Rimini, domenica 19 agosto – Una conferenza stampa a tre apre il Meeting 2018. Protagonisti: Emilia Guarnieri, presidente “Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli”, S. Ecc. Mons. Christophe Pierre, arcivescovo, nunzio apostolico negli Stati Uniti per la Santa Sede, Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati. Obiettivo, illustrare e spiegare i temi della XXXIX edizione della manifestazione riminese e un programma di incontri e dibattiti profondamente rinnovato.
E dal significato del titolo dell’evento, “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”, parte l’intervento introduttivo di Emilia Guarnieri: “ È un Meeting che guarda al desiderio che abita il cuore di ogni uomo, come la più grande risorsa a disposizione per costruire da oggi il nostro futuro, e affrontare crisi e cambiamento d’epoca che stiamo vivendo”. Un desiderio che ci aiuta a resistere ai due grandi rischi del nostro tempo, già indicati in passato da don Giussani: omologazione e potere. Infatti, secondo Emilia Guarnieri, “solo il desiderio mette insieme gli uomini, unisce, costruisce legami, e proprio questa settimana di confronto comune ci permetterà di verificare se le forse che ci rendono felici muovono davvero la storia e indirizzano l’uomo verso la ricerca di bene e verità”.
E mons. Christophe Pierre, relatore nel primo pomeriggio del dibattitto inaugurale del Meeting, ha subito sottolineato l’importanza di confrontarsi con lo straordinario portato umano, religioso, culturale e sociale, del cambiamento epocale che ci circonda: “Nel 2007 ero nunzio apostolico in Messico e ho partecipato all’incontro di tutti vescovi dell’America Latina. Già allora si poneva il problema di un cambio di generazione, di cultura, dello sgretolamento dei percorsi educativi, della necessità di una nuova evangelizzazione e di trasmissione della fede ai giovani. Come diceva don Giussani siamo nel tempo del crollo delle evidenze”. Da questa realtà, per mons. Pierre, si riparte reiventando una nuova chiesa, indirizzata dal Vangelo, come indicato nell’enciclica “Evangeli Gaudium” di papa Francesco. “Il meeting ci sfida con questi argomenti e ci aiuta a vincere il sentimento oggi più diffuso tra le persone, la paura, e a cercare risposte concrete alle sfide poste dal cambiamento”.
È stato invece Luciano Violante a illustrare uno dei cicli di dibatti, “Essere Italiani”, che lega e attraversa ogni giornata della manifestazione. “Com’è noto non appartengo a Cl, ma da qualche anno collaboro con piacere con gli amici del Meeting. Oggi nel paese fenomeni razzisti, discriminatori, di suprematismo bianco, sono chiamati identitari o nazionalisti. Negli incontri vogliamo parlare di quella che è l’identità italiana. Qualcosa di molteplice, diverso, plurale, tollerante e aperta agli altri”. Atteggiamenti che nascono da un paese che non ha vissuto, come altre nazioni, una lunga storia di un potere e di uno Stato centrale forti e omologanti. In questo caso, secondo Violante, i limiti di campanile si trasformano in un modo ricco e plurale di essere italiani. Lo raccontano le 21 interviste pubblicate sul sito del Meeting, che raccontano altrettanti e differenti modi di sentirsi parte del nostro paese.
Infine Violante rispondendo alle domande dei giornalisti ha evidenziato il rischio di slogan come “prima gli italiani”, se e quando si trasformano in realtà in un “solo gli Italiani”, e di come le proposte di revisione costituzionale verso la Repubblica presidenziale saranno da prendere con cautela e attenzione in esame, solo di fronte a una crisi dell’attuale forma di governo. Mons. Christophe Pierre ha invece risposto a una domanda inevitabile per chi oggi è nunzio apostolico in USA, il dramma pedofilia: “Siamo in un momento di grande difficoltà nella trasmissione della fede alle persone e quello che abbiamo di fronte in USA rappresenta un ostacolo enorme. Tutti noi vescovi, sacerdoti, membri della Chiesa dobbiamo trovare una risposta vera al problema. Non basta solo una risposta giuridica o organizzativa, per evitare il male. Dobbiamo aiutare i vescovi statunitensi, e li vedo profondamente impegnati in questo, a affrontare la cosa e a superare lo scandalo”.