“Questo incontro vuole essere un grande abbraccio da parte di tutti noi al beato Giovanni Paolo II – così Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione, ha presentato l’incontro su Karol Wojtyla nella sala A3 alle ore 11.15. “Papa Wojtyla – ha continuato – ci ha testimoniato con la sua vita che cosa può diventare un uomo se si lascia trascinare, afferrare dall’incontro cristiano”.
Josef Dabrowski, presidente nazionale dell’associazione dei ferrovieri cattolici in Polonia, ha ripercorso la storia di un’amicizia nata in terra polacca e continuata anche quando Karol è diventato papa e come questa amicizia ha cambiato la sua vita. Dabrowski si domandava con la moglie “Cosa posso fare per aiutare Giovanni Paolo II nella sua missione?”. La risposta a queste domande le dava lo stesso pontefice: “Per essere testimoni di Cristo, bisogna mettersi alla sua scuola, penetrare tutto il suo mistero. Non si può mostrare Cristo agli altri senza stare in ginocchio davanti al Signore”.
“Nella mia vita – ha continuato il relatore – il momento in cui ho imparato l’importanza della preghiera e l’approfondimento della parola di Dio è coinciso con l’introduzione della legge marziale in Polonia il 13 dicembre 1981. Sono stato arrestato come altri oppositori del regime e messo in carcere per cinque mesi. In quel periodo ho avuto il tempo di leggere il vangelo e pregare, e così ho scoperto l’efficacia della preghiera nella vita personale e sociale. In particolare quando sono uscito di prigione e mi hanno licenziato dal lavoro, ho pregato per non cadere vittima della spirale dell’odio, perché l’odio non vincesse nella mia vita”.
Dabrowski ha poi continuato dicendo che l’enciclica Christifideles laici invita i cristiani laici a non abdicare alle loro responsabilità storiche che si fanno sempre più pressanti: “Molti dei mali che coinvolgono i nostri uomini pubblici derivano dal fatto che i politici stanno poco in ginocchio davanti al Santissimo”.
Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, è partito dal punto 13 della Redemptor Hominis nella quale si parla dell’uomo in tutta la sua verità. “Giovanni Paolo II – ha affermato il presule – è stato un grande uomo di cultura perché è sempre partito dall’uomo in carne ed ossa e si è rivolto all’uomo concreto. Non come i nostri intellettuali – è il piccolo spunto polemico – che riflettono sul pensiero degli altri”.
Il papa polacco – ha proseguito il vescovo – aveva capito che la più grande risorsa dell’uomo è l’uomo stesso. “Da grande educatore quale era, ha voluto riaprire il dialogo fra il cuore di Cristo e il cuore dell’uomo, affinché l’uomo ritrovasse la sua umanità autentica e il senso del suo esistere”. Così facendo, papa Wojtyla “ha coinvolto la gente dentro un cammino che faceva penetrare di più il mistero di Cristo”. “Tutta la vita cristiana – ha concluso Negri – è un movimento dell’intelligenza e del cuore dietro Cristo. La Chiesa stessa, come ricordava questo grande pontefice, è movimento in vista della missione che deve compiere nel mondo, al fine di mostrare agli uomini la vita bella di Dio”.