Energie rinnovabili per gestire l’inevitabile cambiamento climatico

Sofia Bronzetti

APPROCCI INTEGRATI, STRUMENTI ED ESPERIENZE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO AL CENTRO DI UN VIVACE DIBATTITO A PIÙ VOCI

 

Rimini, 19 agosto – Il cambiamento climatico è un fenomeno che, fino a poco tempo fa, non potevamo toccare con mano. Oggi, invece, è un avvenimento tangibile. Lo vediamo con i nostri occhi e il mondo dell’informazione ne parla costantemente, lo scioglimento dei ghiacciai, le estati sempre più calde, le piogge torrenziali che causano danni irreparabili alle nostre città e non solo. È notizia di oggi la morIa di salmoni in Alaska causata dal caldo eccessivo. «Cosa possiamo fare per prima cosa? Preoccupiamoci», ha detto Alessandro Galimberti durante l’incontro tenutosi in Arena Internazionale A3 durante il quale sono intervenuti anche Marco Margheri, presidente World Energy Council – Italia, Francesca Oliva, di Avsi, Roberto Zoboli, professore di Politica Economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Stefano Signore, capo unità per Energia sostenibile e Cambiamento climatico, Commissione Europea Dg Devco.

Preoccupiamoci perché i cambiamenti climatici riguardano da vicino tutti noi e, per questo motivo, fermarli è una nostra responsabilità. Ma fino ad oggi quali impegni sono stati presi? Come ha ricordato Margheri, l’Accordo di Parigi del 2015 è solo un primo passo verso la riduzione di emissione di gas serra, ma non basta. «Le nostre società oggi non sono sulla strada giusta e non stanno esprimendo tutto il loro potenziale». Potenziale che invece potrebbe dare forma a un futuro migliore grazie all’utilizzo delle energie rinnovabili, non solo per uno sviluppo sostenibile ma anche umano. L’energia è infatti un elemento fondamentale, un diritto che apre le porte a un ventaglio di altri diritti quali, ad esempio, la sanità e l’educazione. Il quadro all’interno del quale produciamo energia deve però cambiare, innanzitutto puntando sulle rinnovabili, poi costruendo fonti di energia vicino alle persone e non più centralizzate, in modo da creare un legame tra centro e periferia e, infine, tendendo verso approcci sempre più integrati.

Integrazione è stata una delle parole chiave dell’incontro non solo per il riferimento al fatto che l’energia tradizionale non può, per ora, essere messa totalmente da parte ma anche perché esistono paesi come l’Africa ricchissimi di risorse ma dove milioni di persone non hanno ancora accesso all’energia elettrica. Per un continente tanto straordinario quanto privato molto spesso delle sue ricchezze dalle grandi potenze mondiali, Francesca Oliva ha espresso la sua speranza per un «modello di partenariato tra pubblico e privato dove il privato possa portare a piccole comunità modesti impianti per le energie rinnovabili». Sarebbe infatti importante sviluppare soluzioni nei contesti rurali spesso dimenticati dove, anche con poca energia, piccole comunità  potrebbero rivoluzionare il proprio modo di vivere. In più bisogna ricordare che qualsiasi sviluppo che non includa le persone non può andare avanti. Per questo motivo è importante coinvolgere in primis le stesse comunità per una cooperazione allo sviluppo che le veda protagoniste. Per quanto riguarda l’Africa allora è necessario sì investire ma sempre pensando alle necessità del luogo e delle singole persone. Questo comporta ascolto, educazione, formazione, sensibilizzazione ma soprattutto partnership con realtà imprenditoriali locali.

(C.B.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

 

Scarica