LE BUONE PRASSI DI AVSI E DELL’UNIONE EUROPERA, TRA ISTRUZIONE E POLITICHE MIRATE
Rimini, 21 agosto – Educare per vivere. Educare per ridare dignità alla donna. Educare per guardare al futuro con nuova speranza. Non ci sono alternative a questo sforzo nei paesi in via di sviluppo. È emerso con forza oggi nel corso dell’incontro “Educazione e ragazze: esperienze di women empowerment a confronto”, che si è tenuto nell’Arena Internazionale A3, con la partecipazione di esponenti di realtà impegnate nella cooperazione e dell’Unione europea, in questi giorni presente al Meeting con un’area molto dinamica.
Commentando la video testimonianza di Bangio Ali, Avsi, Social worker a Dadaab, in Kenya, Andrea Bianchessi, anch’egli di Avsi, regional manager Kenya, Burundi, Rwanda e Somalia, ha detto che «La mia collega Bangio è l’esempio di come le persone dovrebbero essere, ossia capaci di accompagnare gli altri. Lei opera a Dadaab, in un campo profughi aperto nel 1992. In quella zona il 50 per cento dei bambini accede alla scuola e il 61 per cento di loro sono maschi. C’è una cultura che porta le ragazzine di 13, 14 anni a sposarsi. Per loro è considerato inutile studiare. All’inizio, si iscrivevano solo uomini ai nostri corsi così abbiamo pensato di promuovere l’iscrizione alle donne ma per fare questo sono necessarie persone come Bangio che incontrano le donne stesse per offrire loro una opportunità di lavoro. Dopo uno scetticismo iniziale, le cose sono andate migliorando. Facciamo tutto questo grazie ad percorso sostenuto dall’Ue».
Chiara Puletti, unità Comunicazione, Commissione europea Dg Devco, ha spiegato che «l’Ue è il più grande finanziatore di sviluppo al mondo, più di Usa e Cina, grazie al 54 per cento degli aiuti umanitari. Ma non facciamo abbastanza perché 31 milioni di ragazze non sono mai andate a scuola mentre il 70 per cento proviene da comunità più svantaggiate. Se aumentassimo un anno di scuola, il salario aumenterebbe del 20 per cento che verrebbe reinvestito nella comunità, creando circuiti positivi. Si avrebbe un impatto nella crescita dei paesi a medio reddito. Ci sarebbe il 49 per cento di decessi in meno, il 64 per cento in meno di spose bambine, il 59 per cento di giovani gravidanze. I problemi sono ancora molti, ma tanto è stato fatto».
Empowerment di donne e ragazze al centro dell’intervento di Rejoice Namale, fondatrice Youth Arise Network in Malawi e Young Leader 2019: «Il nostro obiettivo è promuovere uno spirito imprenditoriale per sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze. In generale, le donne dovrebbero avere voce in capitolo nelle politiche che le riguardano direttamente. Per questo, è indispensabile puntare sull’istruzione. Un ragazzo e una ragazza non devono essere costretti a scegliere tra ricevere un’istruzione di basso livello e la necessità di mantenere la propria famiglia. Un altro aspetto importante è l’educazione sessuale. Ci sono molti giovani vittime di violenza sessuale ma è un tema che raramente viene affrontato ».
Franco Conzato, senior expert della Commissione europea Dg Devco, ha raccontato infine gli sforzi per coinvolgere attivamente le donne nella vita economica e sociale dei paesi in via di sviluppo, con politiche trasversali che vanno oltre l’istruzione».
(C.CAN)
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