Educare alla conciliazione

Redazione Web

Rimini, 23 agosto 2024 – Le religioni favoriscono la pace. Un’autentica religiosità “rende capaci di invitare al dialogo, di superare pregiudizi, di promuovere la collaborazione, di educare alla conciliazione e di aprire alla possibilità del perdono.

Molto atteso e molto partecipato il convegno dal titolo “Educare alla conciliazione” che ha riunito alcune delle figure più influenti del dialogo interreligioso globale e che si è tenuto alle ore 21:00, nell’Auditorium isybank D3 della Fiera di Rimini.

Presenti Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, segretario generale della Lega Musulmana Mondiale, e S.Em. Card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna. L’incontro è stato introdotto da Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS. L’incontro è stato moderato da Wael Farouq, professore di Lingua e Letteratura araba presso l’Università cattolica del Sacro cuore.

Il convegno ha avuto il sostegno di Isybank, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della rivista Tracce.

La riconciliazione: una conversione interiore

Bernhard Scholz apre direttamente sul tema della riconciliazione in un mondo sempre più frammentato e segnato da conflitti. Ha ricordato come la riconciliazione non sia un processo che possa essere imposto dall’alto, ma richieda una profonda conversione interiore, una trasformazione del cuore. «Non sono imposizioni dall’alto che portano alla riconciliazione, ma una conversione che va testimoniata e curata», ha affermato Scholz, evidenziando il ruolo fondamentale dell’educazione nel promuovere una cultura della pace e del dialogo.

Il tema della riconciliazione e il suo approfondimento è cogente ancor più nel contesto attuale viste le frammentazioni sociali e religiose in pericoloso aumento. Scholz ha poi ricordato la situazione internazionale, con i numerosi conflitti in corso, e ha richiamato l’attenzione sull’importanza di affrontare queste sfide attraverso il dialogo e la cooperazione reciproca. Ha evidenziato come il Meeting di Rimini, con la sua lunga tradizione di promozione del dialogo interreligioso, rappresenti un esempio concreto di come sia possibile costruire una società più giusta e inclusiva.

Il valore etico alto della riconciliazione

Nel suo intervento, purtroppo da remoto, Al-Issa ha parlato della riconciliazione come fondamento per la stabilità sociale e globale: «La riconciliazione è un valore morale alto e nel nostro mondo abbiamo un grande bisogno di riconciliazione». Ha parlato della necessità di educare le persone fin dall’infanzia alla conoscenza reciproca e alla conciliazione, mettendo in guardia contro i pericoli dell’odio e del conflitto che possono sorgere se tali valori non vengono coltivati.

«Quando pensiamo ai conflitti di oggi vediamo che vengono spesso causati da una mancata educazione al bene che manca nell’infanzia», ha osservato, sottolineando come l’educazione alla conciliazione sia fondamentale per prevenire il radicarsi dell’odio e della divisione.

Al-Issa ha anche riflettuto sul ruolo delle istituzioni religiose nella promozione della pace e della riconciliazione, chiedendosi se queste istituzioni siano realmente efficaci nel mettere in pratica i valori morali che predicano. Ha enfatizzato che «le istituzioni religiose hanno gli stessi scopi e quando vengono distorte le visioni religiose e cadono nell’estremismo non dobbiamo tenerne conto», affermando che la religione deve sempre invitare alla pace, altrimenti rischia di diventare un’ideologia negativa ed estremista. Questo richiamo alla responsabilità delle istituzioni religiose e dei loro leader è stato un punto centrale del suo intervento, che ha messo in luce la necessità di una vera e propria conversione del cuore come prerequisito per una pace duratura.

Il messaggio di Al-Issa ha anche richiamato l’attenzione su alcuni esempi concreti di riconciliazione avvenuti nel mondo islamico, citando la Carta della Mecca del 2019 come un momento storico in cui studiosi di diverse dottrine islamiche si sono uniti per promuovere i diritti umani e la convivenza pacifica. Ha sottolineato come questi sforzi siano fondamentali per superare le divisioni interne all’Islam e per costruire un futuro di pace e armonia tra le diverse comunità religiose.

La riconciliazione: una necessità essenziale

Il Cardinale Matteo Maria Zuppi ha colto il messaggio di Al-Issa sul concetto di riconciliazione, proseguendone la riflessione. Egli ha sottolineato che la riconciliazione non è un’opzione facoltativa, ma una necessità essenziale per la convivenza umana. Laddove non c’è educazione alla conciliazione si impone la maleducazione alla guerra e a quell’istinto deformato della giustizia che è la vendetta: «Il male non sta mai fermo e quindi se non c’è la riconciliazione l’odio non è mai inerte». Dunque la riconciliazione «Ci fa ritrovare l’essenziale e se non cerchiamo l’essenziale cerchiamo quello che non conta. Se non c’è la riconciliazione c’è il male, senza via di mezzo. È bello condividere con Al-Issa queste idee, la consapevolezza che non è un problema degli altri, che siamo uniti in un’unica famiglia», ha detto Zuppi.

Ma resta un dato: «C’è un’educazione all’odio fortissima, fortissima», ha avvertito Zuppi. Anche la giustizia deve ricostruire i rapporti tra le persone e costruire un futuro di pace. Zuppi ha poi citato l’esempio di Vittorio Bachelet, il cui figlio, dopo l’assassinio del padre, ha perdonato pur richiedendo giustizia.

Dunque, la riconciliazione non è sinonimo di debolezza, ma anzi richiede una grande forza interiore. Il passaggio teologico fondamentale: «Quando sei capace di riconciliarti, sei libero, perché sei libero dalla vendetta. La riparazione è l’arte di Dio», ha sottolineato Zuppi.

La riconciliazione come riparazione

Riconciliazione è in relazione con il termine arabo “tasaloh”, che significa “riparare”, ha detto il professore Wael Farouq che ha poi spiegato che la riconciliazione non è semplicemente un processo di pacificazione, ma una vera e propria “riparazione delle relazioni umane”, danneggiate da conflitti e incomprensioni. «La riconciliazione è una sorta di riparare sé stessi e anche gli altri», ha detto Farouq, evidenziando l’importanza di questo processo non solo per le relazioni personali, ma anche per la società nel suo complesso. Ha invitato i partecipanti a vedere nella riconciliazione un atto di ricostruzione, in cui si cerca di ricomporre i legami spezzati e di restaurare la giustizia e la pace.

Il professor Farouq ha inoltre sottolineato come l’indifferenza possa essere una delle minacce più grandi alla riconciliazione, poiché spesso ci porta a ignorare i conflitti e le ingiustizie, lasciando che il rancore e l’odio crescano senza essere affrontati.

Farouq ha poi proposto una riflessione sul significato della parola “riconciliazione” nella cultura italiana, evidenziando come questo termine richiami non solo un atto di pace, ma un processo di riparazione che richiede tempo, pazienza e un impegno costante. La riconciliazione non è un evento isolato, ma un percorso che coinvolge l’intera comunità e che richiede la partecipazione attiva di tutti per essere davvero efficace: «La riconciliazione non è solo un momento di pace, ma un continuo lavorare per riparare ciò che è stato danneggiato, per costruire ponti dove ci sono state divisioni», ha affermato Farouq.

Una chiamata alla speranza e alla provvidenza

La riconciliazione dunque esige un profondo cambiamento interiore, una disposizione a vedere l’altro non come un nemico, ma come un fratello. La riconciliazione non è un’utopia, ma una realtà possibile, se siamo disposti a lavorare per essa con impegno e fede.

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