FINE O STRUMENTO? LA FINANZA PER LO SVILUPPO.

Press Meeting

La finanza suscita per lo più impopolarità, specialmente quando avvengono fenomeni preoccupanti come ultimamente la crisi dei mutui immobiliari negli Stat Uniti. Nell’opinione comune, è ritenuta più come appropriatrice che creatrice di ricchezza per lo sviluppo di popoli e società.
Così nei momenti di generale tensione si invocano provvedimenti repressivi o immediati interventi correttivi da parte delle Autorità nazionali o monetarie, le quali spesso non conoscono adeguatamente le ragioni dei fenomeni che dovrebbero affrontare. Da queste considerazioni ha preso il via l’incontro tra Alberto Quadrio Curzio, dell’Università Cattolica di Milano, Roberto Mazzotta, presidente della Banca Popolare di Milano, Domenico Siniscalco, direttore di Morgan Stanley International e Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol. L’incontro è stato coordinato da Cino Ripani, responsabile dei servizi finanziari di Compagnia delle Opere.
Quadrio Curzio ha ribadito la centralità del rapporto tra Istituzioni, Società e Mercato come essenziale per qualificare la finanza come strumento di sviluppo.
Per Roberto Mazzotta, il controllo dei fenomeni finanziari, specialmente per la tutela delle fasce più deboli dei consumatori, dovrebbe portare ad introdutrre nuove forme, le cosiddette “sanzioni reputazionali”, che contribuirebbero a diffondere una cultura di maggiore responsabilità negli operatori finanziari, e specialmente la consapevolezza che attraverso la loro attività passa anche lo sviluppo della società.
Dal suo punto di vista di osservatore internazionale, Domenico Siniscalco ha dapprima ribadito che la finanza è strumento di sviluppo proprio perché permette spostamenti di flussi di ricchezza nella continua dinamica tra esigenze e disponibilità del mercato. Ha aggiunto che essa oggi è figlia della globalizzazione e che non è facile regolare preventivamente i possibili comportamenti, proprio per la contunua modificazione della realtà socio-economica. Oltre a interventi delle autorità monetarie, di pronta risposta ai fenomeni, è auspicabile esigere una maggiore trasparenza dell’attività finanziaria. Occorre maggiore informazione sui prodotti offerti al pubblico, ma anche educare alla prudenza e all’attenzione i consumatori, ancora troppo sensibili a promesse di facili guadagni in tempi brevi.
Pierluigi Stefanini, richiamandosi al principio di sussidiarietà e al metodo cooperativistico, ha auspicato l’avvio di forme di autoregolamentazione tra tutte le imprese che operano nel settore finanziario, e una maggiore consapevolezza dell’importanza del loro ruolo per lo sviluppo dell’economia, specialmente verso le piccole e medie imprese .
Ancora in tema di controlli, e in relazione alle vicende recenti, il prof Quadrio Curzio ha suggerito la costituzione di un organismo appropiato, a livello sovranazionale, per il settore del rating, sull’impronta dell’OCSE, che, in base ad analisi autorevoli, esprima pronunciamenti di moral suasion verso gli operatori per una maggiore sicurezza dei consumatori.
Infine, a proposito dell’opportunità di un maggior dimensionamento delle imprese italiane, la possibilità di offrire finanziamenti a medio e lungo termine è certamente una delle condizioni perché questo processo si compia. “Occorre tuttavia che anche le banche, specialmente quelle a valenza territoriale, si adeguino in tal senso – ha aggiunto Mazzotta – attraverso una loro più consistente capitalizzazione”.
M.B.
Rimini, 22 agosto 2007