Quale sarà il futuro energetico in Italia? Questa la domanda centrale dell’incontro che si è svolto mercoledì 24 agosto in sala Neri alle ore 15.00. L’elevata affluenza di ascoltatori, ben oltre le possibilità di capienza della sala, ha testimoniato il vasto interesse per l’argomento. “C’è una certezza: non esiste una soluzione banale al problema energetico”, ha esordito Marco Bersanelli, professore di Astrofisica dell’Università statale di Milano che ha moderato l’incontro. Oltre al risultato del recente referendum che ha vincolato l’Italia a non ricorrere al nucleare, altri fattori rendono urgente una riflessione su questo tema, quali ad esempio la sempre maggiore richiesta energetica dei paesi emergenti, l’instabilità politica dei nostri fornitori, il problema dell’inquinamento e la possibilità futura della fusione nucleare.
Interpellato per primo, il professor Marco Ricotti, professore di Impianti nucleari al Politecnico di Milano, ha esposto in maniera precisa le vere dimensioni e implicazioni di quanto avvenuto a Fukushima: tre operatori della centrale sono morti (per cause non riguardanti le radiazioni) e meno di trenta sono stati contaminati, e le loro condizioni attuali non sembrano gravi. Sebbene non siano stati valutati i danni dovuti alla fuoriuscita di materiale contaminato (tre giorni fa l’ambasciatore dell’Italia in Giappone Petrone riferiva che la radioattività a Tokio, sebbene aumentata, è ancora inferiore a quella naturale nel centro di Roma), le conseguenze dei danni a Fukushima appaiono enormemente minori di quelle dello tsunami (25mila tra morti e dispersi, 190mila evacuati), e i toni catastrofici che la stampa italiana (ed europea) a dedicato all’argomento sembrano sproporzionati.
“La demagogia e il populismo andrebbero banditi dal dibattito sulla politica energetica” ha commentato Stefano Saglia, sottosegretario di stato allo Sviluppo economico, “che invece ha bisogno di una grande iniezione di realismo”. Ora che è passato questo referendum, che peraltro renderà più difficile la prevista riduzione nelle emissioni di CO2, ha continuato Saglia, la politica del Governo persisterà nell’investimento sulle rinnovabili (che nel 2020 copriranno il 17% del fabbisogno elettrico nazionale) e sull’incremento dell’efficienza energetica. La parte maggiore continuerà comunque ad essere fornita dal gas.
Sull’importanza dell’efficienza energetica si è espresso anche Paolo Togni, presidente dell’associazione Viva, precisando però che l’efficienza energetica in Italia è già a livelli elevati e quindi aumentarla ulteriormente è costoso. Nella sua riflessione Togni ha voluto ricordare che l’uomo ha ricevuto in dono il creato, di cui è a buon diritto fruitore e gestore, ma che ha anche l’obbligo di preservare per trasmetterlo alle generazioni future. “Preservare l’ambiente ha un costo alto”, ma dobbiamo raccogliere anche questa sfida. “Il Padreterno non dà mai sfide che non si possono affrontare – ha concluso, riferendosi alla difficile situazione energetica – questo è alla base della nostra certezza”.
E sulla difficile situazione del mercato energetico è intervenuto anche Guido Bortoni, direttore centrale dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, ricordando le numerose variabili incerte che caratterizzano il panorama energetico, prima tra tutte la crisi finanziaria (“la domanda energetica non aveva mai subito una flessione così profonda e duratura come in questa crisi”), ma anche le nuove scoperte di giacimenti di gas in paesi non tradizionalmente produttori e l’instabilità politica dei produttori tradizionali. In un panorama di grande variabilità del mercato, che aumenterebbe ulteriormente nel caso di un maggiore ruolo delle rinnovabili (intermittenti per loro natura), il ruolo dell’Autorità per l’energia elettrica consiste nel mettere in campo strumenti e regolamentazioni del mercato che ripartiscano il rischio su diversi operatori e che evitino turbolenze eccessive. “Nel campo dell’energia un eventuale default va assolutamente evitato perché ha costi elevatissimi”.
Sul tema dell’incertezza del mercato energetico si è espresso anche Giuliano Zuccoli, presidente del Consiglio di gestione di A2A, che ha parlato, riferendosi non solo alla campagna referendaria ma anche alle speculazioni, di “interessi forti concentrati a demolire una logica di modernità” nell’ambito della produzione di energia in Italia. “Chiediamo al governo di proteggere l’operato delle utilities e degli operatori italiani”.
“Non capita spesso l’occasione di poter parlare di questi temi con interlocutori così esperti e con questa libertà” ha concluso Bersanelli “spero che l’anno prossimo ci venga data ancora questa possibilità, magari con spazio ancora maggiore”.