Formarsi per crescere
In collaborazione con Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà
Rimini, 22 agosto 2023 – Esponenti di vari partiti che fanno riferimento all’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà si sono ritrovati per parlare di un tema decisivo per le imprese: la formazione dei propri dipendenti. Nel solco di numerosi incontri sul lavoro già proposti nelle edizioni passate del Meeting per l’amicizia fra i popoli, ci si è confrontati sulla necessità per ogni azienda di investire nel capitale umano, per potersi assicurare sviluppo e nuove opportunità, e su come la politica possa e debba favorire questo.
Coordinati da Giovanni Mulazzani, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche Università di Bologna, si sono alternati nella comunicazione: Giovanni Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato PwC Italia, società che fornisce servizi di revisione, consulenza strategica, legale e fiscale alle imprese; Chiara Braga, presidente del Gruppo Partito Democratico alla Camera; Massimo Garavaglia, senatore, presidente della Commissione Finanze e Tesoro, Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione; Ettore Rosato, deputato al Parlamento italiano, Azione – Italia Viva – Renew Europe; Maurizio Lupi, presidente Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà.
Sollecitato da alcune provocazioni di Mulazzani, Toselli è subito intervenuto per fornire un quadro della situazione delle imprese oggi: l’accelerazione tecnologica post-Covid comporta necessariamente per tutti l’evolversi delle competenze in questo campo, anche nei processi di produzione. Il sistema di istruzione fornisce soft skills, ovvero competenza ad imparare per tutta la durata della vita, flessibilità intellettuale, e l’impresa interviene per fornire competenze di merito e tecniche che devono poter evolvere nel tempo. Dobbiamo tutti entrare nella logica che non finiremo mai di imparare, anche se «alcune statistiche dicono che gli adulti sopra i 45 anni sono convinti di essere arrivati al termine della loro formazione, di avere già imparato tutto». Occorrono un salto culturale e un conseguente investimento, che non può poggiare però interamente e solamente su individuo e impresa, ma deve diventare un onere, un compito per l’intera collettività. Bisogna trovare meccanismi in grado di coniugare investimento e interesse, in una logica di superammortamento e beneficio fiscale, così che tutte le imprese, anche quelle piccole, possano sostenere i costi della formazione senza rinunciare alla produttività. Anzi «persone così preparate saranno in grado di adeguarsi di più ai cambiamenti e in questo senso favoriranno l’aumento di produttività a medio e lungo termine».
Da questo punto di vista l’attenzione della politica deve essere massima, ma in che modo? Braga, Garavaglia e Rosato concordano sostanzialmente su parecchi aspetti. Innanzitutto la centralità della alleanza scuola-lavoro: occorre rafforzare il rapporto, continuare ad investire, portando ad esempio a compimento il percorso degli Istituti Tecnici Superiori, rispetto al quale mancano tuttora decreti attuativi. Braga sottolinea anche come il Patto Formazione 4.0 non sia stato rifinanziato, e questo è un male, soprattutto per le piccole e medie imprese che sono quelle che soffrono di più. Aggiunge quanto sia decisivo trovare strumenti nuovi che permettano di affrontare le due transizioni emergenti, quella digitale e quella ambientale. Oggi in Italia solo il 46% della popolazione possiede competenze digitali di base, e non possiamo permetterci di perdere terreno nel contesto internazionale. Occorre che la politica «faccia uno sforzo di immaginazione» affinché una economia matura come la nostra non sia spazzata via.
Alcune proposte vengono avanzate ex novo da Garavaglia: accorciare di un anno il percorso di scuola superiore per i diplomati; creare un liceo infermieristico che inserisca velocemente nella sanità personale a tutt’oggi mancante. E infine, sulla scorta di una esperienza compiuta in Lombardia, dotare di “zainetto differenziato” gli studenti di quei percorsi scolastici che assicurano immediatamente lavoro.
Anche Rosato concorda sulla necessità di rinforzare il nesso formazione scolastica-formazione di impresa, con una nota di attenzione in questo senso: «La formazione non serve solo per lavorare, ma per acquisire strumenti che permettano di affrontare la vita con le sue sfide». Ecco perché occorre guardare non solo alla scuola, ma a tutte le agenzie educative che aiutano a crescere: esse «vanno sostenute nell’orizzonte di un percorso di crescita globale», non disperdendo le risorse a disposizione. Inoltre a proposito degli ITS «bisogna capire quali professionalità occorrono» anche per risolvere quel mismatching tra domanda e offerta di lavoro oggi evidente in Italia, con un tasso di disoccupazione a doppia cifra.
L’incontro viene chiuso da Lupi, interpellato dal moderatore su due questioni rilevanti: una valutazione sul lavoro dell’Intergruppo in questi venti anni (proprio quest’anno la ricorrenza!); e infine un cenno alla proposta di legge in Parlamento che equipara l’investimento sul capitale umano a quello sui macchinari. Sul primo tema Lupi, tornando alle origini dell’esperienza, afferma come sia stupefacente che partendo da una “parte” ciascuno sia stato in realtà costruttore di una amicizia connotata da accoglienza e volontà di vero dialogo, nel tentativo di identificare punti in comune e fare un percorso insieme. Un esempio virtuoso e fortunato di ciò è stata la proposta del 5×1000: non era una misura urgente, ma è stata di fatto una vera e propria rivoluzione culturale. «Nella responsabilità di aiutarci a costruire un futuro e dare una prospettiva ai nostri giovani, sono due le sfide che avvertiamo ora urgenti». Quella formativa-educativa è la prima, nella scuola e nell’impresa, perché la persona attraverso una educazione permanente possa affrontare le sfide sempre nuove della realtà. La seconda può essere così sintetizzata: «La persona vale o più o meno della macchina?». Una comunità, un paese quale priorità si dà? Impresa 4.0 ha aiutato in questo senso, permettendo di ammortizzare nei bilanci gli investimenti in formazione: occorre continuare in tal senso, in questo 2023 proclamato anno europeo delle competenze. Grazie quindi anche al Meeting, luogo di accoglienza e di dialogo vero, che permette, offre e valorizza punti e occasioni di collaborazione.
(A.S.)