Curare e guarire: occhio artistico e occhio clinico

Press Meeting

Nel corso dell’incontro è stata presentata la mostra dallo stesso titolo allestita presso il Meeting di Rimini, per offrire la possibilità di incontro con la proposta e l’esperienza dell’associazione “Medicina e Persona”. La mostra infatti ci permette di incontrare un diverso approccio alla professione medica, che nasce dal metodo di conoscenza, pieno di gusto e passione per l’umano, appreso da Don Luigi Giussani .
Che cosa c’entra l’occhio artistico con l’occhio clinico? Che cosa c’entra l’arte con la scienza?
Giorgio Bordin curatore della mostra nonché Direttore Sanitario dell’Ospedale Piccole Figlie di Parma, ha illustrato il percorso della mostra partendo dal primo elemento che unifica il metodo di conoscenza dell’occhio clinico e di quello artistico: lo sguardo alla realtà come apertura e domanda di rapporto. L’arte, come la scienza, esprime la condizione umana, l’incapacità di rispondere con le proprie forze all’urlo del cuore, di cui è rappresentazione efficace il mito di Icaro; ma ci permette anche di conoscere la realtà partendo dalla bellezza di essa, come segno di una positività senza limiti. La trasfigurazione della carne e la statura dell’uomo di fronte al dolore ci permettono di entrare in rapporto con l’Avvenimento della Presenza del Mistero. Anche lo sguardo del morente mostra chiaramente l’anelito del cuore alla vita.
Laura Polo D’Ambrosio ha illustrato il metodo di conoscenza che parte come sguardo pieno di attesa e di silenzio. Questo sguardo permette un lavoro di conoscenza che dall’attraversamento della realtà giunge fino al suo significato. La realtà infatti indica la strada per il rapporto con il Mistero: risposta al desiderio del cuore. Questo lavoro di immedesimazione fa sì che il quadro entri nel cuore e resti come compagnia che accompagna e illumina il lavoro quotidiano. Infatti, come ha detto Monet, “la nostra colpa consiste nel voler ridurre il mondo alla nostra misura, mentre, a mano a mano che cresce la nostra conoscenza delle cose, cresce anche la conoscenza di noi stessi. Ciò che importa è aiutarsi vicendevolmente a osservare meglio:”
Jean Philip Assal, Director WHO Collaborating Center, ha infine mostrato, raccontando esperienze reali, che l’approccio globale tra medico e paziente permette un dialogo di libertà che porta a risultati sorprendenti dal punto di vista clinico.

G.V.

Rimini, 23 agosto 2005