CONFERENZA STAMPA DELLE 13 CON LUIGI MANCONI

Press Meeting

A conclusione della tavola rotonda delle 11.15, “Un’altra opportunità”, il sociologo Luigi Manconi, garante delle persone private della libertà del Comune di Roma, ha proseguito e ripreso il discorso avviato nell’incontro in sede di conferenza stampa.
“L’incontro di questa mattina con la Mambro e la Mantovani, nato da una richiesta arrivata al Meeting un anno fa e sostenuta dal Presidente Cossiga”, ha detto il portavoce del Meeting Robi Ronza, “è un incontro umano che abbiamo deciso di fare e di proporre e che non ha nulla in comune con un certo perdonismo”.
Luigi Manconi ha iniziato segnalando dei dati. “Ai primi di agosto di un anno fa erano 55.400 i detenuti nelle carceri italiane; adesso sono aumentati e siamo alla cifra di 55.500: e questo rivela, tra l’altro, il carattere fragile e inadeguato del cosiddetto ‘indultino’”. Il relatore ha proseguito dicendo che l’Italia, per indice di affollamento nelle carceri, è il terzo paese europeo dopo la Grecia e la Romania, che peraltro, diversamente dall’Italia, negli ultimi mesi hanno migliorato la loro situazione.
Rispondendo alla domanda di una giornalista – “Cosa ne pensa del fatto che Cofferati ha criticato la partecipazione della Mambro ad incontri pubblici?” – Manconi ha risposto: “Ho sentito questa mattina due storie di vita, che trasmettevano diversi accenti di verità e non contenevano alcuna tentazione giustificazionistica. È stata una riflessione sulla propria esistenza e sugli errori fatti, con riferimenti autocritici che mi sono sembrati sinceri e radicali”.
Manconi ha anche affermato che tra il 38 e il 42% dei detenuti nelle carceri italiane sono in attesa di sentenza definitiva e che i socialmente pericolosi sono una minoranza. “Vedo in questi giorni persone di buona volontà”, ha proseguito il relatore, “che insistono sul ricorso a misure alternative e si fa avanti un progetto di riforma che prevede misure alternative già al momento della sentenza, da parte del giudice. Le possibilità sono tante, purché si rinunci all’idea che l’unica forma di sanzione sia la cella chiusa”.
Manconi ha segnalato che anche Firenze, Bologna e Torino hanno costituito l’ufficio del Garante delle persone private della libertà, mentre altri comuni stanno valutando l’ipotesi.

V.C.
Rimini, 23 agosto 2004