“EN TI”, IL FLAMENCO IRROMPE AL MEETING

Press Meeting

È ad una folla curiosa, che gremisce i tremila posti dell’arena D3 Superflash, che si rivolge don Emilio Pérez, ideatore dell’opera insieme al ballerino flamenco Luis Ortega, e spiega che l’idea di narrare con il canto e la danza spagnola la vita di Cristo ha avuto origine dalla Giornata mondiale della gioventù di Madrid 2011, occasione della prima rappresentazione. Infatti la fede, afferma Pérez citando Emilia Guarnieri, presidente del Meeting, “ci rende capaci di creare nuove forme di vita per l’uomo e ci rende desiderosi di comunicare e di conoscere, di incontrare e valorizzare”. È appunto il caso del flamenco: la bellezza del ballo dice che l’uomo è relazione, prima di tutto “con qualcosa che viene prima, ‘duende’ nel gergo flamenco, ma io dico in ultima istanza col Mistero infinito”. Prosegue presentando i vari quadri dello spettacolo: Annunciazione, Passione e Morte di Cristo, Resurrezione, ed augurandosi che lo spettacolo “ci permetta di verificare come la fede, per mezzo della concretezza di una cultura, esprime e comunica un significato universale, l’Incarnazione”
È quindi una forte attesa quella suscitata da Perez per questa inusitata performance. L’inizio è soft, con una Annunciazione delicata ed intima, in cui il flamenco interviene solo per poche movenze accennate dalla ballerina solista, che accompagna il canto di una voce femminile fortemente caratterizzata da cadenze andaluse e perfino sefardite.
Grande risalto viene poi dato alla Passione, dal bacio di Giuda fino al grande quadro corale dell’orto degli ulivi. Lo shock dell’accostamento del flamenco, in cui chi balla è abilissimo percussionista, con il dramma umano e divino di Cristo è presto superato, ed il pubblico poco a poco si lascia trascinare nell’atmosfera già annunciata da Pérez, fatta da “forza, intensità e sentimento ed insieme da massimo rispetto e pudore, come richiedono i personaggi”. È proprio questo il punto di forza della compagnia di Luis Ortega, impegnata nell’obiettivo, difficile ma pienamente raggiunto, di condurre il pubblico alle massime vette del ballo flamenco a partire dagli elementi più semplici, sempre efficacemente interpretando il dramma umano e divino.
Particolarmente intenso, a questo proposito, l’assolo in crescendo che rappresenta il grido di Cristo al Padre, urlato con impressionante tecnica ritmica da una croce immateriale resa con poche e rare movenze delle braccia. Ed altrettanto toccante lo Stabat Mater, in cui la sensualità generalmente associata alla danza si piega felicemente ad esprimere il dolore inesprimibile di Maria. La scena poi si fa corale col quadro della deposizione nel sepolcro, reso semplicemente col buio di scena.
Da qui si apre la scena finale, la Resurrezione. Dal buio del sepolcro si affaccia un ritmo di tamburo, simbolo del cuore di Cristo che riprende a battere, e da questo tenue segno si diparte la festa della Pasqua, caratterizzata da costumi luminosi, tanta luce, e dagli accesissimi e festosi ritmi delle alegrìas. In scena la compagnia al completo, arricchita anche da due bambini a simboleggiare l’intero popolo. Non è da meno il popolo del Meeting, che già aveva applaudito a scena aperta nei momenti più intensi o più virtuosistici, e che adesso non può trattenersi da una standing ovation di parecchi minuti.
(Ant.C.)
Rimini, 21 agosto 2012

Scarica