“Tra i 15 e i 34 anni in Italia sono più di due milioni coloro che non vanno a scuola e non lavorano. Si parla sempre di più di emergenza educativa, ma, a livello istituzionale, non si è fatto ancora abbastanza. L’apprendistato in Italia non ha ancora conosciuto uno sviluppo adeguato”. Con questi dati e con queste osservazioni, Dario Odifreddi, presidente della Fondazione Piazza dei mestieri, ha introdotto l’incontro “Giovani e formazione: tutti abili per una vita da protagonisti”. Ha dato quindi la parola al ministro del Welfare Maurizio Sacconi, dopo averlo ringraziato “per una presenza e un’amicizia che dura da anni”.
“I giovani in Italia più che altrove – ha esordito il ministro Sacconi – rappresentano un’autentica emergenza a causa delle elevate possibilità di esclusione dal mercato del lavoro”. Il ministro ha poi affermato che è decisivo “superare la separazione con il mondo del lavoro”, in polemica coi “detrattori di apprendistato e formazione professionale”. “Il Governo – ha detto ancora Sacconi – ha recentemente varato la riforma dell’apprendistato nella forma di un Testo unico snello e comprensibile di 7 articoli, con l’obiettivo di farne il modo tipico di ingresso nel mondo del lavoro, a fasi successive”. Il ministro ha osservato che “il sistema formativo esistente ha finora manifestato scarsa considerazione, se non addirittura disprezzo, nei confronti del lavoro manuale e delle sue potenzialità conoscitive”, ed ha concluso il suo intervento ricordando il Piano di occupabilità dei giovani promosso dal suo ministero insieme ai ministri Gelmini e Meloni.
Il secondo intervento ha avuto per protagonista Guido Piccarolo, presidente e cofondatore, a Los Angeles, di “Habilitation House”, esperienza nata nella primavera del 2008. Piccarolo, insieme alla collega Nancy, lascia un invidiabile lavoro alla Walt Disney Company per creare e gestire opportunità di lavoro per persone con disabilità mentali e fisiche. “All’inizio del 2009 – racconta – abbiamo assunto i primi tre ragazzi con disabilità mentali”; poi l’iniziativa si è allargata ai soldati reduci dalle guerre in Iraq ed Afganistan, con depressioni acute. “Oggi, dopo tre anni dalla fondazione, abbiamo nove dipendenti, di cui sette giovani con disabilità mentali e 40 reduci di guerra, giovani e meno giovani, che stiamo formando”. “Sto scoprendo – ha affermato Piccarolo – che ciò che li ‘blocca’ nella vita non è innanzi tutto il limite fisico e mentale, ma l’assenza di uno sguardo e di un abbraccio alla loro umanità come Dio ci guarda e ci abbraccia. Abilità e protagonismo nascono dalla certezza e dal giudizio di essere voluti e amati”.
La parola è passata infine a don Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani. Il moderatore Odifreddi l’ha introdotto dicendo: “Tutti ci sentiamo debitori del grande carisma di don Bosco”. “Il vostro essere qui tanto numerosi – ha iniziato Chávez – è segno che nutrite nel cuore una passione educativa; che avete voglia di riflettere su una delle tante risposte da dare ai giovani: la formazione professionale, da molti purtroppo considerata scuola di basso profilo, che non riserva prestigio a chi vi lavora”. In una società della conoscenza come quella italiana, ha affermato il relatore, credo che si debba apprezzare l’obiettivo educativo, culturale e sociale di offrire a tutti i giovani, fino all’età di 16 anni, percorsi obbligatori di istruzione e formazione, nella prospettiva di acquisire un diploma di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale entro il diciottesimo anno di età. “Ma nello stesso tempo credo sia limitante – ha aggiunto Chávez – obbligare tutti a seguire un medesimo percorso, senza alcuna libertà di scelta per i giovani e le loro famiglie, nel rispetto delle attitudini, dei vissuti talora sofferti, delle capacità e dei talenti di ciascuno”.