Georgia: Paese di oro e di fede. Identità e alterità nella storia di un popolo

Press Meeting

La Georgia è la protagonista assoluta dell’incontro alle ore 15 in sala Illumia B1.
Partecipano Marilyn Kelly-Buccellati, professoressa emerita alla California State University di Los Angeles e direttore del Progetto Archelogico Mozan/Urkesh, David Lordkipanidze, direttore del Georgian National Museum, Georgia e Marco Rossi, docente di Storia dell’Arte medievale e direttore della Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Andrea Simoncini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze. Dopo aver ringraziato la platea per la partecipazione, il docente presenta brevemente la mostra che il Meeting 2016 dedica alla Georgia, facendo un riferimento all’intervento di questa mattina del presidente Mattarella e al suo caloroso invito di “apertura” verso gli altri popoli, che è il tema di quest’anno del Meeting: “Tu sei un bene per me”.

Simoncini passa la parola a Marylin Kelly Buccellati, che insieme al marito Giorgio è una protagonista da anni della manifestazione riminese. La docente emerita sottolinea la fortissima coesione sociale del popolo georgiano, con una storia millenaria alle spalle. “Lo scopo della mostra è rispecchiare la mia personale impressione della Georgia” ha detto la docente. “Sono convinta che potrà avere un forte impatto sui visitatori”. Mostrando alcune slide, in particolare della cattedrale di Mtskheta a Svetitskhoveli, la docente ha proposto un paragone tra il paesaggio montuoso georgiano e quello italiano delle Alpi, per poi sottolineare l’importanza dei ritrovamenti d’oro nella regione, insieme alla grande capacità tecnica e artistica dell’oreficeria georgiana.

Ma è il momento della conversione la chiave di volta della mostra, che dimostra la profonda coerenza della cultura georgiana, rimasta fortemente improntata dalla fede anche oggi. A colpire è soprattutto l’eleganza dei testi proposti nell’esposizione. Buccellati intende il passaggio al cristianesimo come “un corridoio concettuale”, un momento di transizione che nella mostra è concretamente rappresentato da un brano musicale composto per l’occasione da Enzo Sartori e con le parole di una poetessa georgiana.

L’intervento della docente si chiude con le immagini del complesso architettonico di due chiese georgiane dedicate a S. Giorgio e S. Niccolò con il relativo campanile. Le immagini sono connotate da un forte realismo e naturalismo. Ad esempio, lo smalto di san Giorgio con la rappresentazione della lotta dinamica tra il drago cattivo e il santo esprime il senso di realismo dell’arte georgiana, come anche la pittura dell’arcangelo Gabriele nell’Annunciazione: “Tutto il creato attende, Maria, la tua risposta: e anche noi la attendiamo”.

È la volta di David Lordkipanidze. Al centro del suo discorso, il direttore mette in primo piano le aspirazioni europee della Georgia, paese cristiano, multiconfessionale e multietnico. Dopo aver illustrato la centralità della Georgia nella storia dell’evoluzione umana per i suoi molti siti e reperti archeologici, Lordkipanidze incoraggia i presenti a visitare la mostra soprattutto per i manufatti d’oro che sono esposti e che si collegano al mito del vello d’oro di Giasone. Il messaggio principale che il relatore vuole trasmettere è che la ricerca può contribuire allo sviluppo dell’arte, della scienza e della conoscenza settoriale: “Abbiamo trasformato i musei ex-sovietici, creato mostre e centri educativi per costruire una maggiore democrazia”. Il direttore del museo nazionale georgiano conclude l’intervento mostrando un’immagine di un gruppo di ragazzi in fila per un museo: “Creare un nesso tra aspetti storici e la popolazione e tra la cultura e la scienza è l’antidoto a qualsiasi forma di estremismo. I musei sono un bene per le generazioni future”.

Per ultimo prende la parola Rossi: “La conoscenza con l’altro, in questo caso il popolo georgiano, è educazione all’alterità: il Tu si impone alla riflessione e all’attrattiva”. Il docente si sofferma in primo luogo sulle rappresentazioni delle croci nelle chiese georgiane: il modello a croce è simbolico perché rappresenta la gloria di Cristo e anche di Maria, in profondo dialogo con il suo mistero. La croce è il trofeo della vittoria di Cristo. In conformità con la tradizione paleocristiana, nell’arte religiosa georgiana viene rappresentata la dimensione gloriosa di Maria: una Madonna che ha vinto il mondo con l’offerta di sé, circondata dagli arcangeli. Così l’immagine della Vergine si è diffusa nelle chiese di Ghelati, Cefalù e Kiev. Nella storia dell’arte orientale e occidentale, afferma Rossi, serve una lingua franca che aiuti la reciprocità tra culture diverse è la Georgia ne è un esempio. Simoncini chiude l’incontro sottolineando lo scopo principale della mostra: “L’altro ci s’impone con la sua alterità, ma con il tempo e la pazienza l’altro può diventare un bene”.

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