Matteo Fedeli, ovvero l’Uomo degli Stradivari, in un duetto ricco di sentimenti con Andrea Carcano
Era proprio uno Stradivari originale quello che il maestro Matteo Fedeli ha fatto cantare per il pubblico del Meeting di Rimini durante la serata del 21 agosto. “Cantare”, abbiamo detto, non “suonare”: perché il nobile strumento risuonava come una voce sotto le prodigiose mani del maestro, che sono state ancora di più esaltate dalla obbediente e dolce armonia del pianista Andrea Carcano.
I PROTAGONISTI
Matteo Fedeli è musicista dalla brillantissima carriera internazionale, protagonista dell’iniziativa “Uno Stradivari per la Gente” che lo ha visto interprete nelle sale da concerto e nelle più belle basiliche italiane con i migliori Stradivari mai costruiti al mondo (“sono strumenti così preziosi ed unici” aveva ricordato nel pomeriggio, “che possono raggiungere la quotazione di oltre 15milioni di euro”), iniziativa che dichiarerà alla fine del concerto aver segnato di più la sua vita musicale. Carcano, anche lui musicista con una eccellente carriera da solista, ha accompagnato il violinista in questo importante progetto realizzato con la collaborazione di Bayer. “Per noi è un tentativo di diffondere la grande musica verso le persone attratte dalla cultura, come il popolo del Meeting”, ha affermato Daniele Rosa, promotore della magnifica iniziativa.
IL CONCERTO
Il concerto si è svolto in un’alternanza di diversi umori, ritmi ed armonie accompagnati da un suggestivo gioco di luci diffuse proiettate sullo schermo. Perfettamente a suo agio sul palco, Matteo Fedeli ha saputo comunicare grande capacità solistica sin dall’inizio con “The Fiddler on the Roof” di John Williams, tratto dal noto musical, ma ha trasmesso anche intensità con lo scherzo dalla “Sonata FAE” di Brahms, drammaticità con “Melodia Ebraica” di Joseph Achron, poi seducente energia con “Spanish Dance” di Manuel De Falla. Brani in cui il maestro Carcano ha saputo magistralmente servire il solista. Come se non bastasse il pianista ha tirato fuori dal suo repertorio da concerto l’“Elegia n.2, All’Italia” di Ferruccio Busoni, con cui ha trasportato il pubblico tra l’ondeggiare, prima dolce poi aspro, di una barca sul mare. Il pianista ha espresso anche spirito e scioltezza interpretando gli “Studio su Fascinating rhythm di George Gershwin” firmati da Earl Wild. Fedeli e Carcano hanno poi ripreso la scena insieme con un brano leggendario di Camille Saint-Saëns, la “Dance Macabre”, quasi “dipingendo” con l’archetto dello Stradivari e con le mani dell’accompagnatore, immagini di scheletri e folletti ballanti.
FINALE: DA BELA BARTOK AL VOLO DEL CALABRONE
Il maestro, verso la fine del concerto, ha voluto dare voce anche alla profondità del suo Stradivari “ex Bazzini” ricordando per il suono un altro “Uomo degli Stradivari”: David Oistrakh. Lo ha fatto con “Cantabile” di Niccolò Paganini. “Il violino Stradivari del 1730 – rivela Fedeli al pubblico – venne costruito nella bottega di Antonio Stradivari verso gli ultimi anni di vita del mastro liutaio con un grande contributo del figlio Omobono. Il violino Stradivari ha un segno particolare: dopo 40/50 anni lascia una striatura come di fiamma alla base a causa dell’ossidazione dell’ultima mano di vernice. Antonio non avrebbe mai potuto vedere questo segno spiccato, ma io dico che lo sapeva!”.
I due musicisti hanno concluso l’emozionante serata con “Danze Rumene” di Bela Bartok, danza eseguita in modo affascinante: strascicata a tratti e molto marcata in altri. Tra un brano e l’altro Fedeli ha fornito brevi introduzioni, giusto quel che bastava per contestualizzare e aiutare a comprendere i significati. Il pubblico numeroso ha sostenuto i due musicisti con caldi applausi, quel tanto che basta per indurli a eseguire due bis: il primo, (“Liebesleid” di Fritz Kreisler toccante, romantico, come un appassionante legame di amore con il pubblico: un vero e proprio “Stradivari per la Gente” con cui ha voluto affermare quel “bene” del titolo del Meeting. Infatti, il concertista aveva ribadito il concetto anche a parole poc’anzi regalando un ponticello in legno d’acero a Daniele Rosa che lo ha subito dedicato al pubblico). Il secondo, invece, è stato un esilarante “Volo del Calabrone”: 720-730 note in 1 minuto. Cose emozionanti che capitano quando c’è uno Stradivari sul palcoscenico.