Conferenza stampa Maroni, Bonanni, Damiano

Press Meeting

L’intenso dibattito sul lavoro, cominciato in mattinata nell’incontro in sala D3, è proseguito quasi senza interruzione in conferenza stampa.
Chiarimenti e approfondimenti da parte del ministro attuale e dell’ex ministro sugli ammortizzatori sociali: “La disuguaglianza tra chi è dentro e chi è fuori del mercato del lavoro esiste, gli ammortizzatori sociali a disposizione non sono in grado di coprire le tipologie di lavoro flessibili attualmente vigenti – ha detto il ministro Damiano – In Europa si può parlare di flex-security, in Italia si deve parlare solo di flessibilità senza sicurezza.” Per il ministro si sta troppo a lungo in condizioni di precarietà, “il tasso di conversione dal lavoro precario a lavoro stabile sta rallentando”. Non condivide l’ex ministro Maroni: “Chi ha un contratto regolare ha tutte le tutele, diverso è il discorso per i co.co.pro. Ci sono invece molti lavoratori a tempo indeterminato che non godono di tutte le tutele, ad esempio i lavoratori di piccole e piccolissime imprese”, che hanno il solo aiuto delle casse in deroga rinnovate di anno in anno. “E non è vero neanche che i vecchi hanno tutto e i giovani non hanno nulla. Occorre riconoscere, tuttavia – ha proseguito Maroni – che gli ammortizzatori sociali sono la vera incompiuta del nostro governo e del patto per l’Italia: alla soluzione di questo problema guardiamo con interesse e vogliamo dare il nostro contributo”. Su questo tema ci sono ancora grandi incognite: cosa fare per i contributi dei lavoratori nei periodi di intermittenza, ad esempio. “Se li pagasse lo Stato sarebbe una tutela molto forte ma anche una misura molto costosa, e verrebbe meno ai principi stabiliti dalla legge Dini”.
Bonanni ha ribadito che le tre emergenze sono i giovani disoccupati, le donne e gli over 50 che rimangono senza lavoro. “Trovare soluzioni a questi problemi può aiutare ad evitare ciò che è successo in Francia, dove non è riuscita la mediazione sociale” .
Il Ministro Damiano, rispondendo a una domanda sull’esistenza di una relazione tra la legge Biagi e l’aumento della precarietà, ha notato che le nuove forme di flessibilità da “supermercato del lavoro” previste dalla legge 30 non sono mai state utilizzate dalle aziende. “Pensiamo per questo motivo di cancellare le forme più precarizzanti e mai utilizzate, come il job on call o lo staff leasing, che si sono dimostrate non necessarie”. Un fatto che secondo Damiano dimostra che “la buona flessibilità si esaurisce con le vecchie forme” ideate fin dagli anni 50, dall’apprendistato fino allo stesso lavoro interinale introdotto alla fine degli anni 90. Le cause dell’aumento della precarizzazione, naturalmente, non sono soltanto da ricercare in ciò che è successo dal 2003. “La cancellazione del credito d’imposta, ad esempio, è stato un errore del governo di centrosinistra”. Il governo attuale cercherà dunque di rimediare a questo e ad altri errori, e cercherà di introdurre “clausole sociali per gli appalti che garantiscano che ai lavoratori siano riconosciuti i minimi tabellari previsti dai contratti collettivi”, e, per quanto riguarda il settore dell’edilizia, verranno chieste maggiori garanzie per la sicurezza.
“Intenzioni pie – ha chiosato Bonanni – che apprezziamo, ma occorre garantire il gioco libero tra le parti”. “Difendo la concertazione a spada tratta – ha risposto il ministro – i tavoli che si apriranno a settembre si apriranno con le parti sociali”. Uno dei tavoli, quello sul lavoro dei disabili, sarà aperto “su richiesta dei sindacati”. Ma tutti i provvedimenti presi dal governo finora in materia di lavoro, “la circolare sui call center, l’emendamento al 36 bis del decreto Bersani, tutto è frutto di concertazione. Mi auguro naturalmente che le parti sociali formulino proposte unitarie”.
“Apprezzo il pragmatismo di Damiano – ha commentato Maroni – gli manca soltanto di superare l’ultimo tabù e cominciare a chiamare la legge Biagi con il suo nome”. Se infatti, ha argomentato l’ex ministro, “di 36 tipologie contrattuali previste dalla legge ne vuole cancellare solo due, conferma nei fatti che l’impianto della legge è valido”. Ma non ci sono ragioni, ha proseguito, per cancellarle. “Perché togliere agli imprenditori la possibilità dello staff leasing? Noi stessi, del pacchetto Treu, abbiamo salvaguardato principi e forme innovative. Sarebbe saggio che il governo attuale facesse altrettanto”.
“Contiamo di agire con realismo e gradualità – ha proseguito il Ministro Damiano rispondendo a una nuova domanda – “Nell’immediato è indispensabile consolidare le protezioni sociali esistenti. Le casse in deroga vanno rifinanziate. Con la prossima finanziaria, conti alla mano, se potremo fare qualcosa in più lo faremo. Ma non possiamo rischiare un vuoto legislativo sugli ammortizzatori in attesa di una riforma organica, che nel corso della legislatura si farà”.
Collegato a questo il tema della lotta all’evasione, già affrontato nell’incontro in sala A3, dalla quale il governo spera di reperire anche i fondi per gli ammortizzatori. “Dieci milioni di italiani sarebbero al di sotto della soglia di sussistenza, mentre pochissimi sarebbero i grandi ricchi oltre i 200.000 euro di reddito”. Il governo si è impegnato in un grande lavoro di controllo “che non è vendetta o atteggiamento vessatorio, si tratta soltanto di coniugare sviluppo ed equità”. I 200 miliardi stimati di evasione fiscale annua suggeriscono che “intervenire anche in quota parte, intorno al 12%, equivale a reperire fondi sufficienti per una manovra finanziaria”. E secondo il ministro “i dati sulle entrate di quest’anno sono confortanti. Gli italiani hanno recepito la volontà del governo di combattere l’evasione fiscale. Bisogna che la moneta buona scacci la moneta cattiva.
Maroni ha commentato che “l’impressione è che solo il lavoro autonomo debba essere colpito. Anche imprenditori vicini al centrosinistra hanno paventato la chiusura di diverse imprese o la loro ricollocazione all’estero”. “Comodo” secondo Damiano rappresentare così la situazione. Bonanni ha definito “vampiri” quelli non pagano il dovuto e ha ribadito il pieno appoggio alla lotta all’evasione: “Non è possibile che chi guadagna 35 volte più di me paghi come me”.