Tre protagonisti degli incontri di oggi sono intervenuti alla conferenza stampa delle ore 16. Mary Ann Glendon, docente di Legge alla Harvard University, interverrà in auditorium sul tema “Desiderio e politica” (alle ore 17), mentre il vescovo Tomasi e il ministro canadese Jason Kenney avevano partecipato in mattinata all’incontro “Esigenza di giustizia alla radice della democrazia” (ore 11.15, auditorium B7).
La domanda di partenza: che cosa può dare nuova vitalità alle nostre democrazie e come la religione può contribuire a questo compito? “In molti paesi ci sono conflitti – ha esordito monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede per le Nazioni unite a Ginevra: dalla Nigeria, dove esplodono bombe nelle chiese, alla Somalia e al Kenia; dalla Siria all’Irak, dove continua l’esodo dei cristiani. Problemi si registrano in alcuni stati dell’India, mentre in Cina non è pienamente attuata la libertà religiosa. Quali sono i valori, quale la strada che consentono a persone di differenti tradizioni di vivere insieme? Un contributo interessante ed efficace, come ho risposto questa mattina – ha proseguito il vescovo – è dato dalla tradizione cristiana. La ‘fraternità’, che dopo la Rivoluzione francese è rimasta un po’ in ombra, può contribuire a una democrazia rinnovata”.
“La domanda posta è indubbiamente rilevante”, ha affermato Jason Kenney, ministro federale canadese dell’immigrazione e multiculturalismo. “Non c’è una crisi della democrazia, nei paesi occidentali – ha proseguito Kenney -, possiamo parlare però di crisi di valori. Il Canada ha proposto un modello basato sulla sussidiarietà e il multiculturalismo; stiamo anche creando un ufficio per la promozione della libertà religiosa che deve essere assicurata anche alle minoranze”. Il ministro canadese ha evidenziato “i problemi presenti nei paesi che stanno abbandonando il precedente regime autoritario. Si tratta di vedere se il loro tentativo rispetterà la dignità umana e la libertà”.
“Mi soffermo sul ruolo della religione per rinnovare la democrazia negli stati liberali e nei paesi che vivono una transizione politica”, ha premesso Mary Ann Glendon. Quindi, riallacciandosi al titolo di un incontro del Meeting (“Il mito della violenza religiosa”), ha affermato: “È un mito che la religione sia fonte di divisioni. Esiste invece una correlazione positiva tra religione e presupposti di una democrazia corretta. Molto spesso – ha precisato la Glendon – si fa confusione tra religione e ‘ideologia identitaria’ che sfrutta la religione per i suoi scopi”. Anche il ministro canadese ha concordato sull’affermazione che esiste una correlazione tra religione e i presupposti di un’autentica democrazia.
(V.C.)
Rimini, 23 agosto 2012