“Il futuro del Partito Democratico? Mi dispiace, ma da quando, a mio avviso sbagliando, hanno soppresso la Democrazia cristiana, io non mi occupo più di partiti. Sono estraneo a questa materia”. Ironico e arguto come sempre, il senatore Andreotti ha incontrato ieri alle 13 i giornalisti della sala stampa, affrontando fra il serio e il faceto diverse questioni. A chi gli ha ricordato che il solttosegretario all’economia Cento ha chiesto di togliere i benefici fiscali alla Chiesa, il senatore ha risposto con un invito a “certi personaggi a fare una cura a Chianciano per essere un po’ più sereni nelle loro valutazioni”. “La Chiesa – ha poi aggiunto – non è un’azienda e il non considerarla fra i soggetti passivi dei tributi è una cosa logica. Purtroppo sulla Chiesa ci sono ancora troppe idee vecchie,dure a morire. Qualcuno è restato ai tempi dello Stato pontificio e magari, come Boselli, perde il sonno preoccupato per la scuola cattolica”.
Ancora una battuta, questa volta sul sistema giudiziario. “Ho letto che abbiamo una missione in Iraq per insegnare loro come si deve strutturare il sistema giurisdizionale. Ma se da noi i processi durano nove anni, non è meglio che certe cose se le facciano da soli?”.
Ad Andreotti è stata ricordata la sua presenza al Family day di Roma. “C’ero come padre e come nonno, senza inviti personali – ha precisato – Bisognava esserci. Nel momento in cui si contesta la famiglia, con un testo in circolazione dove si parla di convivenza e, Dio li perdoni, anche fra persone dello stesso sesso, beh credo che quella reazione di massa sia stata necessaria. Necessaria come antidoto contro certe deviazioni”.
Richiesto di un giudizio sul Meeting (“il mio certificato di esistenza in vita”), il senatore ha detto che la manifestazione “ha una risonanza come nessuna altra in Italia, nel corso dell’anno”. “Stupisce la grande folla di visitatori e i volontari che vengono, pagando di tasca propria. Io mi ricordo che una volta i politici dovevano incentivare con incoraggiamenti concreti la partecipazione alle loro manifestazioni”.
Infine la vicenda dell’attentato in via Rasella, di cui si riparla in questi giorni. Andreotti ha ricordato che si trattò di una disobbedienza perché c’era un ordine del Comitato di liberazione di non compiere atti di violenza a Roma. Secondo il senatore, la verità su fatti capitati 60 anni fa non si può raggiungere con le sentenze di un tribunale ma è una ricerca che ha bisogno dell’apporto della storia e della politica. Sulla vicenda di via Rasella, Andreotti ha poi raccontato un aneddoto. Il suo sarto, che non si intendeva affatto di politica, gli aveva detto, tutto contento, che dopo la liberazione sarebbe diventato un commissario politico, perché i comunisti gli avevano dato la tessera. “Venne arrestato in una retata – ha ricordato Andreotti – e dopo l’attentato, lui, ignaro di tutto, finì alle Fosse Ardeatine”.
D.B.
Rimini, 22agosto 2007