Aver rispetto della natura, risanare l’ambiente e prevenire altri danni all’ecosistema non sono soltanto una questione di responsabilità sociale ma anche un’occasione di business. Su questo, nel pomeriggio, in sala C1 Siemens, sono stati d’accordo imprenditori come Andrea Illy, presidente di Illy spa, Roberto De Santis, presidente del Conai (consorzio nazionale imballaggi), Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, Antonio Turicchi, presidente di Alstom Italia, specializzata nella produzione di infrastrutture e servizi per il trasporto ferroviario. Quattro personaggi che, insieme al moderatore Robi Ronza, si sono confrontati, con proposte ed esperienze, su come passare dallo sfruttamento alla tutela dell’ambiente.
Gli interventi sono ruotati soprattutto intorno al tema dell’energia. Andrea Illy, con la sua “Fillysofia” è stato il più radicale: l’economia sta collassando, a causa della crescita demografica e di una produzione di energia che, in due secoli, ha bruciato il carbonio che la natura era riuscita a “sequestrare” in quattro miliardi e mezzo di anni. La soluzione? “Passare completamente alle energie rinnovabili – ha proposto l’imprenditore del caffè – privilegiando quella solare. Sarà il boom economico del futuro prossimo, dopo quello dell’informatica. Il sole è la più grande risorsa che abbiamo a disposizione, bisogna sviluppare la tecnologia necessaria per sfruttarla”. Illy, e poi anche Clini, hanno parlato di Desertec, il progetto che userà il sole per arricchire quei paesi in via di sviluppo che per millenni proprio il sole ha impoverito. “Una grande rete lungo le coste dell’Africa del nord, per la produzione di energia elettrica e la desalinizzazione del mare – ha descritto il manager – Acqua ed energia che poi verranno vendute all’Europa”. Questa è la strada per avere, a breve termine, tre risultati decisivi secondo Illy: boom economico, conseguente diminuzione degli abitanti della terra, che si attesteranno intorno ai dieci miliardi, zero emissioni di CO2 in atmosfera.
“La nostra azienda persegue già da tempo un progetto di sviluppo industriale, che deve creare benessere, attraverso un comportamento virtuoso e in armonia con l’ambiente. L’obiettivo – ha spiegato – è quello di migliorare la qualità della vita attraverso quel piacere dei sensi e dell’intelletto quale è da sempre il caffè”. Per questo motivo, l’azienda triestina persegue progetti di sostenibilità in agricoltura (con pratiche agronomiche integrate, per aumentare i profitti senza danni per l’ambiente), nell’industria (doppia certificazione di qualità, installazioni solari, riduzioni di CO2 lungo tutta la filiera) e nella distribuzione, arrivando a dar vita ad una Università del caffè, con master per produttori e commercianti e corsi meno specialistici, frequentati in Italia da almeno 25 mila persone l’anno.
Di sviluppo sostenibile ha parlato anche il ministro Clini, dichiaratosi “fanatico di san Francesco”, secondo cui le stesse multinazionali oggi hanno messo al centro la sostenibilità, approfondendo la ricerca tecnologica per la riduzione dei consumi energetici e delle materie prime. “L’Italia ha grandi possibilità di crescita sui mercati internazionali – ha affermato il ministro – Pensate che la Cina, per depurare le sue acque sotterranee, ha stanziato 50 miliardi di dollari”. La sfida ambientale, dunque, è possibilità di crescita e di sviluppo, al punto che l’Ocse, lo ha ricordato Clini, ha scritto in un suo rapporto che “non c’è possibilità di crescita globale se non ci sarà crescita verde”. “Per calcolare il prodotto interno lordo – ha proseguito l’esponente di governo – ogni paese dovrà tener conto del consumo delle risorse”. Clini, infine, ha contestato che gli incentivi al solare facciano aumentare il prezzo dell’energia elettrica, i cui costi, invece, resterebbero alti a causa di un sistema rigido, dove si produce energia indipendentemente dalla domanda.
L’energia è il settore nel quale si muove l’Alstom, da dieci anni presente in Italia, con tredici siti produttivi, nei quali lavorano 3.500 dipendenti. Il fatturato 2011 è stato di 1,2 miliardi di euro. Il presidente Turicchi ha ricordato che un miliardo e mezzo di persone ancora non ha accesso all’energia elettrica e che la sua azienda sta investendo in progettazione e tecnologia per risolvere i problemi di trasmissione ed integrare le risorse combustibili con quelle rinnovabili. L’altro problema che l’Alstom ha in agenda è la riduzione della CO2, soprattutto quella emessa dai mezzi di trasporto che costituisce il 23 per cento del totale. “Entro il 2015 – ha spiegato Turicchi – 350 milioni di persone vivranno in città con più di dieci milioni di abitanti. Un fenomeno che provocherà grossi problemi di spostamento e che la nostra azienda sta affrontando dedicando risorse ed energia al trasporto su rotaia”. I progetti dell’Alstom prevedono materiali come l’acciaio, la lana e l’alluminio che favoriscono il riciclaggio a fine vita.
Infine il Conai, che si occupa proprio di riciclaggio (quello degli imballaggi) e che è stato istituito nel 2006 con un decreto legislativo. È un organismo che utilizza sei consorzi di filiera, uno per ogni materiale da riciclare: legno, plastica, vetro, carta, acciaio, alluminio, ed interessa un milione e 200mila aziende italiane. Il presidente De Santis ha spiegato che il Conai ha stipulato un accordo quinquennale con l’Anci (l’associazione nazionale dei comuni italiani) per sostenere i costi della raccolta differenziata degli imballaggi e del loro riciclo. Il consorzio l’anno scorso ha riciclato 7,5 milioni di tonnellate di imballaggi, versando ai comuni trecento milioni di euro per maggiori oneri. De Santis ha tenuto a precisare che il Conai non ha fatto scomparire l’iniziativa privata e che il saldo netto fra costi (i finanziamenti erogati dello stato) e benefici per la collettività (riduzione delle discariche, materie prime a disposizione delle industrie) è in attivo e nel 2011 è ammontato ad undici miliardi.
(D.B.)
Rimini, 20 agosto 2012