altra che soffriva anch’essa gli effetti di una pesante crisi globale.
Oggi Marchionne racconta di una netta inversione di tendenza: Fca (Fiat-Chrysler) si posiziona al settimo posto dell’industria automobilistica mondiale, dietro solo alla Ford. Dai 27 miliardi di fatturato Fiat nel 2004 (di cui il 92 per cento in Europa), ed una produzione di sole 900mila vetture l’anno, si è giunti – dopo l’integrazione con Chrysler – ad un fatturato di 87 miliardi, con una presenza sui mercati molto più equilibrata con Europa e Brasile che pesano il 20 per cento ognuno e il Nord America oltre la metà.
Ambiziosi gli obiettivi che il presidente di Fca intende raggiungere nel prossimo quinquennio. Anzitutto un fatturato di 130 miliardi e una presenza maggiormente significativa in Asia. “Anche per il cambiamento della Fiat abbiamo scommesso su un gruppo di giovani, persone nuove, che hanno accettato la sfida che sembrava impossibile”. Quale il segreto del successo? “Dietro i nostri successi ci sono persone libere dalle gabbie del passato e delle abitudini, capaci di andare oltre il conosciuto e di rovesciare il tavolo ogni giorno”.
È un invito a muoversi per creare potenzialità e rompere il circolo vizioso dell’inerzia, quello che Marchionne rivolge all’Italia e soprattutto ai giovani presenti al Meeting. Punta forte sulle motivazioni, il manager. “Il futuro dipende da noi stessi, dobbiamo smettere di aspettare il miracolo. Diventate voi stessi promotori del cambiamento che volete vedere nella società”.
Il presidente di Fca non ha trascurato neppure la politica italiana ed europea, richiamando l’urgenza di intervenire al più presto per colmare il divario competitivo che separa il nostro paese dalle altre nazioni europee. “Abbiamo passato vent’anni a far finta di fare riforme – dice Marchionne – siamo stati noi il nostro più grande nemico”. E parlando di Renzi riconosce che “ha di fronte a sé un ruolo arduo e ingrato. Nei pochi incontri privati, l’ho incoraggiato a proseguire il suo programma riformatore senza curarsi del clamore e degli attacchi”.
Non sono mancate perplessità riguardanti il futuro dell’Europa. “La mancanza di un governo centrale ha reso l’unione monetaria incompiuta e vulnerabile” aggiungendo poi che “divieti e sanzioni del Trattato di Maastricht non sono stati sufficienti a impedire che alcuni paesi deviassero dagli obiettivi”. Sulla Bce “i poteri assegnategli sono stati troppo limitati, ridotta a fare la sentinella dell’inflazione”. I Paesi dell’Unione – prosegue – devono decidersi se sono disposti a garantire un futuro all’Europa, creando un’unione non solo monetaria, ma anche fiscale e politica.
Marchionne infine condivide con il pubblico la domanda che lo accompagna quando chiude le sue giornate: “Sono riuscito a migliorare le cose, rispetto a come le avevo trovate questa mattina?”. E conclude augurando al popolo del Meeting di porsi la stessa domanda e di essere in grado di rispondere “sì” il più spesso possibile.
(F.R., A.S.)

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