Rimini, 21 agosto 2024 – Alle 19:00, nella Sala Conai A2 della Fiera di Rimini, si è svolto il convegno dal titolo “È bene che la famiglia non sia sola. Sostenere alleanze vive”. L’evento, organizzato in collaborazione con il network associativo “Ditelo sui tetti” e con il sostegno della CISL, ha visto la partecipazione di autorevoli esperti e rappresentanti del mondo associativo e politico. Tra i relatori presenti Mario Bolzan, professore di Statistica Sociale all’Università di Padova; Elena Donazzan, deputata al Parlamento Europeo; Maria Gloria Riva, biblista e scrittrice; Giuseppe Salvato, vicepresidente dell’Associazione Nonni 2.0; e Luigi Sbarra, segretario generale della CISL. Domenico Menorello, del network associativo “Ditelo sui tetti”, ha moderato il dibattito, offrendo una riflessione profonda sull’importanza di sostenere la famiglia attraverso alleanze vive e concrete.
Menorello ha introdotto il dibattito richiamando l’attenzione sulla necessità di riscoprire l’essenziale nel contesto attuale, in cui la famiglia si trova a fronteggiare sfide senza precedenti. «Non è la prima volta che il Meeting affronta il tema della famiglia, ma quest’anno il contesto ci impone di riflettere in maniera ancora più profonda», ha esordito, facendo riferimento al tema della manifestazione “Se non cerchiamo l’essenziale, cosa cerchiamo?”. Ha sottolineato come, oltre alle necessarie riforme, sia fondamentale interrogarsi su ciò che realmente sostiene una famiglia nella sua funzione primaria di nucleo della società. «Siamo in una mutazione antropologica senza precedenti», ha aggiunto, citando papa Francesco, e invitando i partecipanti a considerare il ruolo della famiglia non solo in termini economici, ma come luogo di relazioni e di crescita umana. Menorello ha poi sottolineato l’importanza delle alleanze intergenerazionali e della collaborazione tra diverse istituzioni per sostenere la famiglia, indicando come esempi virtuosi il ruolo dei nonni e l’importanza di politiche aziendali attente alla conciliazione tra vita e lavoro.
Mario Bolzan: i numeri raccontano il bisogno di relazioni
«La famiglia resta la cellula fondamentale della nostra società, ma è anche vittima di una cultura individualista», ha dichiarato Bolzan, ricordando papa Francesco. «Ma come aiutare le famiglie?», si è chiesto il professore. «L’azione più efficace», ha risposto, «sarebbe quella di promuovere un cambiamento culturale fra i membri della famiglia e l’implementazione di relazioni umane significative. La formazione e l’educazione alla relazione deve ritrovare la sua centralità. Mia moglie dice che bisogna investire in profondità perché è lì che si incontra l’essenziale e dall’essenziale può nascere una nuova forza e voglia di vivere». Da docente di statistica, il professore ha citato i risultati di alcune indagini svolte nel nostro Paese e all’estero. Bolzan ha affermato che il 65% dei giovani ancora vede la famiglia, fondata sul matrimonio, come la cellula fondamentale della nostra società; convinzione contestata solo da un giovane su dieci. Alta anche la percentuale, il 60%, di coloro che pensano di sposarsi perché considerano la famiglia in grado di tenere testa alle sfide dei tempi. A mettere al mondo dei figli pensa seriamente il 94% degli intervistati, percentuale che però diminuisce con il crescere dell’età e dei problemi. Questi dati positivi, comunque, molto dipendono dall’esperienza che i giovani fanno nelle proprie famiglie. Alla centralità del matrimonio crede il 70% di quelli che hanno i genitori sposati, percentuale che scende al 46% per quanto riguarda coloro che hanno visto il naufragio della loro famiglia. Un dato che deve far riflettere viene, invece, dagli Stati Uniti. Oltreoceano, negli anni Novanta, a considerare molto importante un buon matrimonio era il 75% degli intervistati, che sono passati al 57% tre anni fa. La famiglia, comunque, continua ad essere decisiva, nel bene e nel male. La Caritas del Nord Est del nostro Paese ha calcolato che, nel 2015, per il 60% dei suoi utenti italiani la famiglia era all’origine della loro richiesta di aiuto. Bolzan ha proseguito sostenendo che una famiglia in buona salute è un affare anche per la collettività. «In Francia», ha detto, «le oltre 420mila separazioni che avvengono ogni anno richiedono 90mila nuovi alloggi per i familiari divisi; mentre ogni separazione evitata procura alle casse dello Stato un risparmio fino a 25mila euro ogni cinque anni». Investire sulla famiglia è un affare se si pensa che, sempre in Francia, un euro dato ad associazioni di mediazione familiare rende dai cinque agli undici euro di mancate spese.
Quale sostegno dare alle famiglie? Un’inchiesta svolta nel 2021, sempre nel Nord Est, ha individuato due interventi più fattibili di altri per le famiglie con figli minori e anziani a carico: sussidi economici e modifiche al fisco familiare e al welfare aziendale. Queste iniziative, secondo Bolzan, sarebbero più efficaci se attuate a livello locale piuttosto che dallo Stato.
Maria Gloria Riva: l’essenziale in un bacio
Suor Riva, per parlare della famiglia, si è affidata a due scultori: il francese Auguste Rodin e l’inglese Henry Moore. «Per Rodin», ha spiegato la suora, contributo particolarmente suggestivo, «l’unione profonda fra un uomo e una donna è il bacio. In latino il bacio ad os, sulla bocca, è all’origine della parola “adorare”. Secondo Rodin, l’incontro fra un uomo e una donna è un profondo atto di adorazione. Quando nel 1896, in manicomio, morì Camille Claudel, la donna che amava, Rodin si rese conto che nella vita aveva sbagliato perché non era rimasto dentro un rapporto verginale». Quell’anno Rodin creò La mano di Dio, una mano gigantesca che contemporaneamente modella Adamo ed Eva. «Con questa opera ci mette davanti allo stupore di Adamo che trova accanto a sé la donna che colma la sua solitudine», ha proseguito suor Gloria. «È lo stupore dell’innamorato. Uno stupore che dobbiamo avere tutti, suore comprese. Se non viviamo da innamorati, non viviamo per niente. C’è questo momento di estasi che deve avvenire nella vita quotidiana, qualunque cosa accada».
Nell’opera di Moore, morto nel 1986, compaiono alcuni bronzi di donne con il ventre cavo, ad indicare, secondo suor Gloria, che la nascita di un figlio lascia in loro un vuoto interiore che spesso non accettano, e cercano di riempire con mille cose. Ma di quel vuoto, suor Gloria ha colto il positivo: «Quel vuoto è nella loro consistenza. Noi siamo un vuoto. Anche io, suora che non genero, devo fare i conti con questo vuoto, che vuol dire anche fare spazio. Moore ci dice che la donna è cavità, che deve lasciare andare il figlio ma anche il marito. Deve avere questa incredibile apertura verso l’altro». Per rappresentare la sua idea di uomo, Moore ha scolpito un direttore d’orchestra con il collo tagliato, in un moto a spirale che sale. Nella sezione di quel collo tagliato «si riflette tutta la volta del cielo», ha suggerito la relatrice, «l’uomo è l’immagine di Dio e in quella spirale egli raccoglie tutta la realtà e la porta in alto». Commentando un Gruppo familiare, la religiosa ha avvertito che «la crisi vocazionale di oggi, a tutti i livelli, dipende dal fatto che l’uomo non sa più di essere come Dio e la donna non sa più rilanciare l’uomo alla sua responsabilità». Suor Gloria ha infine richiamato l’attenzione sull’importanza dell’educazione e della trasmissione dei valori all’interno della famiglia, sottolineando come sia fondamentale che la famiglia stessa non deleghi completamente questo compito ad altre istituzioni. «La famiglia è una cattedrale che educa alla vita e alla fede», ha concluso, lanciando un forte messaggio sull’importanza di preservare e valorizzare il ruolo educativo di tale istituzione.
Giuseppe Salvato: l’alleanza tra generazioni come risorsa
Salvato ha evidenziato l’importanza dell’alleanza tra generazioni come risorsa fondamentale per la famiglia. Ha raccontato come, nella sua esperienza, i nonni siano spesso un sostegno indispensabile per le giovani famiglie, non solo in termini economici, ma soprattutto dal punto di vista affettivo e relazionale. Ha citato l’esempio di una scuola dell’infanzia a Brugherio, dove i nonni partecipano attivamente alla vita scolastica, contribuendo a creare un ambiente educativo ricco e stimolante. «I nonni non sono solo custodi di valori, ma attori protagonisti della vita familiare e sociale», ha dichiarato Salvato, proponendo che il loro contributo venga riconosciuto anche a livello fiscale, con misure che incentivino e valorizzino il loro ruolo. Ha poi condiviso una toccante testimonianza personale, sottolineando come l’interazione tra generazioni possa arricchire tutti i membri della famiglia, creando legami profondi che attraversano il tempo e le difficoltà. «È necessario riscoprire il valore della storia familiare, perché la rottura di questi legami porta inevitabilmente a una perdita di identità e di valori», ha concluso.
Luigi Sbarra: il ruolo del lavoro nel sostenere la famiglia
Sbarra ha portato al convegno la prospettiva del mondo del lavoro, sottolineando come il sostegno alla famiglia debba passare anche attraverso politiche lavorative più inclusive e attente alle esigenze dei lavoratori. «Nei luoghi di lavoro si costruiscono rapporti, si condividono responsabilità, e da questi luoghi deve partire una nuova alleanza per sostenere la famiglia», ha affermato il sindacalista, ribadendo l’importanza di un approccio concertato e pluridimensionale. Sbarra ha, quindi, illustrato la proposta di legge della CISL che punta a dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione, promuovendo una partecipazione più attiva dei lavoratori nella gestione delle aziende. Ha inoltre posto l’accento sulla necessità di politiche che favoriscano la conciliazione tra vita e lavoro, come il lavoro agile e i congedi parentali, e ha lanciato un appello per un maggiore impegno da parte delle istituzioni e delle imprese nel sostenere la natalità e la genitorialità. « In questi ultimi anni», ha ricordato Sbarra, «abbiamo trattato con gli ultimi due governi in modo particolare forme di agevolazione alle assunzioni per le donne, abbiamo costruito misure di sostegno alla famiglia che nei prossimi mesi dovranno costituire la cornice di riferimento per la nuova legge di stabilità. Io penso, per esempio, ai bonus e ai sostegni alle famiglie, soprattutto alle donne lavoratrici, all’esperienza della detassazione della contrattazione di secondo livello, soprattutto collegata ai premi di risultato, agli accordi di welfare negoziale».
«Lavorare insieme, in un’alleanza tra impresa e lavoratori, è fondamentale per creare un sistema che sostenga davvero le famiglie e dia loro la stabilità necessaria per crescere e prosperare», ha concluso.
Donazzan: imparare ad essere genitori.
«Quando ho iniziato a fare politica», ha esordito Donazzan, «pensavo che la famiglia fosse qualcosa che esisteva, resisteva, che determinava. Dopo pochi anni, debbo dire che oggi la famiglia va difesa e promossa perché la sua esistenza e la sua centralità non sono più così scontate». I dati statistici presentati dal professor Bolzan, secondo la parlamentare europea, rivelano che i problemi della famiglia di oggi non sono tanto di natura finanziaria ma soprattutto di carattere culturale e si chiamano edonismo ed egoismo.
«La famiglia oggi si sente molto sola», ha affermato la relatrice, che dal 2005 al 2020 è stata anche assessore all’Istruzione nella Regione Veneto. «E la solitudine spesso è la conseguenza di fallimenti dei propri figli nel mondo della scuola». Per questo uno degli impegni prioritari di Donazzan è stata la lotta alla dispersione scolastica, conseguenza di una proposta educativa «slegata dalle creature e dalle loro famiglie, dalla loro idea di vita. Allora abbiamo cercato di elaborare un progetto educativo che tenesse conto dei diversi talenti, del contesto, della comunità». La parlamentare ha seguito i progetti di anno in anno. Girava per le scuole e vedeva «creature spente, che si sentivano fallite dentro e fuori, che si vestivano male e che, soprattutto, erano tristi. Ebbene, già a Natale, questi ragazzi erano cambiati», ha raccontato con una punta di commozione. «Avevano trovato accoglienza, erano stati accompagnati, qualcuno si era preso cura di loro».
Un paio di anni fa, Donazzan, insieme ad una docente universitaria, la professoressa Lucangeli, è stata convocata dal Procuratore generale di Venezia, Cherchi. Sul tavolo c’era il problema della devianza minorile. Cherchi disse che, applicando la legge alla lettera, in Veneto ci sarebbero volute altre sette carceri minorili, ma lui stesso era convinto che questo non avrebbe risolto il problema, perché quei ragazzi avevano bisogno di spazi ben diversi dal carcere, una “comunità educante”. «E noi ci siamo mossi», ha ricordato Donazzan, «seguendo l’invito del magistrato a guardare che cos’è la nostra natura, le nostre piccole realtà del Veneto. Abbiamo individuato dei percorsi educativi e formativi che parlano della famiglia, che aiutano la famiglia, con scuole per genitori che abbiamo sostenuto come Regione Veneto. Perché oggi è così: non è più naturale saper fare i genitori, bisogna impararlo».
Il convegno si è concluso con una riflessione corale sulla necessità di costruire un nuovo patto sociale per sostenere la famiglia, un patto che coinvolga tutte le componenti della società: istituzioni, imprese, associazioni e singoli cittadini. Menorello ha richiamato l’attenzione sull’importanza di tradurre le idee e le proposte emerse in azioni concrete, che possano realmente incidere sulla vita delle famiglie italiane. «Non possiamo limitarci a parlare di famiglia, dobbiamo agire per sostenerla, creando alleanze vive e durature», ha affermato, invitando tutti i partecipanti a continuare il dialogo e la collaborazione anche dopo il Meeting. I relatori hanno concordato sulla necessità di promuovere un cambiamento culturale profondo, che riporti al centro la famiglia come luogo di relazioni e di crescita, e hanno lanciato un appello per un maggiore impegno collettivo nel sostegno alla famiglia. «La famiglia è la cattedrale della nostra società, e dobbiamo fare tutto il possibile per preservarla e rafforzarla», ha concluso Suor Riva.