Giuseppe De Carli, noto vaticanista della Rai, è presentato da Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano, come “artefice di quel giornalismo che non è grigio e politically correct, né fazioso, ma è vero”. De Carli, di ritorno da Colonia, dove ha partecipato per la Rai alla Giornata Mondiale dei Giovani con Papa Benedetto XVI, ha presentato il suo nuovo libro (“Fare la verità nella carità. Da Joseph Ratzinger a Benedetto XVI”) edito dalla Ares.
L’ instant book, come l’ha definito l’autore, contiene l’intervista che l’allora Cardinal Ratzinger gli rilasciò a pochi mesi dalla sua elezione e i primi discorsi da Pontefice. L’intervista nacque “dall’impresa titanica” di De Carli e della sua squadra di incontrare per la Rai tutti i cardinali sotto gli ottant’anni e interrogarli “sui temi della fede”. “Pensavamo che una volta intervistato Ratzinger, tutti gli altri avrebbero accettato: e così è stato”. “Abbiamo intervistato 110 cardinali sui 115 che hanno poi partecipato al conclave”. Il libro di De Carli serve “per iniziare a capire il personaggio Ratzinger”. “Molti, dopo i primi cento giorni, si sono affrettati a stilare già un bilancio”, e si sono chiesti se, di fronte ai 45mila fedeli che mediamente assistono agli angelus domenicali e al milione di giovani giunti a Colonia, il Papa non subisca “l’effetto Wojtyla”. Effettivamente in questi ultimi mesi San Pietro non sembra più la sede del Romano Pontefice, ma il “santuario” di Papa Giovanni Paolo II, visti i 50 mila fedeli che mediamente visitano ogni giorno la sua tomba. Ciò però “non basta a spiegare il successo di Colonia: c’è il desiderio di qualcosa di assoluto”. Papa Ratzinger sembra averlo interpretato molto bene, mostrando “come sia possibile conciliare le espressioni popolari del cattolicesimo con le esigenze teologiche”. “Papato riformatore o di transizione? Il Papa è sempre successore di Pietro, mai il successore del suo predecessore: il modello è il Principe degli Apostoli, è con lui che occorre paragonarlo”. L’autore ha poi ricordato come Benedetto XVI sia “diverso dal teologo che faceva il Prefetto per la dottrina della fede”, perché “in lui sta lavorando lo Spirito Santo, e non si sa dove lo porterà”. Confessa infine De Carli: “qualche volta mi sembra di sentire Sant’Agostino per la profondità dei concetti e la chiarezza che esprime”. Concetti e chiarezza che esprimono una preoccupazione più sottile di quella che aveva Giovanni Paolo II: “il mondo non solo vive come se Dio non esistesse, ma anche come se la Chiesa non esistesse”. Conclude il noto vaticanista: “Un pensatore medievale disse che siamo come nani sulle spalle di giganti, che riescono a guardare lontano: anche noi oggi ci sentiamo sulle spalle di un gigante”.
M.F.
Rimini, 23 agosto 2005