Rimini, 20 agosto 2024 – Nella Sala Neri Generali-Cattolica della Fiera di Rimini, si è tenuto il convegno “Disagio mentale e compassione”, organizzato con il sostegno di DOC e in collaborazione con la Fondazione Angelini. L’incontro ha visto la partecipazione di Gigi De Palo, direttore generale della Fondazione Angelini; Fabrizio Starace, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica; e Michele Zanetti, già presidente della Provincia di Trieste e promotore, insieme a Franco Basaglia, della legge 180.
L’evento è stato introdotto da Marco Bertoli, direttore del Dipartimento Dipendenze e Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale. Durante il convegno, è stato trasmesso un video-intervento di saluto di Devora Kestel, direttrice del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di Sostanze dell’OMS di Ginevra.
Bertoli ha aperto il convegno con un caloroso benvenuto ai partecipanti, sottolineando l’importanza di riflettere sul tema della compassione nella relazione di cura, soprattutto alla luce delle sfide attuali che il sistema sanitario si trova ad affrontare. Ha spiegato come la compassione non sia semplicemente una valenza pietistica sentimento di pietà, ma una presenza attiva e coinvolgente che può fare la differenza nella vita delle persone affette da disagio mentale, evidenziando il legame tra questo concetto e la ricerca dell’essenziale, tema centrale del Meeting di Rimini di quest’anno.
Nel suo video-messaggio, Kestel ha reso omaggio a Franco Basaglia: «Ha cambiato il corso della storia della salute mentale, non solo in Italia ma nel mondo intero», ha dichiarato Kestel, sottolineando l’importanza di proseguire il suo lavoro per garantire che i servizi di salute mentale siano basati sulla comunità e rispettino i diritti umani. La relatrice ha richiamato l’attenzione sulla necessità di investire nella salute mentale, considerandola una componente essenziale della salute pubblica e dello sviluppo sostenibile. Il suo intervento ha posto l’accento sulla trasformazione dei servizi di salute mentale dagli ospedali psichiatrici verso una rete di supporto comunitario, in grado di offrire alle persone una vita dignitosa e piena.
Fabrizio Starace: lo stato dei servizi di salute mentale in Italia
Starace ha offerto una riflessione approfondita sullo stato attuale dei servizi di salute mentale in Italia, partendo dall’eredità della legge 180 e dalla chiusura dei manicomi, avvenuta grazie all’impulso di Basaglia. Starace ha delineato un quadro complesso e per certi versi preoccupante, evidenziando come, a distanza di 45 anni dalla promulgazione della legge, il sistema sanitario italiano sia ancora unico al mondo per aver completamente chiuso le istituzioni ospedaliere psichiatriche. «L’Italia è l’unico Paese nel quale i grandi manicomi sono stati chiusi», ha affermato, sottolineando che, nonostante questo primato, permangono sfide significative, soprattutto in termini di risorse.
Starace ha spiegato che, sebbene i primi vent’anni di applicazione della legge abbiano visto un notevole arricchimento dei servizi territoriali grazie alla riconversione delle risorse destinate ai manicomi, negli ultimi decenni si è assistito a un progressivo deterioramento delle condizioni lavorative e delle risorse disponibili. «Oggi ci troviamo con un migliaio di unità di personale in meno rispetto a 25 anni fa, mentre l’utenza è raddoppiata o triplicata», ha dichiarato, evidenziando come questa situazione stia portando a una crisi nei servizi di salute mentale, che sono costretti a operare con risorse sempre più limitate. Starace ha poi richiamato l’attenzione sul fatto che l’Italia investe attualmente solo lo 0,2% del PIL nella salute mentale, a fronte di costi stimati dall’OCSE al 4% del PIL, una discrepanza che mette in luce la necessità di un maggiore impegno politico e sociale per sostenere e rafforzare questi servizi fondamentali.
Un altro aspetto cruciale affrontato da Starace riguarda la carenza di personale qualificato nei servizi di salute mentale, un problema che è stato esacerbato da politiche di blocco delle assunzioni e da una generale disattenzione verso il settore. «Il personale scappa dai servizi pubblici perché il carico di lavoro è insostenibile», ha spiegato, evidenziando che la mancanza di risorse umane non solo compromette la qualità dei servizi offerti, ma scoraggia anche nuovi professionisti dall’entrare nel settore. Il relatore ha sottolineato la necessità di un ripensamento delle modalità di formazione e di lavoro nel campo della salute mentale, affinché i professionisti possano operare in un contesto che valorizzi la collaborazione interdisciplinare e l’approccio comunitario. «Oggi c’è una crisi di vocazione nel lavoro per la salute mentale», ha detto, indicando che è fondamentale incentivare il lavoro in equipe e l’integrazione tra servizi sanitari e sociali per rispondere adeguatamente ai bisogni complessi delle persone con disturbi mentali gravi. Infine, Starace ha evidenziato la necessità di un maggiore controllo e supporto da parte delle istituzioni centrali per garantire che le regioni italiane, pur nella loro autonomia, rispettino gli standard minimi di assistenza e investano adeguatamente nei servizi di salute mentale.
Michele Zanetti: l’eredità di Franco Basaglia e il valore della fiducia
Zanetti ha offerto un toccante ritratto di Franco Basaglia, non solo come pioniere della riforma psichiatrica, ma anche come uomo capace di instaurare rapporti di profonda fiducia e collaborazione con le persone intorno a lui. Il relatore ha ricordato come, da presidente della Provincia di Trieste, si sia trovato a lavorare fianco a fianco con Basaglia, condividendo con lui la visione di un sistema di cura che restituisse dignità e diritti alle persone con disagio mentale. «L’istituzione totale toglie la libertà alle persone, mentre tutto lo sforzo di Basaglia era volto a liberarle, restituendo loro dignità e diritti», ha affermato, descrivendo la rivoluzione che portò alla chiusura del manicomio di Trieste come un processo tanto radicale quanto necessario. Ha inoltre raccontato episodi significativi che mettono in luce il carattere di Basaglia, un uomo straordinario, capace di coinvolgere e mobilitare le persone per una causa comune. «Era un uomo straordinario, dotato di un carisma unico e di una capacità di comunicazione eccezionale», ha detto Zanetti, ricordando come Basaglia riuscisse a instaurare un dialogo profondo non solo con i suoi colleghi e collaboratori, ma anche con i pazienti, ai quali dedicava una particolare attenzione e umanità. Un aneddoto in particolare ha colpito l’uditorio: Basaglia, per superare le diffidenze del personale infermieristico dell’ospedale psichiatrico, scelse di lavorare con il caso più difficile, riuscendo a trasformare un paziente considerato pericoloso in una persona capace di gestire il bar interno dell’ospedale. «Basaglia era in grado di vedere la persona dietro la malattia, e questo lo rendeva un medico e un uomo eccezionale», ha concluso Zanetti, invitando a continuare a lavorare per un sistema di salute mentale che metta al centro la dignità e i diritti di ogni individuo.
Gigi De Palo: la compassione non è un sentimento buonista
Per Gigi De Palo, direttore generale Fondazione Angelini, «non basta essere curati, è fondamentale essere amati». Il bisogno di una pazienza, di una vicinanza e di una attenzione, che ritroviamo nelle nuove pratiche di intervento, nella programmazione condivisa tra utenti, famigliari ed operatori del disagio mentale, si può tradurre in una parola: compassione. «Lungi dall’essere una formula retorica, un sentimento vago o un pietismo da quattro soldi, la compassione è uno sguardo che irrompe e scompagina nella vita».
Uno sguardo, dunque, che non è frutto di pugni chiusi e autodeterminazione ma è dono: «Se sei stato abbracciato, accolto e guardato diversamente da tutti gli altri, è allora che può nascere questo sguardo. Potenzialmente lo possiamo avere tutti». E può irrorare un progetto di salute mentale inclusivo, dignitoso ed intessuto di diritti irrinunciabili. E infine una riflessione e una condivisione di un’esperienza personale che lo ha portato a comprendere il vero significato della compassione: «La compassione non è un sentimento buonista o pietistico, ma un pugno allo stomaco».