Dalla tecnologia all’uomo

Press Meeting

L’avventura delle Nanotecnologie e il bene delle ricerca con Antonio Iacchetti e Fabrizio Bianchi

Antonio Iacchetti è un giovane Laureato in Ingegneria elettronica e Ricercatore dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Iacchetti si è specializzato in dispositivi, in particolare dispostivi organici e fotovoltaici, ed è proprio a partire dal suo specifico campo di studi che da marzo 2016 è divenuto responsabile della startup Ribes Tech srl, uno spin-off del IIT. Iacchetti ha voluto parlare al pubblico del Meeting 2016 proprio dei progetti tecnologici della neonata startup. Con lui Fabrizio Bianchi, Fisico delle particelle all’Università di Torino, specializzato in Fisica sperimentale delle particelle elementari. Bianchi ha raccontato la sua esperienza come ricercatore nel progetto internazionale Belle 2. L’incontro si è svolto alle 15.30 nello spazio “What?”, ambiente interattivo dedicato al ciclo di incontri “What’s human about technology”.

Pellicole plastiche che possono trasformare energia solare e trasformarla in energia elettrica. Non siamo ancora abituati a queste tecnologie, ma per Iacchetti si tratta di un progetto straordinario: iniziare gli utenti a un nuovo modo di ottenere energia. “Se prima l’erogazione di energia era associata ad un luogo, il fotovoltaico trasforma ciò che consuma energia nello stesso oggetto che la genera”. L’ingegnere, poi, ha esteso il concetto di fotovoltaico associandolo a quello di stampa: “Noi non abbiamo inventato un nuovo dispositivo, abbiamo solo cambiato il processo produttivo”. Il relatore, grazie al sostegno delle slides, ha permesso la comprensione della struttura del dispositivo: “Il cuore è una miscela di materiale semiconduttore in forma di nanoparticelle, questa miscela noi l’abbiamo provata come un inchiostro in una grande stampante”. Iacchetti ha dimostrato come questo cambiamento del processo produttivo abbia portato al concepimento di nuove idee per utilizzi innovativi: “Pensate: grazie alla flessibilità del substrato possiamo decorare superfici non piane, dagli edifici, alle t-shirt, alle bottiglie di plastica, e annettere delle funzioni elettriche mai pensate prima, e il tutto occupando spazio nullo e senza bisogno di cambiare la batteria”.

“Immaginatevi una notte oscura, una strada mal illuminata con un tratto di marciapiede ben illuminato. Delle persone cercano un oggetto. Arrivano i carabinieri: ‘che fate?’ Dal crocchio uno risponde ‘Stiamo cercando le chiavi dell’auto!’ Uno dei carabinieri ribatte: ‘Perché cercate solo alla luce?’ E il tizio risponde: ‘è l’unico modo in cui possiamo vedere’, di risposta il carabiniere usa i fari della macchina. Così trovano le chiavi.” Bianchi racconta questa storiella per spiegare tre elementi fondamentali della ricerca: “il presupposto di un’ipotesi positiva (le chiavi ci sono), non si fa da soli, ci si mette insieme (i carabinieri), tu sei un bene per me è letterale; il terzo fattore è l’importanza della tecnologia (i fari dell’automobile)”.

Riguardo al tema del Meeting il professore racconta di dover viaggiare molto per lavoro: “Sono spesso in Cina e Giappone per il progetto che sto seguendo, là la cultura è radicalmente diversa: ciò che qua è socialmente accettabile là potrebbe non esserlo, ma abbiamo osservato che la ricerca è più efficiente”. Tra gli aspetti dell’utilità delle tecnologie nella ricerca il fisico ha affermato che innanzitutto essa è estensione dei cinque sensi: “Basti pensare che oggi è possibile studiare effetti sulla scala subatomica grazie a acceleratori di particelle come LHC”. Tra le altre possibili destinazioni, Bianchi individua un innovativo impiego delle tecnologie soprattutto nella comunicazione: “Il comunicare è essenziale, Skype è indispensabile per me, ma i veri progressi si fanno quando ci si incontra di persona. In realtà non so il perché, ma questo è un dato sperimentale, quando ci troviamo facciamo i progressi più significativi.

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