A undici anni dalla morte di Eugenio Corecco, Vescovo di Lugano , un libro raccoglie gli scritti e illustra la sua figura di presbitero, educatore e studioso di diritto canonico. L’opera, curata dal sacerdote Ernesto William Volontè per le Edizioni Santagalli, è stata presentata al Meeting di Rimini in un incontro con la partecipazione di S.E. il Cardinale Christoph Schonborn Arcivescovo di Vienna.
L’autore ha ricordato di Corecco la grande paternità e l’affezione pastorale unite alla rigorosità di studioso. Dalla vita quotidiana egli coglieva gli spunti per la sua azione, senza ricorrere a particolari programmi ma curando piuttosto i rapporti personali.
Particolarmente attento alla formazione dei nuovi preti puntava a portare in Diocesi il Seminario. Con lui prese corpo l’istituzione a Lugano della facoltà teologica, intesa come luogo di completamento di una scelta vocazionale già matura .Quando la facoltà fu istituita, Mons. Corecco aveva già iniziato un periodo di grande sofferenza, in cui si verificarono le espressioni più alte del suo magistero e della sua paternità ecclesiale, specialmente con l’aggravarsi della malattia e l’avvicinarsi della morte.
Nel suo intervento il Cardinale Schonborn ha iniziato ricordando la sua profonda amicizia con Mons. Corecco , il periodo di comune insegnamento alla facoltà teologica di Friburgo e le aspirazioni condivise per la realizzazione di un nuovo Seminario europeo, che avrebbe dovuto caratterizzarsi per una formazione su base non prevalentemente accademica: idea appoggiata – ha sottolineato – anche da Von Balthasar e dall’allora Cardinale Ratzinger.
Un altro momento che il Cardinale ha voluto ricordare risale al 1983, quando venne pubblicato un progetto di nuovo codice di diritto canonico. Mons. Corecco, esperto della materia, nutriva parecchie critiche nei confronti di quel testo. Invece di farne un caso pubblico attraverso esternazioni, per quanto autorevoli, scelse di inviare in Vaticano un documento incisivo con una serie di rilievi. Papa Giovanni Paolo II apprezzò lo spirito di lealtà e di non contestazione che vi era in quel gesto. Invitò Mons. Corecco a venire a confronto con i canonisti autori del progetto, assicurandogli spazio effettivo di dialogo con essi. In seguito il Papa restò in grande amicizia con lui e pregò molto quando seppe che si aggravava la malattia , che lo avrebbe portato alla morte nel marzo del 1995.
Infine, per sottolineare la grande affezione del Vescovo verso la sua Chiesa, il Cardinale Schonborn ha ricordato che negli ultimi giorni di vita, durante una sua visita, Mons. Corecco gli chiese il sacramento degli infermi e dopo averlo ricevuto, pur con grande fatica, volle recarsi nel duomo di Lugano per rivolgere ai molti giovani convenuti parole di grande paternità .
Particolarmente significativo anche l’intervento di Mauro-Giuseppe Lepori, diventato prete sotto la guida di Mons. Corecco, poi monaco e ora abate benedettino. Il Vescovo di Lugano – ha ricordato – definiva la vocazione cristiana come l’innesto di una pianta, che dunque cambia il senso della vita.
Stare davanti al Padre come Gesù sulla Croce: la sequela della vocazione è ciò che conta, ha sottolineato l’abate. Negli ultimi tempi dell’esistenza di Corecco, si percepiva come la vita fosse venuta a coincidere con la sua vocazione . “Ciò che vive è già perfetto e la fecondità di ciò è incredibile “, aveva detto di lui Don Giussani.