DELITTO E CASTIGO Teatro Novelli ore 21.30

Press Meeting

“Io sono assassino… lo confesso…” Con questa confessione pubblica Raskol’nikov, il personaggio principale della piéce teatrale sul romanzo Delitto e castigo di Dostoevskij messa in scena al Teatro Novelli di Rimini dalla compagnia de La Traccia di Bergamo, comincia il suo cammino di liberazione dal male. Gli studenti del Liceo scientifico, linguistico e artistico “La Traccia” guidati dai registi Roberto Rossi, Stefano Mascetti e Stefano Nembrini hanno incontrato il popolo del Meeting dopo i precedenti successi a Bergamo, in Siberia e a Mosca. Nella capitale russa sono stati invitati dalla professoressa Tatjana Kasatkina, la massima studiosa mondiale di Dostoevskij che al Meeting nel pomeriggio aveva tenuto una sua relazione sull’arte delle icone.
Il teatro, ha affermato la preside del Liceo La Traccia di Bergamo prima dell’inizio dello spettacolo, è un metodo per far incontrare agli studenti la grande letteratura. I ragazzi curano tutto: dalla regia, alle luci, alle scenografie. Almeno in cinquanta si coinvolgono ogni anno nel lavoro. “E così diventano grandi paragonandosi ai grandi della letteratura”. L’immedesimazione con lo spirito del romanzo, come ha affermato il ragazzo che fa la parte di Raskol’nikov in un intervista ad un giornale, è avvenuta leggendo e rileggendo il testo fino a farlo diventare parte di sé. “Lo spettacolo – ha continuato la preside – è ciò che di vero hanno scoperto i ragazzi nella lettura: questo è il teatro, questa è la scuola”.
L’opera inizia in un labirinto di tante stanze divise da veli, a rappresentare la mancanza di unità di coscienza di Raskol’nikov e in qualche modo i suoi stessi demoni. Questo spezzettamento della vita lo porta a vivere nella menzogna, condizionato dai suoi spettri, e ad aver paura di legami affettivi, fossero semplicemente quelli di amicizia. Egli in questo modo uccide se stesso e questa uccisione della propria personalità trova sfogo nell’uccisione di due povere vecchie indifese. Alla fine Raskol’nikov riesce a liberarsi dei suoi demoni e il labirinto costruito dalla sua mente si sfalda; i veli che dividevano le varie stanze calano uno dopo l’altro ed è lui stesso a farli scendere. La sua personalità sta ritrovando pian piano se stessa.
Il protagonista ritrova l’unità della sua vita grazie al rapporto con una famiglia di disgraziati, i Marmeladov. Il padre ubriacone chiede alla figlia Sonja, prostituitasi per mantenere la famiglia, i soldi del suo lavoro per andare a bere all’osteria. Tuttavia, nonostante il degrado morale, essi poggiano la loro vita su un Altro ed è questo orizzonte di senso che fa vedere a Raskol’nikov una possibilità anche per sé. Sonja sarà lo strumento della liberazione definitiva di Raskol’nikov , colei che è capace di un perdono amoroso capace di compassione per chi le fa del male. Nella voce e nella faccia di Sonja sembra di risentire le parole di Cristo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Raskol’nikov ha trovato una compagnia che non lo abbandonerà più. Dice Sonja alla fine del dramma: “Porteremo insieme la croce”. Sonja, che appoggia tutta la sua speranza in Dio, sa abbracciarlo senza dimenticare nulla, neppure il suo male; è questo sguardo, questo abbraccio che risanano l’uomo.
(A.S.)
Rimini, 20 agosto 2012

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