CONFERENZA STAMPA ROCCELLA, COLOMBO, MERTENS

Press Meeting

“Con la scusa di lenire il dolore, migliorare la vita e perfezionare l’uomo, si finisce per uccidere e selezionare. Questo è inaccettabile”. All’unisono, i tre relatori (Pierre Mertens, Eugenia Roccella, Roberto Colombo) hanno espresso questo giudizio sulla pretesa della medicina di poter dire l’ultima parola sull’uomo e sul dramma della malattia.
Pierre Mertens, Psicoterapeuta e Presidente dell’Associazione Internazionale Spina Bifida e Idrocefalo, a proposito di “qualità della vita” ha parlato della sua vicenda personale, di padre di una ragazza affetta da spina bifida. “Trenta anni fa – ha raccontato – i medici dissero che mia figlia, se fosse nata, avrebbe sofferto e non sarebbe sopravvissuta e comunque non avrebbe avuto una dignitosa qualità della vita. Non è stato così. I disabili ci dicono continuamente che la qualità della vita non è determinata dalla loro disabilità ma dalla possibilità di amare, leggere, scrivere, andare a teatro”. Mertens ha ricordato il protocollo di Groninga, che suggerisce l’aborto di bambini con spina bifida o idrocefali (“vera e propria eutanasia prenatale”), con la motivazione che una volta nati soffrirebbero in maniera indicibile. “Ma scienziati ed esperti, oltre all’esperienza – ha sostenuto Mertens – dicono che non è vero”.
A proposito di sofferenza, i tre partecipanti alla conferenza stampa hanno assicurato di non essere masochisti e di essere d’accordo nel lenire il dolore dei malati. Con la consapevolezza, però, che il dolore fa parte della vita e che non bisogna illudere la gente promettendo una vita senza sofferenza. “Il pericolo – hanno sottolineato Roccella, Colombo e Mertens – è che con la scusa del dolore si arrivi poi ad eliminare chi soffre o a non far nascere chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo”. La Roccella, scrittrice e giornalista, ha ricordato che eliminare chi soffre vuol dire distruggere anche quella rete di rapporti umani, quella trama di solidarietà, che costituiscono il tessuto connettivo di una società. “Per sopportare il dolore – ha aggiunto il professor Colombo, Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare e Genetica Umana all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – occorre una ragione di vita. Una giovane donna, con un grave carcinoma, mi diceva che non si buttava dalla finestra per via dei suoi due figli”.
La Roccella si è soffermata sul popolo del Family Day, che “dopo Roma non se n’è andato a casa e che trova nel Meeting un luogo per proseguire il proprio lavoro”. La giornalista, richiesta di un parere sull’idea di Savino Pezzotta di fare del Family Day un movimento politico, ha detto che quella del sindacalista non è l’unica opzione ma che “Pezzotta può creare delle dinamiche interessanti e innovative a sinistra”. “A noi, più che progetti politici interessano risposte concrete – ha precisato la Roccella – E la Bindi, dopo Roma, non ha fatto nulla”. Colombo, scienziato e sacerdote, ha rilanciato uno dei temi cari al Meeting e alle sue due figure guida: Benedetto XVI e don Giussani. “Scienza e fede hanno in comune la ragione – ha ribadito – e se la ragione viene usata in senso ampio, scienza e fede finiscono per incontrarsi”.

D.B.
Rimini, 23 agosto 2007