Cristiani e persecuzioni

Press Meeting

Per la seconda volta in meno di ventiquattr’ore lo Spazio Muri B2 ha ospitato Kent Hill, executive director del Religious Freedom Institute, Washington D. C. Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Cl e moderatore dell’incontro, ne ha delineato la ricerca: diciassette studiosi hanno osservato come, in venticinque paesi nel mondo, i cristiani reagiscono alla persecuzione. Il risultato del lavoro è un libro presto alle stampe, nonché un video di ventisei minuti e un poderoso documento, utilissimo per chi voglia confrontarsi con questo tema: le ultime due risorse sono disponibili sul web, è sufficiente la ricerca su motore con le parole “under caesar’s sword”.
Hill ha spiegato quanto è emerso: la libertà religiosa è una questione antropologica, l’uomo non può fare a meno di porsi domande trascendentali. Ergo, qualunque azione interferisca con la libertà religiosa interferisce con lo sviluppo dell’essere umano. Non a caso i ricercatori hanno rilevato che vi è un legame tra libertà religiosa e sviluppo in termini di libertà e progresso sociale.
Lo studio collega l’assenza di libertà religiosa alla crescita del secolarismo in Occidente: «Le persone che smettono di credere in Dio non tengono alla propria libertà religiosa. Questo porta alla nascita di un’ideologia intollerante verso la religione di chi non è nella maggioranza», afferma Hill. Cosa può fermarne il dilagare? L’ospite propone l’esempio di Giussani, quando negli anni ’50 si è impattato con giovani disinteressati alla questione religiosa: «Li ha provocati con sè stesso. Perciò se vogliamo difendere la libertà religiosa dobbiamo vivere vite trasformate: i cristiani che vivono all’insegna del servizio sollevano per questo stesso fatto delle domande».
Lo studioso americano ha poi definito necessario il dialogo con il mondo musulmano: «In Medio Oriente il problema dell’intolleranza religiosa non scomparirà con la sconfitta dell’Isis». Come risolverlo? «Alleandoci con i musulmani che dovranno sconfiggere l’estremismo. È possibile promuovere la libertà all’interno dell’Islam, aiutarli a sviluppare una tesi teologica a favore della libertà religiosa».
Fontolan ha come sempre lasciato spazio al pubblico per la discussione. Alla domanda di come la libertà religiosa incida sullo sviluppo positivo della società, Hill ha risposto con la propria esperienza: «Lo dimostra il collegamento tra la mia vita e quello che Dio si aspetta da me», ha affermato, «è la prova che vivere la libertà religiosa è un bene per tutti». Insistendo sul fatto che i cristiani debbano vivere la propria fede in modo pieno, ha ironizzato: «Dice un mio amico che viviamo come ateisti funzionali convinti di essere cristiani». Il direttore del Centro internazionale di Cl ha commentato: «La libertà religiosa ha a che fare con il cuore dell’uomo».

Scarica