Presentando tre dei relatori della successiva tavola rotonda “Oltre i blocchi: un riformismo per lo sviluppo”, il portavoce del Meeting Robi Ronza ha fatto alcune puntualizzazioni. “Quando in questa sede si parla di riformismo, non si intende uno schieramento politico, ma culturale. Riteniamo urgente giungere ad un patto sociale politico e ad una piattaforma condivisa su alcune questioni fondamentali. Dal nostro punto di vista, infine, il problema non è chi comanda, ma come: la priorità, per noi, è l’uomo”.
Dopo aver notato che il titolo del Meeting offre spunti molto interessanti anche sul tema del riformismo, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha sottolineato anche il rilievo del termine “sviluppo”: le riforme di cui abbiamo bisogno devono risolvere, almeno in parte, i problemi della gente. “Nel mio intervento”, ha proseguito Formigoni toccherò anche il tema federalismo. È sempre bene riflettere, ma non capisco perché, per riflettere sul federalismo, bisognerebbe fermarsi (come chiedono alcuni)”. E ancora: “Sono federalista, ma il federalismo è un metodo: l’obiettivo è la sussidiarietà”. Dopo aver ricordato alcuni risultati ottenuti dalla Regione Lombardia (semplificazione delle leggi, riduzione delle spese, cancellazione dell’IRAP per alcune aziende), Formigoni ha rimarcato l’interesse per il Sud e per un “federalismo solidale” e il tema decisivo del Mediterraneo per l’Italia e per l’Europa.
Marco Follini, Segretario Nazionale UDC, ha rilevato che la discussione sul riformismo è di antica data: “I riformisti hanno dovuto combattere, da una parte, contro chi diceva che non c’è nulla da cambiare; dall’altra, contro i massimalisti”. Dopo aver detto che la parola sussidiarietà è entrata nel testo della riforma di cui si sta parlando per un emendamento presentato dai deputati UDC, Follini ha sottolineato che il riformismo chiede rappresentanza. Sul tema di questi giorni, dell’utilità della costruzione di un PPE in Italia, Follini ha detto che pensa sia giusto questo obiettivo e questa suggestione. “Ma il percorso che vi conduce ha bisogno di tre paletti: penso ad un partito aperto, democratico e pluralista; un partito con dialettica interna più simile a quella che ha governato la DC che non a quella che ha governato il gollismo in Francia”.
Vannino Chiti, Coordinatore della Segreteria Nazionale dei Democratici di Sinistra, dopo aver notato che il tema del riformismo coinvolge l’ambito dell’Unione Europea, ha affermato: “Penso che si dovrebbe essere preoccupati di un rischio declino per l’Italia, che non penso sia iniziato nel 2001, ma che questo governo ha contribuito ad aggravare”. Sulla riforma dello Stato, l’esponente DS ha criticato il modo in cui la si persegue: “Non possiamo pensare di cambiare, così come si sta facendo, 43 articoli della Costituzione”. Chiti ha anche proposto affermazioni su cui, a suo giudizio, è possibile concordare: “Lo Stato non mette il timbro al pubblico, ma è pubblico quello che si rivolge a perseguire l’interesse comune. Siamo, comunque, in una fase di transizione lunga e incompiuta”. Non sono infine mancati da parte dell’esponente DS, in risposta alla domanda di un giornalista, rilievi critici sulla riforma della scuola del ministro Moratti.
V.C.
Rimini, 26 agosto 2004