“Tra le situazioni che maggioranza e opposizione possono affrontare insieme c’è sicuramente il Libano”. Così Sandro Gozi – deputato dell’Ulivo e presidente del Comitato Schengen, Immigrazione ed Europol – ha introdotto l’incontro dal titolo “È ancora possibile la pace nella terra dei cedri?” al quale ha partecipato il ministro degli esteri libanese, Tarek Mitri, e il vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro, esponente di Forza Italia. Su questioni di tale rilievo le divisioni, però, sono rimaste in casa, dal momento che come ha affermato Gozi,: “Il Libano non è solo un esempio di convivenza tra cristiani e musulmani, ma è anche un modello di democrazia per tutta la regione”. Da qui il suo invito a prestare una particolare attenzione a questo paese che, a suo avviso, riveste un ruolo chiave in tutto il Medio Oriente: “Se riusciamo ad avere un ruolo in questo Paese – ha detto – possiamo avere effetti importanti per tutta la regione”.
Un auspicio che sembra essere, almeno per ora, deluso dai fatti, caratterizzati da una situazione di grave instabilità politica: il Parlamento non si riunisce da dieci mesi, poiché i 14 partiti presenti non riescono a trovare un accordo. Una difficoltà alla quale si aggiunge una pesante situazione umanitaria e di sicurezza interna, dopo la guerra dell’estate scorsa con Israele.
Nella sua relazione Mitri ha seguito questo schema: una breve introduzione sulle condizioni che i paesi arabi hanno offerto ad Israele per la pace, e poi un più lungo intervento per descrivere lo scenario interno.
Quanto al primo punto ha affermato: “Israele restituisca i territori occupati nel ’67, si costituisca uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme est capitale. In cambio non solo i Paesi arabi riconoscerebbero Israele, ma si avrebbe una sostanziale normalizzazione dei rapporti”.
Messo da parte l’argomento, del resto non a tema dell’incontro di oggi, Mitri ha poi affrontato la delicata situazione interna. “Dopo l’atroce guerra che si è conclusa il 17 agosto con il ‘cessate il fuoco’ ci troviamo ancora in una situazione di instabilità. Quello di cui abbiamo bisogno è, innanzitutto, una sicurezza ai confini per prevenire il traffico illegale di armi. Israele, poi, fornisca al Libano le mappe delle armi, delle bombe a frammentazione, che sono rimaste in territorio libanese. Altro obiettivo è il rilascio dei prigionieri, israeliani e libanesi, detenuti nelle rispettive prigioni. Infine è necessario che i militari dell’Onu, per agire in maniera efficace, possano non solo difendersi, ma cooperare in maniera costruttiva con l’esercito libanese”
Per quanto riguarda la situazione politica, Mitri l’ha definita caratterizzata da “una forte violenza verbale”. È poi passato a delineare uno dei più delicati appuntamenti che il Libano attende per i prossimi mesi: l’elezione del Presidente della Repubblica, che sulla carta dovrebbe avvenire tra il 25 settembre ed il 25 novembre prossimi.
”Questo – ha proseguito – sarà un banco di prova decisivo per dimostrare a livello internazionale che il nostro non è uno Stato improbabile, una Repubblica precaria. Un punto difficile, considerato che il nostro Parlamento non si riunisce da dieci mesi”.
Di fronte ad una situazione di così grave instabilità, il ministro Mitri ha chiamato tutto il mondo ad intervenire, esprimendo la sua gratitudine per il modo in cui è stata gestita finora la missione Unifil delle Nazioni Unite, di cui l’Italia è uno dei principali protagonisti. Riferendosi all’affermazione dell’ayatollah Khamenei secondo il quale “l’America sarà sconfitta in Libano, ha detto: “Dobbiamo evitare che il nostro Paese diventi il campo di battaglia per le guerre di altri”, e ha poi concluso: “Il nostro Paese non può essere solo una firma in calce, ma dev’ essere un vero e proprio obiettivo che deve animare la comunità internazionale”.
A questo punto è intervenuto il vicepresidente del Parlamento Europeo, Mario Mauro: “Se c’è una cosa positiva che devo riconoscere a questo governo, per il quale, si sa, non nutro una grande simpatia, è la missione dei nostri soldati in Libano”. Nell’intervento dell’esponente di Forza Italia si leggeva chiaramente il fatto che la situazione libanese deve interpellare non solo l’Italia, ma tutta la comunità internazionale e in particolare l’Europa. “L’Europa deve parlare e non solo parlare. Dobbiamo dare speranza al popolo libanese e fargli sapere che ha in noi un alleato forte che sta facendo di tutto per far funzionare il sistema Libano.
Analizzando con tre battute la situazione internazionale, l’on. Mauro ha poi lanciato tre moniti a Siria, Israele e Stati Uniti. “La Siria – ha detto – tenga giù le mani dal Libano. Israele, a sua volta, la smetta di salvaguardare la propria sicurezza, scatenando la guerra civile in Libano”. Il riferimento è in particolare al tentativo di Israele di convincere parte dell’opinione pubblica libanese ad abbracciare la causa israeliana. Infine, Mauro si è rivolto all’America: “Gli Stati Uniti la smettano di utilizzare la strategia del “trials and errors”, in italiano, del “ci provo, se sbaglio pazienza”.
La sua preoccupazione l’ha espressa chiaramente in fase di conclusione: “È chiaro che se perdiamo il Libano non sono perdiamo il Medio Oriente e se perdiamo il Medio Oriente perdiamo il mondo intero. Il nostro impegno comune deve essere quello di rendere testimonianza alla sofferenza di un popolo”.
F.R.
Rimini, 22 Agosto 2007